PIGNORA L’INDENNITA’ DEI POLITICI MOROSI COL FISCO E LORO PER VENDETTA LO FANNO DECADERE
FIUMEFREDDO GUIDAVA LA SOCIETA’ SICILIANA DI RISCOSSIONE… ADESSO IL RISCHIO E’ CHE I DEPUTATI NON PAGHINO I DEBITI
«Ho capito subito che me l’avrebbero fatta pagare ma rifarei tutto daccapo. È gentaglia». Antonio Fiumefreddo è un torrente in piena.
Fino a pochi giorni fa era presidente di Riscossione Sicilia, la spa partecipata dalla Regione incaricata di incassare le tasse non pagate.
Nominato esattamente un anno fa dal governatore Rosario Crocetta per riportare ordine in una società che riusciva a ottenere appena il 3,7 per cento dei crediti, è arrivato a “pignorare” le indennità a decine di deputati morosi di Palazzo Normanni (12 mila euro al mese).
Dando così vita a un braccio di ferro che si è concluso con le dimissioni dei due consiglieri di amministrazione, che hanno decretato la sua decadenza.
Col rischio, adesso, di mandare in fumo tutto il lavoro fatto, perchè se qualche parlamentare non pagherà le rate del debito concordato, dovrà essere il suo successore a reiterare i pignoramenti.
Ed è verosimile ipotizzare, per come sono andate le cose, che il suo successore non avrà la stessa determinazione.
Anche se una via d’uscita c’è: «La legge adesso è cambiata e il cda non esisterà più. Il presidente Crocetta potrebbe nominarmi amministratore. Ma non credo abbia voglia di farlo. Lo sfiducerebbero e si andrebbe a votare. Meglio invece tirare a campare…».
Quali pressioni ha subito da quando ha iniziato a chiedere i soldi ai politici morosi?
Quando ho chiesto di verificare le posizioni di chi ricopriva ruoli istituzionali è emerso che 64 parlamentari su 90 avevano pendenze di riscossione, più 102 ex che percepiscono il vitalizio. Alcuni avevano debiti per cifre relativamente modeste, altri per 200-300 mila euro, qualcuno addirittura un milione. In qualche caso erano soggetti già condannati dalla Corte dai Conti ma che non avevamo provveduto a pagare perchè la società non aveva mai nemmeno avviato le procedure di riscossione. Quando ho notificato i primi avvisi di pagamento le reazioni furono subito violentissime, iniziarono a dirmi: “Se fai così te ne devi andare”, “ma chi te lo fa fare”, “perchè questo astio verso i politici”, “noi siamo i tuoi azionisti”, eccetera. Come se tutto questo comportasse l’esenzione dalle tasse o fosse una questione personale.
Come è stato possibile che si creasse una situazione del genere?
Quando l’ho chiesto ai direttori provinciali, visto che l’indennità è pagata dalla Regione e l’incasso quindi era certo, mi hanno detto che era prassi. In pratica in Sicilia la riscossione si fermava davanti a Palazzo dei Normanni. Ma questa non è prassi, solo ubbidienza cieca al potere costituito rappresentato da gentaglia.
E così lei è andato avanti…
Una ventina si sono messi in regola, nei confronti degli altri ho fatto disporre la trattenuta di un quinto dell’indennità parlamentare, che è pari a circa 12 mila euro al mese. E questo ha iniziato a provocare una serie di problemi, perchè Riscossione Sicilia è strutturalmente in perdita e va ricapitalizzata. Ho chiesto parte dei 58 milioni di rimborsi dovuti dalla Regione e in commissione Bilancio mi sono trovato perfino a doverne parlare con chi era nella lista. L’Assemblea ha bocciato perfino un piccolo anticipo di due milioni e mezzo e nei giorni scorsi mi è stato fatto capire che i soldi sarebbero arrivati se mi fossi dimesso, ma ho rifiutato. E dopo che mi hanno fatto decadere hanno stanziato 13 milioni: hanno ottenuto la mia testa e in cambio hanno ricapitalizzato.
In che modo ci sono riusciti ?
Hanno fatto dimettere i due consiglieri di amministrazione, un dipendente regionale vicino a un assessore e un commercialista vicino a un deputato del Pd. La legge prevede che in casi simili decada tutto l’organo. E il bello è che non mi avevano nemmeno avvisato, nonostante li avessi sentiti un paio d’ore prima per convocare il cda. Io stesso l’ho saputo da un giornalista che mi aveva chiamato. Ma d’altronde c’è chi risponde alla politica come un cameriere risponde al padrone.
Crocetta, che l’ha nominata, è stato il suo principale sponsor. Cosa le ha detto?
Mi ha sempre dato totale libertà di azione, lui stesso aveva un debito di circa 36 mila euro e ha mandato subito il suo commercialista a pagare senza battere ciglio. Quando l’ho incontrato mi ha detto che per votare la ricapitalizzazione i deputati avevano posto come condizione la mia testa, ma che lui non intendeva farmi dimettere. Se anche lui ha subito questa decisione, adesso volendo potrebbe nominarmi amministratore unico, visto che la legge è cambiata e il cda non esisterà più.
Pensa che lo farà ?
Io sono disponibile a finire il mio lavoro, la palla ora passa a lui. Ma in realtà non credo ne abbia voglia, c’è uno schieramento trasversale fortissimo e la mia opinione è che preferisca evitare altre rogne. Rischierebbe di essere sfiduciato e si andrebbe a votare. Meglio piuttosto tirare a campare, restare presidente della Regione e lasciare questi signori al loro posto. Ma questa è la cosa più grave, perchè così li abbiamo lasciati impuniti ancora una volta. Invece non è vero che non si può fare nulla.
E se non arriva la nuova nomina?
Nessun problema, torno a fare il penalista. Io, al contrario di molti deputati che non hanno mai lavorato, vivo del mio. È questa la mia libertà .
Paolo Fantauzzi
(da “L’Espresso”)
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