“NON MI FARO’ LOGORARE”: DOPO IL CAOS NEL PD PER IL VOTO SUL RIARMO EUROPEO, CON 11 EURODEPUTATI CHE SI SONO ASTENUTI E 10 CHE HANNO VOTATO SI’, ELLY SCHLEIN NON CAMBIA LINEA
LA MINORANZA RIFORMISTA FRENA: “NON CHIEDIAMO IL CONGRESSO”. L’OPPOSIZIONE INTERNA AFFILA I COLTELLI ANCHE A BRUXELLES, ACCUSANDO LA SEGRETARIA DI IGNORARE I SUOI ELETTI: “ELLY NON CI ASCOLTA, SUL REARM EUROPE NON SI È CONFRONTATA CON IL GRUPPO”
Arrabbiata si è arrabbiata. E non lo ha nascosto nelle telefonate che ha fatto, sia martedì che mercoledì, nel tentativo di far prevalere la sua linea. «Ci saranno conseguenze», ha fatto sapere in quei momenti concitati che hanno portato a un voto in cui il Pd si è diviso a metà.
Ma ieri Elly Schlein era più calma e ancora più determinata: «Io vado dritta per la strada che abbiamo individuato», ha detto ai suoi. Con buona pace di Prodi, Gentiloni e Veltroni: «Per carità, io ascolto i consigli di tutti, ma poi sta a me fare sintesi e decidere». E in pubblico la segretaria lancia questo messaggio: «Serve in un chiarimento politico, le forme e i modi li valuteremo».
Dunque, nessun ripensamento, nessun passo indietro. Anzi. Elly Schlein è tentata di farlo in avanti quel passo.
E cioè di convocare lei il congresso. Le assise, sia detto per inciso, nella minoranza non le vuole nessuno. Le chiede Luigi Zanda, che però ormai non sta più dentro i giochi (sempre assai complicati) del Pd. Ma i riformisti non puntano affatto a quell’obiettivo. Lo precisa molto chiaramente il loro coordinatore, Alessandro Alfieri: «Io non penso che serva un congresso. Serve, invece, registrare un metodo di confronto quando ci sono questioni più critiche in cui tutti possono portare il proprio punto di vista», spiega il senatore dem all’ Huffington Post.
Un congresso anticipato in tempi ravvicinati avrebbe un unico esito possibile: la vittoria di Schlein. E questo i riformisti lo sanno bene: «Noi non siamo pronti per un appuntamento del genere — confessa un autorevole esponente di quell’area — perché non c’è un’alternativa forte e chiara, né sul piano della leadership né su quello dell’elaborazione di una linea politica». Perciò molti nella cerchia ristretta della segretaria consigliano alla leader di giocarsi la carta del congresso.
Al momento Schlein non ha ancora deciso, ma non esclude affatto quell’opzione, perché di una cosa la segretaria del Pd è convinta: «Io non mi farò logorare come i miei predecessori, sono stata eletta per cambiare il Pd e dargli un’identità, e non ci sto a far prevalere logiche di apparati e di correnti», ripete ai suoi.
Perciò l’ipotesi di un congresso è tutt’altro che peregrina.
Non si tratta di buttare fuori i riformisti: «Io non criminalizzerai mai la minoranza, ne ho fatto parte quando la minoranza veniva emarginata e perciò non potrei mai fare una cosa del genere». Ma un «chiarimento» è necessario a questo punto. E non sarà certo rappresentato dall’appuntamento parlamentare previsto per metter giù la risoluzione del Pd in vista del dibattito sul prossimo Consiglio europeo con Giorgia Meloni. Su quello non ci sarà rottura all’interno dei gruppi di Camera e Senato del Pd. Lo dicono nella maggioranza dem ma lo sostengono anche i riformisti.
(da Corriere della Sera)
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