PRATO, IL POLIZIOTTO AMMETTE: “SONO MIEI I POST RAZZISTI, ERO NERVOSO”
INSULTI ALLA VEDOVA DI EMMANUEL E ALLA BOLDRINI: SOSPESO DAL SERVIZIO E DENUNCIATO PER ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE E DIFFAMAZIONE… ORA SI IDENTIFICANO ANCHE ALTRI UTENTI: PER UNA VOLTA NON SI E’ FATTO FINTA DI NULLA
“È vero, sono stato io. Ero nervoso, gli ultimi attacchi terroristici mi avevano dato alla testa”. Avrebbe risposto così, davanti al procuratore Giuseppe Nicolosi, il poliziotto in servizio alla questura di Prato finito nella bufera per alcuni commenti shock apparsi sulla sua pagina Facebook, con violenti insulti alla vedova del ragazzo nigeriano ucciso a Fermo e irriferibili invettive contro la presidente della Camera, Laura Boldrini.
L’agente, sotto indagine per i reati di istigazione all’odio razziale e diffamazione a mezzo stampa, si è presentato in procura accompagnato dal suo legale, l’avvocato Marco Parducci.
Un faccia a faccia durato meno di un’ora, durante il quale si sarebbe mostrato pentito per le frasi, dando la “colpa” a un attacco di rabbia scatenato dalla campagna di terrore dei seguaci dell’Is.
Le conseguenze rischiano comunque di essere pesanti.
Oltre all’inchiesta penale, sul poliziotto – già spostato in via cautelare da ruoli operativi a un lavoro d’ufficio, lontano dal pubblico – pende infatti un procedimento disciplinare avviato dal questore Paolo Rossi.
I primi provvedimenti, alla luce della “confessione” resa in Procura, potrebbero scattare a breve. Nessuna voglia di parlare, intanto, da parte dell’agente. “Posso solo dire che sono state rese dichiarazioni, che il mio assistito non si è avvalso della facoltà di non rispendere – dice l’avvocato Tarducci – Per il resto siamo ancora in fase di indagine, non possiamo entrare nel merito della vicenda”.
Il caso esplode la scorsa settimana, poche ore prima della strage di Nizza.
In un crescendo di odio, l’agente attacca prima la vedova del ragazzo di Fermo, poi si scaglia con incredibile violenza contro la presidente della Camera, oggetto di insulti sessisti e macabri auspici.
Diversi i post, poi rimossi, che finiscono sul tavolo della squadra mobile e della polizia postale.
“Giustizia è stata fatta e quella donna, nera bianca o gialla che sia deve essere incriminata e lasciata alla sua vita inutile…”, il primo messaggio, pubblicato insieme con un articolo di stampa in cui si parla della presunta nuova versione di Chiniery sui fatti che hanno portato alla morte del marito.
Poi gli attacchi si concentrano su Boldrini, per la scelta di non partecipare ai funerali delle nove vittime italiane del terrorismo a Dacca e “santificare” invece due persone, Emmanuel e sua moglie, che “che hanno mandato in galera un innocente”.
Le frasi suscitano indignazione tra gli utenti, ma c’è anche chi le difende, donne comprese.
Il tam tam finisce per rimbalzare in tutta la città , tanto che nel giro di poche ore gli screenshot raggiungono gli uffici di polizia e poi il tavolo dello stesso questore Paolo Rossi.
La reazione è dura: prima una segnalazione d’urgenza in procura, poi un provvedimento amministrativo “in via cautelare”, con il poliziotto spostato in un ufficio in attesa della fine degli accertamenti. In un primo momento le indagini si concentrano proprio sul profilo Facebook, per sgombrare il campo da ipotesi come un furto d’identità , un hackeraggio, o uno scherzo di cattivo gusto, ma col passare dei giorni i dubbi lasciano spazio alle prime certezze.
Fino a ieri pomeriggio, quando l’agente si è presentato in Procura e ha ammesso la paternità delle frasi. Le indagini vanno comunque ancora avanti.
Non si esclude, al momento, che nel mirino possano finire anche altri utenti che hanno aderito ai commenti razzisti.
(da “La Repubblica“)
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