POPOLARI, SOCIALISTI E LIBERALI HANNO TROVATO L’ACCORDO PER IL VIA LIBERA AI VICEPRESIDENTI DELLA COMMISSIONE UE DOPO I VETI INCROCIATI SULL’ITALIANO RAFFAELE FITTO E LA SPAGNOLA TERESA RIBERA
L’ACCORDO PREVEDE LA FIRMA DI UN DOCUMENTO, RICHIESTO DAI SOCIALISTI, IN CUI SI RIBADISCE CHE LA MAGGIORANZA A SOSTEGNO DI VON DER LEYEN È COMPOSTA SOLO DA PPE, S&D E RENEW E SI ESCLUDE UN ALLARGAMENTO A ECR (IL GRUPPO DI CUI FA PARTE FRATELLI D’ITALIA)
C’è voluto l’intervento dei premier di Ppe, Pse e Renew per sbloccare la situazione. Ossia di Macron, Tusk e Sánchez. Ora l’accordo per la nuova Commissione sembra a un passo.
Ieri i capigruppo delle tre forze politiche che compongono la maggioranza politica nel Parlamento europeo (i Verdi si sentono ormai fuori dall’intesa) si sono visti ripetutamente per uscire dall’impasse.
Il tedesco Manfred Weber, la spagnola Iratxe García Pérez e la francese Valérie Hayer hanno concordato una via d’uscita per arrivare all’elezione dell’esecutivo europeo nei tempi prefissati.
Quindi se il patto reggerà all’impatto delle assemblee dei tre gruppi parlamentari che si terranno stamattina, nel pomeriggio si dovrebbe tenere la Conferenza dei capigruppo dell’Eurocamera per dare di fatto il via libera contestuale domani ai sei vicepresidenti esecutivi – compreso l’italiano Raffaele Fitto – e al commissario ungherese Oliver Varhelyi (per lui ci potrebbe essere una riduzione delle deleghe).
Si tratterebbe di un voto nelle rispettive commissioni parlamentari con la maggioranza dei due terzi affidata solo ai capidelegazione, una sorta di acclamazione dunque. A quel punto si inserirà nell’ordine del giorno della assemblea plenaria della prossima settimana a Strasburgo il voto sull’intero collegio. Che verrà calendarizzato per mercoledì 27 novembre.
La nuova commissione von der Leyen si insedierebbe così il primo dicembre. La soluzione è stata avviata durante il fine settimana con una serie di colloqui telefonici tra capi di Stato e di governo. Il primo contatto è avvenuto tra la presidente della Commissione e il presidente francese Macron. Che si è fatto carico di una mediazione con il socialista tedesco Scholz, con quello spagnolo Sánchez e il popolare polacco Tusk.
In particolare quest’ultimo è stato molto duro con Weber per come ha gestito il rapporto con la componente spagnola del Ppe. Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha parlato con il capogruppo tedesco per convincerlo a imboccare una strada più pacifica. La paura di tutti, infatti, era quella di far cadere l’Ue in un limbo paralizzante per un tempo indefinito.
Proprio mentre si sta per insediare la nuova amministrazione Usa di Trump e mentre gli attacchi russi in Ucraina sono arrivati ad un momento di svolta. «I negoziati sulle nomine nella Commissione europea – ha detto ieri sera il premier spagnolo – avanzano e spero che daranno presto i frutti, perché l’Europa e la Spagna ne hanno bisogno». Sánchez ha anche evitato di polemizzare sulla candidatura italiana precisando che la scelta di Roma non riguarda «l’accordo politico complessivo tra forze pro-europeiste».
Il via libera era saltato la scorsa settimana proprio per lo scontro tra popolari e socialisti spagnoli sulla candidatura di Teresa Ribera. Un attacco che ha portato il Pse a porre il veto sul nome dell’italiano Fitto, dell’Ecr ma fortemente sostenuto dal Ppe. Oggi la ministra Ribera riferirà al Parlamento di Madrid sull’alluvione di Valencia. E a quel punto i popolari iberici si impegnano a porre termine alla loro contestazione.
Lo stesso comportamento terranno i socialisti nei confronti di Fitto che ieri era a Bruxelles per parlare con tutti i capidelegazione della sua commissione parlamentare, la Regi.
L’accordo prevede anche la redazione di un documento sottoscritto dai tre capigruppo in cui si ribadisce che la maggioranza politica a sostegno di von der Leyen è composta solo dai loro tre partiti. Sostanzialmente si esclude un allargamento ai Conservatori “meloniani” dell’Ecr. Una richiesta esplicita di S&D e Renew.
(da agenzie)
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