“POZZOLO HA SPARATO E DELMASTRO ERA A TRE METRI”: L’UOMO RIMASTO FERITO AL VEGLIONE DI ROSAZZA RICORDA IL SOTTOSEGRETARIO NELLA SALA, SENZA CAPPOTTO, POCO DISTANTE DAL DEPUTATO MELONIANO DAL CUI REVOLVER E’ PARTITO IL COLPO
MA NON AVEVA DETTO DI ESSERE A CARICARE LA MACCHINA? I DETTAGLI SULLA PERIZIA BALISTICA IN DISCORDANZA CON LE VERSIONI DEI TESTIMONI E LE DOMANDE ANCORA SENZA RISPOSTA… POZZOLO NEGA DI AVER SPARATO E ACCUSA IL CAPOSCORTA DI DELMASTRO, PABLITO MORELLO, SENZA NOMINARLO
Tre giorni dopo il deposito della perizia balistica ordinata dalla procura di Biella sullo sparo di Capodanno, restano irrisolti alcuni piccoli enigmi sul veglione di Rosazza organizzato dal sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, e rovinato dall’esplosione di un colpo partito dal revolver di Emanuele Pozzolo, deputato (sospeso) di Fratelli d’Italia
La prima domanda che rimane senza risposta è: quante persone hanno toccato l’arma? Le versioni dei testimoni, che la consulente balistica Raffaella Sorropago ha confrontato con gli esiti delle prove di sparo e le analisi della pistola e delle tracce, sono leggermente discordanti.
Uno dei due testi che accusa Pozzolo di avere sparato – oltre al ferito, Luca Campana – ovvero il capo scorta di Delmastro, Pablito Morello, la terza volta che viene sentito, il 4 gennaio, dichiara: «La pistola l’hanno toccata solo Pozzolo, io e mio figlio Maverick per metterla in sicurezza sopra una mensola». Affermazioni che, per il perito, «non possono essere né confermate né smentite » anche per via « dell’assenza di residui di sparo sulla mensola».
Ma la figlia di Morello, Valentina, compagna di Campana, sentita il primo gennaio, ai carabinieri dice: «All’una e un quarto circa un uomo che non conosco ha estratto una pistola. L’ha appoggiata su un tavolo, attirando l’attenzione di una decina di persone che si trovavano accanto a lui. Queste dieci persone hanno iniziato a maneggiare l’arma, sempre alla presenza del proprietario » .
Chi sono quelle dieci persone? Non chiaro. Quattro giorni dopo però, la teste rende una versione un po’ diversa: «Le luci erano soffuse, la stanza era un po’ buia. Non so dire con precisione chi facesse parte di questo gruppetto, perché si alternavano diverse persone e non ho prestato particolare attenzione » .
Ma sul fatto che ci fosse “un gruppetto” di persone, e non solo Pozzolo, vicino a quel tavolo, è confermato dallo stesso Campana, che in procura il 4 gennaio racconta: «C’erano Morello, Zappalà, Pozzolo e Delmastro che parlavano e facevano gruppo nelle adiacenze del tavolo vicino alla porta della cucina. Io ero dalla parte opposta della sala. Incuriosito da quella aggregazione, ho deciso di avvicinarmi a loro. Non so di cosa stessero parlando. Mentre mi avvicinavo, notavo Delmastro e Zappalà andarsene. Quando sono arrivato, eravamo solo io, mio suocero Morello e Pozzolo. In quel preciso istante e senza una motivazione specifica Pozzolo ha estratto dalla tasca destra una pistola. Nel momento in cui ha estratto la pistola, Delmastro era già lontano di circa 3 metri. Non aveva il cappotto, ricordo che avesse una camicia chiara » .
Viene spontaneo chiedersi: chi maneggiava la pistola intorno al tavolo? Non solo.
Si apre un altro piccolo mistero non rilevante per chi indaga, ma che è stato al centro del dibattito politico. Dove si trova Delmastro quando compare l’arma nel salone? Campana parla di circa tre metri. Ma Pablito Morello, il 4 gennaio, sentito per la terza volta, dice: « A un certo punto io ero più o meno in mezzo alla sala con Zani, Campana e forse Zappalà. Delmastro era fuori dalla stanza. Ho notato Pozzolo che estraeva la pistola dalla tasca » .
Delmastro inizialmente aveva detto di trovarsi a circa 300 metri di distanza dalla sede della pro loco, a caricare la macchina nella strada sottostante. In una seconda occasione aveva precisato di essersi fermato a fumare una sigaretta fuori dalla sede, dopo essere tornato su.
(da La Stampa)
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