PRIMO OK AL ROSATELLUM, MA DA MARTEDI IN AULA RISCHIO FRANCHI TIRATORI
IL PATTO PD-LEGA-FORZA ITALIA-AP PER ORA REGGE, MA CRESCONO I MALUMORI
I più avvezzi si esercitano, calcolatrice alla mano. Quelli che lo sono meno, chiedono delucidazioni a quelli di cui sopra.
Ora che il Rosatellum bis ha preso definitivamente forma e si accinge a superare la prova delle prove, ovvero il voto dell’aula (e dei franchi tiratori), nei corridoi di Montecitorio è tutto un fare di conto.
In commissione il patto a quattro tra Pd, Fi, Lega e Ap ha retto senza alcun problema, ma d’altra parte sarebbe stato strano il contrario: zero voti segreti, zero rischi.
Ma quando martedì il testo approderà nell’emiciclo, si prevede che di scrutini non palesi ce ne saranno circa una novantina.
E a quel punto la disciplina di partito finirà inevitabilmente per scontrarsi con le esigenze personali.
Questa legge, infatti, grazie anche ai listini bloccati nella parte proporzionale, dà molto potere ai leader di partito di stabilire chi con ogni probabilità conquisterà un seggio.
Tradotto: chi per varie ragioni si sente a rischio diventa automaticamente scheggia impazzita.
Chi sta ragionando sugli scenari possibili, ha messo nel mirino soprattutto gli emendamenti che riguardano la richiesta di voto disgiunto (ossia la possibilità di votare in modo diverso per il candidato del collegio uninominale e per la parte proporzionale, facoltà non prevista in questa proposta) e le preferenze.
Quello del voto disgiunto è un tema a cui è sensibile parte della minoranza Pd come ha più volte ribadito Gianni Cuperlo.
Quanto all’inserimento delle preferenze, beh, lì c’è un “partito nei partiti” abbastanza trasversale, che si concentra però più che altro tra i centristi.
Ma, come già accaduto sul tedesco a giugno, l’inciampo si potrebbe determinare anche su modifiche relative alle minoranze linguistiche.
C’è poi il tema delle quote di genere su cui, però, come in passato, è altamente probabile che in aula si scateni una lotta altrettanto di genere con deputate da una parte e deputati dall’altra. Sulla carta, comunque, la maggioranza dispone di circa 420 voti, di franchi tiratori ce ne vorrebbero dunque un centinaio.
Ma il tema che sta dominando il dibattito politico è: chi e come è avvantaggiato da questa legge?
E, soprattutto, quali scenari apre?
Ed è proprio su questo punto che si concentrano buona parte delle critiche di chi avversa il Rosatellum bis. L’apertura alle coalizioni fatta ieri da Matteo Renzi non ha affatto “ammorbidito” Mdp. D’altra parte, il segretario Pd guarda più a Pisapia e alla Bonino che agli ex compagni di partito. Ma, anche per ragioni interne, non vuole che l’accusa di aver fatto saltare il banco venga attribuita a lui.
Questa legge, risponde però D’Attorre, “allontana la costruzione del centrosinistra”. La proposta, in effetti, prevede che si formino delle coalizioni (anche perchè il 34% dei collegi è uninominale) ma non stabilisce nessun obbligo di leader e programma comune. Dettaglio che non è dispiaciuto affatto a Silvio Berlusconi.
Detto questo, il Rosatellum bis sicuramente avvantaggia chi si mette insieme rispetto a chi va da solo.
Per questo il M5S, scegliendo di volta in volta un nome peggiorativo e ai limiti del buon gusto, accusa: è una legge fatta per impedirci di vincere.
Stesso problema che, d’altra parte, riguarda Mdp: le possibilità di una coalizione con i dem sono prossime allo zero, la strada dovrebbe essere invece quella di un listone della sinistra. Questo ragionamento viene poi rafforzato dall’assenza di voto disgiunto.
Chi trae sicuramente vantaggio dal Rosatellum bis è la Lega, grazie al suo radicamento territoriale e alla grande spinta delle Regioni del Nord, può provare non soltanto a trattare da posizioni di forza per la scelta dei candidati nell’uninominale ma anche a fare il pieno di voti nel proporzionale.
Il rischio che lì il centrodestra faccia man bassa, ha messo in allerta i parlamentari settentrionali dem che temono di ritrovarsi solo con le briciole.
Specularmente, dentro Forza Italia ad agitarsi sono gli esponenti del Sud perchè nel Meridione bisognerà fare i conti con i vari partitini forti sul territorio che, per portare in dote il proprio patrimonio, chiederanno collegi “sicuri” nell’uninominale, sottraendoli agli azzurri.
Il Rosatellum bis, infatti, prevede una soglia di sbarramento del 3%, ma poichè i voti dei partiti o delle liste che non superano quel tetto vengono comunque distribuiti alla coalizione di riferimento, si capisce bene come il potere dei “cespugli” sia più forte. Quanto ad Alternativa popolare, ha ottenuto uno sbarramento del 3% (nel tedesco era il 5%) e anche non dovesse raggiungere quell’obiettivo potrà rivendicare qualche collegio sicuro. In più, le chance dei big del partito di entrare sono state aumentate portando a 5 le pluricandidature.
Ma l’obiezione delle obiezioni che viene fatta a questa legge è quella di puntare dritto all’inciucio, ossia a una grossa coalizione tra Renzi e Berlusconi. Ignazio La Russa lo dice esplicitamente.
“Questa legge – afferma – è studiata perchè non vinca nessuno. Altrimenti non si spiega perchè non preveda un premietto anche piccolo”.
C’è qualcuno che il calcolo di questa questa impossibilità di ottenere una maggioranza si è preso la briga di tradurla in numeri. È il deputato Domenico Menorello, gruppo Civici e innovatori ma anche coordinatore in Veneto di Energie per l’Italia di Stefano Parisi.
“Il calcolo – spiega – è presto fatto. Alla Camera ci sono 231 collegi uninominali e 386 plurinominali. Poniamo che una lista vada così bene da conquistare il 40% nel proporzionale, prenderebbe 155 collegi. Dunque, per arrivare alla maggioranza di 316 dovrebbe vincere in 161 collegi uninominali, praticamente il 70%. Un’impresa. E del Senato non parlo proprio perchè lì bisognerebbe rivolgersi a un mago”.
(da “Huffingtonpost”)
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