PUÒ SGARBI, SOTTOSEGRETARIO AI BENI CULTURALI, OLTRE AI PANNI DEL CONFERENZIERE “A GETTONE”, VESTIRE PURE QUELLI DEL VALUTATORE DI OPERE PRESSO PRIVATI? MAGARI DI OPERE CHE, NELLE SUE FUNZIONI, DOVREBBE PORRE SOTTO TUTELA DELLO STATO?
PER LA LEGGE NON PUO’ FARLO… IL “FATTO” SCODELLA UN SOPRALLUOGO FATTO DA SGARBI IN UN’ABITAZIONE PRIVATA DEL NORD PER UNA EVENTUALE VALUTAZIONE CERTIFICATA DELLE OPERE E DEL LORO VALORE – LA REPLICA DEL CRITICO D’URTO: “HO PRESO SOLO UN CAFFÈ, NON FACCIO PIÙ VALUTAZIONI”
“Buongiorno. Torno a chiedere la valutazione dei quadri presi in visione dal dott. Sgarbi questo luglio. Sono passati davvero tanti mesi ora. Sottolineo che il pagamento per la presa visione delle opere di 1.500 euro è stato soddisfatto subito. Spero di ricevere presto notizie”.
Il messaggio è del 19 ottobre ed è destinato a Vittorio Sgarbi per ricordargli qualcosa che forse gli è sfuggito: un sopralluogo fatto in un’abitazione privata del Nord Italia il 22 luglio scorso, quando da sette mesi è sottosegretario ai Beni culturali. L’episodio impatta sul tema del conflitto di interessi e delle incompatibilità che si dibatte da giorni e potrebbe portare al ritiro delle deleghe da parte di Giorgia Meloni.
Stefano Passigli, esimio professore ed esperto in questioni di Antitrust tirato in ballo da Sgarbi per dire che può fare tutte le conferenze e le mostre a pagamento che vuole, l’ha poi avvertito: libri, conferenze e presentazioni sono tutelati dal diritto d’autore e dalla Costituzione che superano la legge Frattini (n. 215/2004) sul conflitto di interessi purché “fatte direttamente”, come persona fisica, e non tramite società, cosa che avviene invece sistematicamente, tramite le società del capo segreteria Nino Ippolito e della compagna Sabrina Colle, come ha raccontato Il Fatto. Perché allora “la questione si fa più delicata per lui”.
Le attività professionali, ha spiegato Passigli al nostro giornale e prima a Nicola Porro per “Quarta Repubblica”, ricadono invece nelle incompatibilità di legge.
“Anche se gratuite” dice l’articolo 2 della legge 215/2004. E dunque, dice Passigli, “guai se Sgarbi facesse perizie e valutazioni, ma tanto Sgarbi ha detto più volte che non ne fa”.
Ed ecco il punto di caduta: può il sottosegretario ai Beni culturali, oltre ai panni del conferenziere “a gettone”, vestire pure quelli del valutatore di opere presso privati? Magari di opere che, nelle sue funzioni, dovrebbe porre sotto tutela dello Stato?
Il 22 luglio 2023, dunque. Il sottosegretario Sgarbi è in una città del Nord Italia per eventi collegati alla Milanesiana, kermesse culturale ideata e diretta dalla sorella Elisabetta. La sua presenza non sfugge a una famiglia che detiene quadri di sicuro pregio di cui vorrebbe conoscere però il valore, anche a fini successori. Sgarbi alloggia lì vicino e viene contattato per un sopralluogo funzionale a un’eventuale expertise, cioè una valutazione certificata delle opere e del loro valore. Il sottosegretario si reca nell’abitazione.
“Ho preso solo un caffé, non faccio perizie da anni e non chiedo compensi”, dice Sgarbi al Fatto. Il sopralluogo viene filmato e le opere fotografate proprio in vista delle future valutazioni. Sgarbi osserva una coppia di angeli con doratura damascata; con la sua torcia scruta pennellate e dettagli delle tele: “Questo viene da Guido Reni” dice, “Questo è bresciano, scuola Luca Mombello” e così via. Ma è il sottosegretario di Stato ai Beni culturali, ed lì per fare un sopralluogo che – stando al messaggio – sarebbe stato pagato, subito e in contanti. Chi era presente preferisce non comparire, nega il pagamento (per comprensibili motivi) confermando l’incontro. Il punto è questo perché la legge Frattini vieta prestazioni professionali “anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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