PERCHE’ LA RUSSIA STA PERDENDO CENTINAIA DI CARRI ARMATI IN UCRAINA
PROGETTATI PER GUERRA NUCLEARE, VULNERABILI IN QUELLA CONVENZIONALE
Le foto che arrivano dall’Ucraina parlano da sole: centinaia di carri armati russi abbattuti dall’esercito ucraino poi abbandonati nelle campagne e nelle città, come moniti per altri battaglioni di invasori che seguiranno.
In effetti una delle chiavi di lettura per spiegare la disfatta di Mosca a Kiev sta proprio nelle caratteristiche dei suoi mezzi meccanizzati, che secondo le previsioni della vigilia di molti analisti avrebbero dovuto distinguersi e garantire a Putin una vittoria rapida e indolore.
Così, evidentemente, non è stato: se le truppe russe infatti hanno impiegato pochi giorni per arrivare alle porte della capitale, poi si sono letteralmente impantanate contro una guerriglia ucraina ben addestrata e armata fino ai denti dall’occidente. Ma per quale ragione i carri armati russi si sono mostrati così vulnerabili? Una possibile spiegazione la fornisce, in un lungo thread su Twitter, il professor Kamil Galeev, oppositore di Putin già arrestato nel 2020, ricercatore indipendente e giornalista residente a Mosca che ha concentrato i suoi studi sulle politiche identitarie nella Russia post-sovietica, l’etnificazione del nazionalismo russo e la repressione delle repubbliche etniche.
Ebbene, secondo Galeev la premessa necessaria da fare è che “l’attuale esercito russo è solo un esercito sovietico riformato superficialmente.
E l’esercito sovietico era uno strumento multitasking progettato per: 1. Vincere la guerra nucleare 2. Raccogliere patate 3. Pacificare gli stati satelliti, non eccellendo però in nessuna di queste tre cose”.
Ma torniamo ai carri armati: uno dei veicoli da combattimento impiegati per invadere l’Ucraina è il BMP-1 (in cirillico: БМП-1), mezzo di origine sovietica, con capacità anfibie, entrato in servizio nelle forze armate dell’Unione Sovietica nel 1966. Secondo Galeev il carro era stato progettato proprio nell’ambito di un possibile conflitto nucleare, ma “i soldati in prima linea lo chiamavano Братская могила пехоты (fossa comune della fanteria)”.
Come mai? “Sia in Afghanistan che in Cecenia i soldati preferivano viaggiare sull’armatura che all’interno. La corazza infatti offriva una protezione sufficiente dalle armi leggere, specialmente dalla parte anteriore. Ma lateralmente l’armatura era così debole che spesso le mitragliatrici o i frammenti di proiettili la infrangevano”.
Insomma, il BMP-1 era un mezzo piuttosto fragile già nei decenni passati. “Quel che è peggio è che questo carro non offre quasi nessuna protezione dai proiettili ad alto potenziale esplosivo o dalle mine terrestri. In caso di esplosione di una mina, i soldati non sarebbero in grado di uscire e brucerebbero vivi all’interno.
Come mai? Soprattutto perché non era affatto ergonomico”. Secondo il professor Galeev, infatti, questo mezzo corazzato era stato progettato per partecipare a una guerra nucleare nella quale, verosimilmente, non avrebbe incontrato sul suo percorso una grande opposizione ma solo cadaveri e distruzione. Il BMP-1, tuttavia, nulla ha potuto nella guerra convenzionale, tanto meno considerando le moderne armi anticarro impiegate dall’esercito ucraino.
(da Fanpage)
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