PROVACI ANCORA, CICK
LA STORIA DI UN VOLTAGABBANA
Fabrizio Cicchitto è proprio adorabile, specie da quando va in giro in borghese: scappucciato.
L’altro ieri ha dato un’intervista all’Huffington Post che è tutta un peana a Renzi: “È riuscito dove Craxi e Berlusconi non riuscirono:ha ucciso i comunisti. Per questo va costruito un nuovo centro alleato con lui”.
Già l’idea che uno a caso parli di “comunisti” nel 2015, 26 anni dopo il crollo del muro di Berlino, quando ha smesso di farlo persino B., è commovente.
Ma che a farlo sia Cicchitto, è da strapparsi i capelli. Stiamo parlando di una delle migliori reincarnazioni di Sasà Scimoni, l’immortale voltagabbana impersonato da Alberto Sordi ne L’arte di arrangiarsi.
In Parlamento, dove soggiorna a spese nostre, con brevi intervalli, dal lontano 1976 (6 legislature), è stato tutto e il contrario di tutto: di sinistra, di centro, di destra, di centrosinistra, ora di nuovo di centro.
Nato a Roma 75 anni fa, parte dalla Cgil e poi passa al Psi con Riccardo Lombardi, estrema sinistra.
Il 13 maggio 1977, dopo la morte di Giorgiana Masi negli scontri tra forze dell’ordine ed extraparlamentari, interviene alla Camera difendendo questi ultimi e dando tutta la colpa alla polizia, che lui vorrebbe disarmare: “Non posso non contestare e condannare le direttive impartite alle forze dell’ordine”.
Secondo il tupamaro Fabrizio, è tutto un complotto:“Ben determinati settori del potere investono le forze dell’ordine cercando di determinare uno spostamento a destra… Un disegno di provocazione e rottura in settori politici della maggioranza”.
Una “trappola” tesa alle “forze giovanili democratiche”. Un piano “repressivo indiscriminato” che mira a “spostare a destra l’opinione pubblica” e “cambiare il volto dello Stato uscito dalla Resistenza”. Ecco.
Tifoso sfegatato del compromesso storico Dc-Pci, dopo il delitto Moro (1978) il compagno Cicchitto tira in ballo la Cia nella strategia della tensione.
Poi nel 1980 corre a incappucciarsi nella P2 di Licio Gelli, la loggia segreta più atlantista su piazza: tessera 2232, “sospesa per mancanza di foto”.
A presentarlo a Gelli è il professor Fabrizio Trecca, che ha il grado di maestro. Quando, nel 1981, Cicchitto sbuca dalle liste, si dice che Lombardi lo prenda a ceffoni (lui però nega).
Sull’Unità , Fortebraccio immagina un dialogo fra Lenin e Marx nei Campi Elisi. “Compagno Marx, ti vedo triste e pensoso, che ti è successo?”. “Compagno Lenin, ho avuto cattive notizie dalla Terra: il compagno Cicchitto non ci vuole più bene”.
Lui, davanti alla commissione Anselmi, racconta di aver incontrato Gelli 3-4 volte, ma di non aver capito l’“anomalia” della P2 (“credevo di iscrivermi alla massoneria”). Segue supercazzola: “Fu un errore maturato in un momento particolare”, a causa di misteriose “lettere anonime”che lo indussero a cercare “solidarietà e protezione” per “sentirmi partecipe di una comunità che andasse al di là del dato puramente politico per ambire anche a momenti di vita individuale”, visto il “crescente imbarbarimento della vita politica”.
Gelli gli promise “un atteggiamento favorevole da parte del gruppo Rizzoli”, controllato dalla P2. Trecca lo smentisce: “Non capisco perchè, avendo subìto minacce,Cicchitto non si sia rivolto alla magistratura. Io posso solo dire che, quando scoppiò il caso P2, mi telefonò più volte, ma si presentava con pseudonimi: Romano, Giovanni…”.
Craxi lo caccia dalla direzione del Psi e lo mette in quarantena, per ripescarlo solo nel 1989, ma dalla porta di servizio. Lui intanto è diventato craxiano, ma solo fino al 1992.
Quando Bettino cade in disgrazia per Tangentopoli, Cicchitto è già da un’altra parte. Il 19 novembre ’93 si fa intervistare da Augusto Minzolini sulla Stampa perchè ha scoperto all’improvviso che Craxi è un tangentaro: “Ho capito che Craxi e Martelli c’entrano dentro fino al collo con Gelli e Ortolani… La storia dei 30 milioni di dollari del conto Protezione non è mica uno scherzo. C’è da credere davvero che in quegli anni, con tutti quei soldi, si siano comprati il Psi… Dentro il Psi ci furono lotte davvero pesanti. Fecero scoppiare il caso Eni-Petromin (i craxiani contro il capo della sinistra Claudio Signorile).
Lo stesso Nenni, che si era accorto che Craxi voleva strafare, gli scrisse una lettera per chiedergli di dimettersi”.
Praticamente descrive il Psi come un’associazione a delinquere. Ma è solo un attimo: poi inizia a scrivere libri sul “golpe” dei giudici che hanno orbato l’Italia di quella splendida e profumata classe dirigente.
Nel ’94 fonda il Partito socialista riformista con Enrico Manca (anche lui nelle liste P2); poi nel ’99 passa con B. (anche lui nelle liste P2), diventando presto vicecoordinatore e poi capogruppo di Forza Italia alla Camera.
Per 15 anni, fra Parlamento e tv, difende il Caimano contro ogni decenza ed evidenza, insultando chiunque dica per tempo ciò che lui dirà fuori tempo massimo.
“Nessuno potrà mai sostituire Silvio Berlusconi”, proclama nel 2005.
Infatti nel 2013, appena la Cassazione lo condanna, scopre di non amare più B. e lo sostituisce con Alfano, conservando incidentalmente la presidenza della commissione Esteri con annesse prebende.
Ora che anche l’atomo Ncd si scinde, fra chi torna con B. e chi veleggia verso Renzi, lui punta al centro. Il Grande Centro.
Si chiamerà “Moderati per Renzi”. Lui, Angelino Jolie, Schifani e forse Verdini.
Gran fermento nell’Aldilà : “Compagno Lenin, ho avuto ottime notizie dalla Terra: il compagno Cicchitto vuol bene a Matteo”.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply