PORTATE I SALI A VANNACCI: NEL 2023 IN ITALIA CALA IL NUMERO DEI MATRIMONI (-6,7%) MA AUMENTANO LE UNIONI TRA PARTNER DELLO STESSO SESSO: +7,3% RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE (IL 56,1% TRA UOMINI)
DIMINUISCONO DELL’8,4% LE SEPARAZIONI E DEL 3,3 I DIVORZI… CRESCE IL NUMERO DI SECONDE NOZZE, CELEBRATE QUASI TUTTE CON RITO CIVILE
Nei primi otto mesi del 2024 c’è stata una diminuzione dei matrimoni rispetto allo stesso periodo del 2023, con un calo del 6,7%. Lo afferma l’Istat sottolineando che si tratta di un dato che conferma il calo già registrato nel 2023, quando si sono celebrati in Italia 184.207 matrimoni, il 2,6% in meno rispetto al 2022.
I matrimoni religiosi presentano un calo consistente rispetto all’anno precedente (-8,2%), accentuando una tendenza alla diminuzione già in atto da tempo. Sono in aumento, invece, le unioni tra partner dello stesso sesso: +7,3% rispetto all’anno precedente. Di queste, il 56,1% riguarda unioni tra uomini.
Calano divorzi e separazioni nel 2023: sono 82.392 le separazioni (-8,4%) e 79.875, -3,3% i divorzi, ben il 19,4% in meno nel confronto con il 2016, anno in cui sono stati finora i più numerosi (99.071). Lo rende noto l’Istat. Il trend dei divorzi è stato sempre crescente dal 1970 (anno di introduzione del divorzio) fino al 2015.
In questo anno il numero di divorzi subì una forte impennata (+57,5%) in relazione all’entrata in vigore di due provvedimenti: il Decreto legge 132/2014, che ha introdotto le procedure consensuali extragiudiziali senza più il ricorso ai Tribunali e soprattutto la Legge 55/2015 (il “divorzio breve”).
Nel 2023 il 58,9% dei matrimoni è stato celebrato con rito civile, in continuità con il valore dell’anno precedente (56,4%) e in linea con l’aumento tendenziale osservato nel periodo pre-pandemico (52,6% nel 2019). La quota particolarmente elevata di matrimoni civili osservata nel 2020 (71,1%) ha costituito quindi un’eccezione, determinata dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria che hanno colpito soprattutto le celebrazioni con rito religioso.
Lo rileva l’Istat. Il rito civile è chiaramente più diffuso nelle seconde nozze (95%), essendo spesso una scelta obbligata, e nei matrimoni con almeno uno sposo straniero (91,2% contro 52,7% dei matrimoni di sposi entrambi italiani). La scelta del rito civile va però diffondendosi sempre di più anche tra i primi matrimoni (47,5% nel 2023). Considerando i primi matrimoni tra sposi entrambi italiani (86,1% del totale dei primi matrimoni) l’incidenza di quelli celebrati con rito civile è del 41,0% nel 2023 (33,4% nel 2019 e 20,0% nel 2008).
La variabilità territoriale per tale tipologia di coppia è spiccata: si riscontrano incidenze di celebrazioni con rito civile più basse nel Mezzogiorno (23,9%) e più alte nel Nord (56,1%). La scelta del regime patrimoniale di separazione dei beni (74,3%) si conferma tendenzialmente in crescita rispetto al passato (40,9% nel 1995, 62,7% nel 2008 e 73,4% nel 2022).
Aumentano le seconde o successive nozze: nel 2023 sono state 44.320, finora il valore più alto mai registrato (la quota sul totale dei matrimoni è del 24,1%). Questa percentuale solo nel 2020 era stata più elevata (28%) ma la circostanza si verificò in realtà come conseguenza di una congiuntura sfavorevole che fece contrarre in modo più deciso i primi matrimoni e, tra questi ultimi, quelli religiosi.
L’aumento delle seconde nozze per almeno uno degli sposi è del 3,3% rispetto al 2022; se entrambi gli sposi hanno un matrimonio precedente alle spalle l’aumento è più consistente (+7,2%). Lo rileva l’Istat nel report matrimoni, unioni civili, separazioni, divorzi. Il 15,8% degli sposi e il 14,8% delle spose ha alle spalle un divorzio, ma tali percentuali mostrano un andamento crescente di pari passo all’aumentare dell’età dei nubendi; il 52,2% degli sposi e il 52,8% delle spose dai 50 anni in poi ha sciolto il proprio vincolo coniugale tramite il divorzio.
Solo l’1,5% degli sposi e lo 0,9% delle spose prima del matrimonio era vedovo; le percentuali salgono, rispettivamente, al 6,3% e al 4,6% se si considerano sposi e spose dai 50 anni in poi. L’aumento delle seconde nozze, registrato soprattutto nel biennio 2015-2016 come conseguenza dell’introduzione nel 2015 del “divorzio breve”, ha fatto seguito una progressiva stabilizzazione che si è protratta fino al 2019.
(da agenzie)
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