PIU’ SPESE PER LE ARMI, FAVOREVOLE UN ITALIANO SU TRE, IL 50% CONTRARIO ALL’INVIO DI ARMI ALL’UCRAINA, TANTO NON TOCCA A NOI PER ORA
IL 46% VEDE FAVOREVOLMENTE IL RIARMO DEL’EUROPA
L’Europa – con l’Italia – ha sostenuto l’Ucraina in questi 3 anni nel conflitto con la Russia principalmente attraverso aiuti economici, sanzioni contro Mosca e forniture militari. Questo posizionamento ha rafforzato il legame con Kiev, ma ha anche reso l’Ue meno percepita come un mediatore neutrale agli occhi della Russia e di fronte ai Paesi del mondo.
Tuttavia, questo non significa che L’Europa non possa avere un ruolo nel dialogo per la pace, proprio per gli stessi interessi di tutte le parti in gioco nella stabilizzazione del conflitto, visto la vicinanza geografica e le conseguenze economiche. In questa direzione ci dovrebbe essere comunque un’unità di intenti tra i diversi Stati e tra i partiti politici degli stessi, ma purtroppo così non è! I cittadini italiani si sentono confusi.
La difficoltà di orientarsi tra le molteplici visioni che ogni giorno vengono presentate e il fatto che la nostra nazione si trovi al centro di un mix di incertezze politiche, timori economici, disinformazione e divergenze ideologiche interne al Paese, non fa che amplificare il disordine e il caos interpretativo.
Dall’inizio del conflitto – febbraio 2022 -, nel monitoraggio mensile realizzato da Euromedia Research in questi 3 anni, un cittadino su due (media ponderata 49.9%) è sempre stato contrario all’invio di armi all’Ucraina come misura di difesa dell’indipendenza ucraina, mentre il 38.5% (media ponderata) è sempre stato favorevole.
Oggi, la proposta di aumentare le spese militari, considerata la rovente situazione internazionale, trova il 33.5% di favorevoli tra coloro che appoggiano la possibilità di fare ulteriore debito (24.9%) e coloro che sacrificherebbero spese di altri settori come sanità, istruzione, infrastrutture.
I contrari ad aumentare gli investimenti negli armamenti si distinguono nettamente con il 54.6% dei consensi a livello nazionale, tra cui emergono gli elettori della Lega (70.2%), del Movimento 5 Stelle (68.4%) e di Alleanza Verdi e Sinistra (61.3%) come molto scettici.
Comunque, anche tra le file di Fratelli d’Italia si respira un’aria dubbiosa su questo progetto con il 48.8% dei contrari e il 39.2% dei favorevoli. La complessità del conflitto pone il giudizio degli italiani in una posizione assai complicata.
La guerra in Ucraina è un conflitto molto articolato, che coinvolge interessi geopolitici molto complessi (come quelli tra la Nato, l’Ue, la Russia, l’America, …) e il nostro Paese, non presentandosi con una posizione univoca, come emerge dal sondaggio di Euromedia Research per Porta a Porta, genera ulteriore ansia e incertezza tra gli italiani, che non riescono a comprendere quale sia la via “giusta” per una soluzione chiara all’orizzonte.
Il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha presentato un piano in 5 punti che prevedrebbe investimenti per circa 800.00 miliardi di euro per mobilitare e sostenere la difesa Ue. Il 45.9% degli italiani sarebbe favorevole, tra questi il 22.0% si dimostra grande sostenitore per indirizzare più fondi per stanziamenti legati alla difesa dei confini europei, mentre il 23.9% sarebbe bendisposto a sposare queste posizioni, ma per cifre meno importanti. Il 36.2% degli italiani invece si dimostra fermamente contrario a questo possibile finanziamento. Gli elettori di Matteo Salvini (Lega 51.0%) e di Giuseppe Conte (Movimento 5 Stelle: 46.7%) si allineano sul rifiuto del piano della Presidente della Commissione europea.
L’Italia ha una lunga tradizione pacifista, rafforzata dall’articolo 11 della Costituzione – “L’Italia ripudia la guerra” -, ma, essere pacifisti e difendere i propri territori non dovrebbe essere in contrapposizione con tali precetti. L’Ucraina, essendo stata invasa, si trova in una posizione in cui la difesa del proprio territorio è vista come una necessità di sopravvivenza. Molti Paesi che sostengono Kiev lo fanno non perché favorevoli alla guerra, ma perché ritengono che senza resistenza l’Ucraina perderebbe la propria sovranità e in un domani potrebbe capitare a qualche altro Stato.
L’Europa del Manifesto di Ventotene sembra oggi più fragile e distante rispetto all’idea originaria di un’Unione basata su pace, solidarietà e integrazione politica. Il progetto europeo immaginato nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, puntava a superare i nazionalismi e costruire un’Europa federale capace di prevenire nuovi conflitti. Ad oggi il progetto europeo è sempre in bilico tra integrazione e frammentazione. La Ue è più che mai messa alla prova da tensioni geopolitiche, dall’ascesa dei nazionalismi e da un crescente scetticismo tra i cittadini.
Ai leader europei rimane la responsabilità di riformare l’Europa per renderla più efficiente, più vicina alle esigenze della popolazione e meno ostaggio delle logiche di veto che spesso bloccano le decisioni. Non si comprende se il progetto Europa stia davvero evolvendo nella giusta direzione. Di sicuro se riuscirà a rafforzarsi con una maggiore coesione e unione politica, potrebbe riuscire ad imporsi. Tuttavia, se continuerà a essere terreno di scontri tra interessi nazionali contrapposti, rischia di perdere ulteriore rilevanza e consenso.
Alessandra Ghisleri
(da Lastampa.it)
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