PUTIN SPARA SULLA CROCE ROSSA, L’ARMATA RUSSA APPLICA NEI SUOI BOMBARDAMENTI LA STRATEGIA DEL “DOPPIO COLPO”, OVVERO DUE MISSILI SPARATI IN SUCCESSIONE PER UCCIDERE NON SOLO GLI OBIETTIVI DESIGNATI, MA ANCHE GLI INFERMIERI E VIGILI DEL FUOCO INTERVENUTI PER PORTARE SOCCORSO AI FERITI
SI TRATTA DI UN METODO CONDANNATO DALL’ONU E DALLE CONVENZIONI INTERNAZIONALI, UTILIZZATO ANCHE DAI JIHADISTI
Un missile dopo l’altro, in rapida successione per uccidere non solo le vittime designate, ma anche le squadre di infermieri e vigili del fuoco intervenute per portare soccorso. È accaduto ancora due giorni fa, questa volta nello scalo ferroviario di Buda, un piccolo villaggio ucraino nella regione di Kharkiv sotto attacco russo.
Nulla di nuovo, anzi da tempo ormai i comandi russi applicano nei loro bombardamenti la strategia del cosiddetto «double-tap»: che per gli addetti ai lavori è la tecnica di tiro consistente nel mettere a segno in sequenza veloce due colpi consecutivi contro il medesimo bersaglio. Un modo di fare la guerra condannato dall’Onu, dalle convenzioni internazionali e dalle organizzazioni umanitarie, specie nel contesto di bombardamenti contro obiettivi in zone civili.
I responsabili ucraini sono ben consapevoli del pericolo, tanto che durante i bombardamenti appellano la popolazione ad allontanarsi subito dalle zone prese di mira. Il «double-tap» rappresentava una minaccia costante nell’Iraq dell’insurrezione jihadista sunnita dopo l’invasione americana del marzo-aprile 2003. Le auto-bomba scoppiavano quasi sempre in serie falcidiando tutti coloro che cercavano di aiutare.
A Baghdad nel periodo peggiore del terrorismo tra il 2004 e il 2008 la polizia era giunta a intervenire subito per transennare l’area delle stragi e impedire l’accesso dei soccorsi alle vittime. Ma non può essere dimenticato che circa dieci anni dopo, l’aviazione russa assieme alle unità dell’esercito siriano rimaste leali alla dittatura di Bashar Assad avviarono una metodica strategia di attacchi mirati contro tutte le infrastrutture mediche — ospedali, cliniche, ambulatori, persino farmacie — che si trovavano nelle aree controllate dai gruppi sorti dalla «primavera araba».
Un rapporto diffuso agli inizi di maggio dalle organizzazioni umanitarie dell’Onu in cooperazione con la Croce Rossa Internazionale e l’organizzazione «Physicians for Human Rights» (PHR) torna a denunciare i terrificanti massacri di malati, medici e infermieri avvenuti in Siria, specie dopo l’inizio dell’intervento miliare russo nell’ottobre 2015. […] Oggi le autorità ucraine sottolineano che le strategie di bombardamento russe sono sempre più simili a quelle condotte in Siria. Lo si è visto specialmente da fine aprile nelle regioni di Kharkiv, di Sumy, Zaporizhzhia e nel Donbass.
(da agenzie)
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