QUALCUNO CONSIGLI A GIORGIA MELONI DI ANDARCI PIANO CON I “RECORD”: LE SI RITORCONO CONTRO: MENO DI DUE MESI FA CELEBRAVA I SUCCESSI DEL SUO GOVERNO: “IL TASSO DI OCCUPAZIONE È IL PIÙ ALTO DA QUANDO GARIBALDI HA UNIFICATO L’ITALIA”
ORA, L’ISTAT CERTIFICA CHE L’OCCUPAZIONE, E’ CALATA DI 63MILA UNITÀ… NON SOLO, CRESCONO GLI INATTIVI, CHI NON HA UN LAVORO E NON LO CERCA NEMMENO
I segnali di rallentamento dell’economia registrati dall’Istat ieri sul fronte del Pil si osservano anche nel mercato del lavoro. A settembre secondo l’istituto di statistica l’occupazione segna una battuta d’arresto, con gli occupati che calano di 63 mila unità, in controtendenza dopo tre mesi di rialzi.
A scendere sono soprattutto gli occupati a tempo indeterminato, in discesa di 55 mila unità, e solo in misura minore quelli a termine (-5 mila) e gli autonomi (-3mila). Il calo interessa in maniera maggiore gli uomini (-52mila) delle donne (-11 mila).
Una doccia fredda per la premier, che soltanto poco meno di due mesi fa celebrava i successi del mercato del lavoro italiano spiegando che “il tasso di occupazione oggi è il più alto da quando Garibaldi ha unificato l’Italia”. Affermazione provocatoria e pressoché impossibile da verificare. Inoltre i dati Eurostat ci ricordano impietosi da anni che il nostro “record” è in negativo in confronto al resto d’Europa: in nessuno dei 27 Paesi dell’Unione Europea il tasso di occupazione è basso come in Italia.
E a proposito di cattive notizie non conforta tra i dati di oggi nemmeno il balzo degli inattivi, chi non ha un lavoro e non lo cerca nemmeno, cresciuti in un solo mese di 56 mila unità. Resta invece stabile il tasso di disoccupazione, cioè il numero di persone che non hanno un impiego ma lo cercano, sul totale della popolazione attiva (occupati + disoccupati) che è stabile al 6,1% mentre è in crescita quella giovanile. In leggera discesa al 62,1% (-0,1 punti), il tasso di occupazione, cioè il totale degli occupati sulla popolazione di riferimento.
Ai dati sul mercato del lavoro si aggiungono segnali poco incoraggianti anche dall’industria. Ad agosto il fatturato si è ridotto rispetto al mese precedente dello 0,1% in valore e dello 0,7% in volume. “Seppure in attenuazione, prosegue per il quarto mese consecutivo il calo congiunturale del fatturato dell’industria. L’indice in valore, al netto dei fattori stagionali, si attesta sul livello più basso da gennaio 2022, mentre per i volumi si colloca sul livello minimo da gennaio 2021″, segna l’istituto. Su base annua, il fatturato dell’industria, corretto per gli effetti di calendario, registra una flessione sia in valore (-4,6%) sia in volume (-3,6%).
(da La Repubblica)
Leave a Reply