PSI, BROGLI AL CONGRESSO NAZIONALE: IL TRIBUNALE SOSPENDE GLI EFFETTI DELLE ELEZIONI
IL RICORSO: TESSERAMENTO GONFIATO DI 16.000 TESSERE… A SETTEMBRE IL GIUDICE HA DATO RAGIONE AI RICORRENTI, RICONFERMATO LO STOP
Quel poco che resta del vecchio Psi si azzuffa in tribunale: il tribunale civile di Roma ha sospeso gli effetti del congresso nazionale di Salerno vinto ad aprile dal segretario Riccardo Nencini.
Il sospetto: il tesseramento potrebbe essere stato gonfiato di sedicimila tessere, secondo il ricorso presentato alla magistratura da cinque membri del partito (Roberto Biscardini, Pieraldo Ciucchi, Gerardo Labellarte, Aldo Potenza e Angelino Sollazzo). Nencini alla vigilia dell’assise dichiarò 22 mila iscritti, stabilendo una platea di un delegato ogni trenta iscritti, che tagliò di fatto fuori dai giochi la minoranza, di cui fa parte anche Bobo Craxi.
Furono richiesti gli elenchi, vennero negati per ragioni di privacy.
A quel punto, bilancio alla mano e forti di alcune perizie, la minoranza giunse alla conclusione che solo seimila tessere sarebbero state effettivamente pagate. Partì la causa.
“Tesseramento gonfiato”, è lapidario l’ex parlamentare Labellarte. A settembre il giudice ha dato ragione ai ricorrenti, Nencini ha fatto appello, ma ora in via cautelare, un collegio di tre giudici ha nuovamente confermato la sospensione del congresso.
Il Psi l’ultima volta che si è presentato alle politiche, nel 2008, ha preso l’1 per cento. Nel 2013 ha corso sotto l’ala del Pd, portando in Parlamento appena sette rappresentanti, eppure da quasi tre anni sta al governo con Nencini, viceministro alle Infrastrutture.
“Certe cose si risolvono sul piano politico”, commenta amaro il leader.
Per Nencini il tesseramento non fu manipolato. “Abbiamo dimostrato che il prezzo delle iscrizioni è variabile, 30 euro per il socio ordinario, 15 euro per pensionati – la metà degli iscritti – e studenti, in più alcune federazioni usano gli introiti per pagare gli affitti”.
Vero o falso lo chiarirà il giudizio di merito. Intanto per il collegio di giudici non era stata indicata in maniera trasparente la platea congressuale.
“Non abbiamo mai conosciuto il numero perchè il consiglio nazionale ha approvato una ripartizione dei delegati in bianco. Roba che nemmeno Ceausescu”, fa notare Marco Di Lello, deputato passato nel frattempo nel Pd.
“Gravi brogli” scrive ora in una nota Claudia Bastianelli, coordinatrice Socialdem. “Ma quali brogli!”, si inalbera Nencini. “L’ordinanza dice che manca l’allegato con la ripartizione dei delegati, ma quella la stabilisce la commissione di garanzia, non il Consiglio nazionale. Lo chiariremo nel merito”.
Congelato il congresso di Salerno rimangono in piedi gli effetti di quello di Venezia, vinto nel 2013 sempre da Nencini, come gli ultimi cinque.
Bobo Craxi apre un altro fronte, quello del doppio incarico segretario-membro del governo. “Lo statuto non lo prevede. La linea del segretario è stata sconfitta al referendum, lui era per il Sì, abbiamo vinto noi del No. I socialisti sconfitti del Sì devono tornare a cogestire il Psi”.
Voti contati, polemiche tante: il socialismo italiano si lecca le sue ferite proprio mentre sorge l’anno del suo 125esimo compleanno
(da “La Repubblica”)
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