PORTO DI GENOVA IN CADUTA LIBERA: IN SEI MESI TRAFFICI MENO 15%, CONTAINER MENO 8,9%
DA GENNAIO PERSI 3,6 MILIONI DI TONNELLATE DI MERCE… LA COSCO POTREBBE LASCIARE GENOVA PER VADO LIGURE… E NEGLI ALTRI PORTI E’ ANCHE PEGGIO
E’ un lungo elenco di segni negativi, quello che contrassegna i primi sei mesi del 2009 per lo scalo genovese: il traffico in container registra un meno 14,1%, quello convenzionale un meno 26,4%, le rinfuse solide un meno 12,8%, quelle in funzione industriale un meno 34,1%, il traffico siderurgici meno 61,2%.
La crisi internazionale taglia i traffici e il porto di Genova lascia sul terreno, nei primi cinque mesi del 2009, ben 3,6 milioni di tonn. ( meno 15% di media).
Consola poco il fatto che gli altri scali vadano anche peggio.
Il rischio è che a Genova, a problemi internazionali, se ne colleghino di locali, nella fattispecie il fatto che a giugno è scaduto il contratto che lega il terminal Vte alla compagnia cinese Cosco, storico cliente di Voltri, primo in assoluto a inaugurare nel 1994 lo scalo allora di proprietà della Fiat.
Il rischio che i cinesi lascino il Voltri Terminal Europa è sempre più concreto: insoddisfatti dell’aumento delle tariffe, pare siano orientati a spostarsi a Vado Ligure, vicino a Savona, scalo in grado di offrire fondali adatti alle grandi portacontainers del gigante asiatico, alleato dell’agenzia marittima genovese “Fratelli Cosulich”.
Ormai sono tante le categorie costrette a fare i conti con la crisi: agenti, spedizionieri, trasportatori, terminalisti, compagnie portuali, tutti stanno pagando la crisi a caro prezzo.
La Cosco però da sola vale 300.000 container l’anno, se fosse addio per il porto di Genova sarebbe gravissimo.
Il contesto già vede molti terminalisti che hanno avviato le procedure di cassa integrazione, la storica Compagnia Unica lavora al 50% delle potenzialità , forti segnali di allarme arrivano sia dagli spedizionieri che dall’utenza.
L’Autorità portuale, sollecitata da più parti a intervenire, in realtà non ha nè la bacchetta magica, nè reali possibilità di interventi concreti: in Italia siamo sempre ad indire tavoli per lo sviluppo, negoziati, confronti.
Basta chiamare una riunione generale delle varie categorie “tavolo per lo sviluppo” e qualcuno è contento, peccato che, alla fine delle chiacchiere, i problemi restino quelli di prima.
Sarebbe opportuno che perlomeno ai problemi internazionali non si sommassero quelli locali, determinando troppi corti circuiti nello scalo genovese.
Una volta tocca al sistema informatico delle dogane, un’altra ai trasportatori, da una vita alla viabilità , poi alle banane del terminal frutta, ora ai cinesi e al Vte.
In 5 mesi le navi arrivate sono scese da 2.806 a 2.667, quelle partite da 2.826 a 2.653, i container da 703mila teus a 640mila.
Che sia tempo di darsi una mossa?
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