PONTE MORANDI, I PM: “AL MINISTERO DI TONINELLI NESSUNO SAPEVA CHI DOVESSE CONTROLLARE IL PONTE”
EMERGE LA VERITA’: DIETRO L’ATTACCO A SENSO UNICO DEL M5S A AUTOSTRADE LA NECESSITA’ DI DISTRARRE L’OPINIONE PUBBLICA DALLE RESPONSABILITA’ DEL MINISTERO
Super dirigenti del ministero dei Trasporti che si accusano a vicenda, scaricabarile pressochè continuo con il Provveditorato, manager che interpellano gli uffici legali del Mit per chiedere delucidazioni sulle competenze, interrogatori di capi di dipartimento scanditi dai «non so rispondere».
Sono passati quasi due mesi e mezzo dal crollo del viadotto Morandi e dalla morte di 43 persone.
E però ad oggi la conclusione a cui sono arrivati i pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno è disarmante: «All’interno del ministero dei Trasporti ancora non è chiaro a chi spettasse eseguire i controlli», viene ribadito nei corridoi del nono piano. Gli ultimi due interrogatori dei super dirigenti, entrambi indagati, Bruno Santoro e Giovanni Proietti, rispettivamente direttori della divisione 1 e 4 sulla “vigilanza tecnica e operativa della rete autostradale in concessione” non hanno dato risposte a questo quesito. «Anzi, hanno confuso ancora di più le acque», spiega una qualificata fonte investigativa.
Tanto da spingere il pubblico ministero ad allegare al verbale d’interrogatorio dei due indagati anche le competenze specifiche ricavate dal decreto ministeriale del 2014 che, teoricamente avrebbe dovuto fare chiarezza proprio su questo aspetto.
Perchè se Santoro – assistito dagli avvocati Giorgio Beni, Maurizio Mascia e Gennaro Velle – aveva giurato al pm che «il progetto è stato trasmesso, esaminato e relazionato dalla divisione 4 (quella appunto diretta da Giovanni Proietti ndr)» aggiungendo «pure di essere del tutto estraneo alla procedura che non gli competeva», venerdì mattina il suo “rivale” – accompagnato dal legale Giovanni Rizzuti – ha negato questa circostanza su tutta la linea.
«Non spettava a me fare queste valutazioni e non rientra neppure tra i compiti del mio ufficio», ha ribadito Proietti
Dunque chi è stato al Mit a controllare il progetto di retrofitting e tutti i relativi allegati che, a detta (postuma al crollo) di Santoro, contenevano segnali preoccupanti ed «evidenti criticità » che non si potevano ignorare? È quello che stanno cercando di ricostruire i magistrati genovesi.
(da “il Secolo XIX”)
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