PISAPIA NON SI RICANDIDA
E A DUE MESI DALL’INAUGURAZIONE SOLO IL 18% DEI LAVORI DELL’EXPO E’ CONCLUSO
Il vento gelido che attraversa l’Italia sta sferzando particolarmente (e metaforicamente) Milano.
Il Corriere della Sera annuncia che con ogni probabilità Giuliano Pisapia non si ricandiderà alla poltrona di sindaco.
Alla base della scelta, spiega il quotidiano, “l’enorme fatica di reggere una città metropolitana pronta a inabissarsi a causa dei buchi di bilancio”.
Per il momento, però, Pisapia non intende far sapere quando annuncerà la sua decisione. Scrive il Corriere:
I segnali sembrano però convergere tutti su un punto. Pisapia nel 2016 non ci sarà .
Come leggere altrimenti, quello che lo stesso sindaco ha detto ai microfoni di Radio24 tracciando i confini entro cui dovrà essere individuato un nuovo candidato?
Due paletti: primarie e stesso perimetro dell’alleanza (senza però Rifondazione). Insomma, il modello arancione che ha portato Pisapia alla vittoria del 2011.
Aggiungendo non senza una punta di malignità : “Qualora non mi candidassi, mi batterei affinchè si facciano le primarie. E alle primarie non sempre il Pd vince”.
Al posto del sindaco potrebbe correre per le primarie Pierfrancesco Majorino, attuale assessore al Welfare, “uomo della sinistra Pd che avrebbe le caratteristiche per tenere insieme l’alleanza con Sel”.
Intanto il capoluogo lombardo è segnato dall’angoscioso countdown di Expo 2015.
Lo chiamano “Cruscotto dei lavori”, è lo strumento con il quale dovrebbe essere possibile seguire l’avanzamento dei cantieri.
E, secondo il cruscotto, a 57 giorni dall’apertura della esposizione internazionale di Milano il 74% dei lavori è ancora in corso e alcune opere – sempre stando alle date riportate dal governo – finiranno due mesi dopo l’inaugurazione.
Soltanto il 18%, invece, i lavori completati.
Per il resto il sito del dipartimento per la Funziona pubblica non spiega quasi nulla ed è di difficilissima interpretazione.
L’allarme sull’impossibilità di finire in tempo per il primo maggio è lanciato anche dal Fatto quotidiano: “una eventualità catastrofica ma a guardare lo stato del sito oggi vengono i brividi”, scrivono Gianni Barbacetto e Marco Maroni.
Per arrivare in tempo all’appuntamento del 1 maggio, nelle ultime settimane si è ingaggiata quella che i sindacati – presenti sul sito per vigilare sulla sicurezza di oltre 5mila addetti – definiscono “una guerra all’ultimo minuto”.
Per farsi un’idea della situazione, basti considerare che non è ancora stata completata neppure la “piastra”, la spianata di cemento con le infrastrutture di base su cui vanno edificati i padiglioni e tutto il resto.
Dei padiglioni esteri, solo due sono stati consegnati, sui 54 previsti
Peggio ancora: non è terminato nemmeno il lavoro di “rimozione delle interferenze”, il primissimo appalto di Expo, per togliere di mezzo edifici, vegetazione, tralicci e altri manufatti preesistenti che intralciano il cantiere.
Un documento riservato della Cmc, l’azienda delle coop che ha vinto la gara, comunica ad Expo spa che la data di fine lavori, inizialmente fissata a giugno 2013, sarà il 28 settembre 2015: a esposizione quasi finita!
Dopo pressioni, la data è stata cambiata: 26 giugno, comunque a evento già in corso.
La situazione più problematica, segnala il Fatto che cita il cronometro del governo, riguarda il Palazzo Italia e il Future food district.
Ma anche i padiglioni esteri non sembrano pronti a essere completati. Il rischio insomma che all’inaugurazione una quota consistente di lavori non sia finita è altissimo.
Roberto Formigoni, ex governatore della Lombardia, intervistato dal giornale di Marco Travaglio addossa la colpa alla ex sindaca Letizia Moratti: “Io e la Regione trovammo tutto deciso. C’erano altre aree più adatte”
(da “Huffingtonpost”)
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