PROCESSO BREVE: DISSENSI NEL CENTRODESTRA E ORA SI TEME LA BOCCIATURA DEL QUIRINALE
PER CARLO TAORMINA IL DECRETO E’ “CRIMINOGENO E RIDICOLO, FRUTTO DI IMBECILLITA’ GIURIDICA: LO STATO DI DIRITTO E’ ORMAI SALTATO” E AUSPICA “UNA RIBELLIONE DEI CITTADINI ONESTI”… FINIANI DELUSI: “BOSS E CLANDESTINI SULLO STESSO PIANO”… E NAPOLITANO POTREBBE BOCCIARE IL DECRETO AD PERSONAM
Ha probabilmente ragione Luigi Leone, editorialista del “Secolo XIX”, che stamane scrive che “la cosa più seria, a questo punto, sarebbe varare una norma con un solo articolo: “Silvio Berlusconi è al di sopra delle legge”. Questo garantirebbe al Cavaliere la premiership più di quanto non faccia il processo breve così come ha preso corpo. Il decreto non rende un buon servizio al premier per la rabbia che salirà , sta già salendo, da quel popolo al quale Berlusconi si appella per mettere la propria investitura sopra ogni cosa. Mai si era arrivati a simili strappi rispetto al comune sentire…Andrà estinto un blasfemo rosaio di oltre centomila provvedimenti, tutto cancellato, come se nulla fosse accaduto, e solo perchè il premier deve sbianchettare i suoi di processi. Siamo a un puro caso di inaccettabile distorsione nell’utilizzo del potere. Ci sono limiti invalicabili e uno di questi è non consentire che gli autori di reati tra i più odiosi la facciano franca”.
Trattandosi di un quotidiano indipendente e non schierato, fa riflettere su come viene interpretato il “comune sentire”.
Ma parole durissime sono arrivate, oltre che da Baldassarre, anche da Carlo Taormina, ex deputato di Forza Italia che definisce il decreto “criminogeno e ridicolo, frutto di imbecillità giuridica senza precedenti” e continua: “è auspicabile una ribellione dei cittadini onesti, il disegno di legge sul processo breve è vergognoso perchè per vietare il giudizio su di un imputato se ne vietano centomila, con danno morale e patrimoniale delle vittime dei reati.
E’ criminale perchè implica l’utilizzazione dello strumento legislativo per fini personali ed integra un attentato alla Costituzione sotto il profilio della vanificazione della giurisprudenza”.
L’inserimento a sopresa e non concordato con i finiani, tra i reati esclusi dal decreto, di quelli relativi all’immigrazione secondo Fabio Granata “è ridicolo più che grave”.
Il solito colpo sottobanco dei leghisti con l’avallo del cameriere Gasparri viene ripreso anche da Giulia Buongiorno che si dichiara “stupita” nel vedere equiparato un clandestino a un boss mafioso.
Il decreto che, se approvato, garantirebbe al premier l’immediata decadenza dei processi che lo vedono imputato (Mills e diritti televisivi), viene giudicato da giuristi bipartisan palesemente incostituzionale in varie sue parti (discrimina tra processo di primo e secondo grado, tra incensurati e chi ha precedenti, ad es.), al di là di ogni valutazione politica.
Si parla di 100.000 processi destinati a andare in prescrizione, chi si spinge fino al 40% dei procedimenti in corso.
Se la caverebbero imputati eccellenti, verrebbero annullati i più grossi scandali finanziari degli ultimi anni, da Cirio a Parmalat, e quelli della clinica Santa Rita di MIlano e della Thyssen di Torino.
Ma ora i fari sono puntati sul Quirinale: il vaglio di costituzionalità di Napolitano potrebbe far saltare il banco.
La possibile bocciatura del provvedimento è messa nel conto e già i falchi della maggioranza sono pronti a forzare la mano, rivotando una seconda il decreto.
Si creerebbe un procedente unico in Italia di sfascio dei rapporti istituzionali. E la Suprema Corte ci metterà magari un anno, ma in caso di bocciatura per il governo sarebbe la disfatta.
La verità che è che per fini personali si è distrutto un progetto politico. Nulla sarà più come prima, e monta forte una indignazione nell’elettorato di centrodestra che non sempre la visione edulcorata di Minzolin e dei vari TG di regime riuscirà a contenere.
Se i Tg dicessero la verità su questo decreto, l’indomani, per l’indignazione popolare, il governo farebbe le valigie e forse ci sarebbe finalmente spazio per la nascita di una destra diversa, moderna, giusta e sociale come in altri Paesi europei.
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