QUANDO IL DUO SALVINI-MORISI TWITTAVA “LA DROGA E’ MORTE”
ORA IL BRACCIO DESTRO DEL CAPITONE E’ INDAGATO PER DROGA
Zona San Donato, periferia di Bologna. È una fredda serata invernale di metà gennaio 2020. La campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia-Romagna è alle battute finali.
La Lega le prova tutte per ribaltare i sondaggi che danno una vittoria certa al governatore uscente di Centrosinistra, Stefano Bonaccini. Matteo Salvini suona il campanello di una famiglia di tunisini in via Deledda, nel quartiere del Pilastro, noto per le case popolari e la varietà multietnica dei suoi abitanti.
Dentro quella casa vivono, a detta dello staff del senatore, persone legate al traffico di droga. “Scusi, lei spaccia?”, la domanda dell’ex ministro dell’Interno risuona attraverso il citofono.
Davanti alle telecamere e ai giornalisti. Il blitz del capitano fu rilanciato a reti unificate dalla Bestia, la struttura che sta dietro alla comunicazione social del segretario del Carroccio. Ultimo, estremo, tentativo di ribaltare le sorti di una campagna elettorale già persa.
Un anno e mezzo dopo, la stessa domanda, in molti vorrebbero farla a Luca Morisi, il deus ex machina della stessa Bestia.
Aveva annunciato le sue dimissioni pochi giorni fa. Si era parlato di dissidi politici tra il Capitano e il capo della sua comunicazione. Disaccordi di fondo sull’adesione della Lega al governo di larga coalizione guidato da Draghi. Lo scetticismo di Morisi verso la linea Giorgetti. La verità invece è un’altra.
Morisi è indagato dalla procura di Verona per una presunta compravendita di sostanze stupefacenti. Ad accusarlo tre ragazzi che avrebbero comprato la droga dall’ex spin doctor leghista. I carabinieri hanno trovato altra droga in casa di Morisi. “La vicenda che mi riguarda è una grave caduta come uomo, chiedo scusa alla Lega e a Salvini”. Il pentimento di Morisi è forse sincero, ma non può far dimenticare anni di campagne social del Capitano contro la droga.
Ogni 26 giugno, ad esempio, è la giornata internazionale contro le sostanze stupefacenti.
Salvini (Morisi) non perde mai l’occasione per rilanciare sui canali social inviti a “dire di no allo spaccio e si alla vita”. E pensare che fino al 2014, lo stesso senatore leghista, all’epoca europarlamentare, apriva al dibattito sulla legalizzazione della cannabis.
Probabilmente memore del suo passato da giovane comunista padano. “Noi ci rapportiamo alle tematiche classiche della sinistra, dalla forte presenza statale alla liberalizzazione delle droghe leggere”.
Lo scriveva Salvini nel 1998, sul giornale Il Sole delle Alpi, quando ricopriva la carica di capogruppo dei comunisti padani. Un manipolo di cinque leghisti di sinistra, nel parlamentino padano di Chignolo Po. Quando il compagno Salvini era un indipendentista per la Padania e non un sovranista italiano.
Da ultimo, la campagna anti-referendum lanciata dalla Lega contro la raccolta firme per la liberalizzazione delle droghe leggere.
L’iniziativa ha già raggiunto le 500 mila firme necessarie a presentare il quesito in Cassazione, in vista di un referendum da tenersi nel 2022. “La droga è sempre la droga. Se qualcuno facesse un giro a San Patrignano a parlare con i volontari, con le mamme e i papà, cambierebbe idea”, affermava Salvini fino a qualche giorno fa.
Una citofonata, ora, il Capitano potrebbe farla direttamente a casa del suo ex braccio destro.
(da agenzie)
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