QUANDO IL PAPA SCOMUNICO’ I MAFIOSI IN CALABRIA: “LA ‘NDRANGHETA E’ ADORAZIONE DEL MALE E DISPREZZO DEDL BENE COMUNE, QUESTO MALE VA COMBATTUTO”
IL RICORDO DI DON CIOTTI: “NON CHIUSE MAI LA PORTA ALLA CONVERSIONE DEI SINGOLI”
Lo si ricorderà per tante cose che ha fatto Papa Francesco. Dalla sua camminata in una piazza San Pietro a Roma deserta nel pieno dell’emergenza Covid alle ultime sue parole in occasione della Pasqua a poche ore dalla morte. Ogni fedele ha un ricordo personale di Bergoglio, che ha girato l’Italia e il mondo. Da ieri, nel giorno della sua morte, lo ricordano tutti.
Tra le giornate che passeranno alla storia c’è sicuramente la sua visita in Calabria nel 2014 quando ha scomunicato i mafiosi. Ai cittadini del territorio, così come a quelli di tutta Italia, ha chiesto di combattere la ‘ndrangheta “perché adora i soldi e disprezza il bene”.
Era il 21 giugno del 2014, il Papa si trovava alla Piana di Sibari: davanti a lui c’erano 200mila fedeli in visita pastorale a Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza. Parla contro la mafia, come aveva fatto per la prima volta Giovanni Paolo II ad Agrigento nel 1993, l’anno dopo le stragi di via D’Amelio e Capaci. Allora Wojtyla chiese ai mafiosi di convertirsi perché un giorno sarebbe arrivato il giudizio di Dio.
Vent’anni dopo Bergoglio nella sua omelia aveva detto: “Quando all’adorazione del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione. Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza, la vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato”
Faceva riferimento alla criminalità organizzata: “La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto,
va allontanato, bisogna dirgli di no. Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati”.
E poi aveva aggiunto: “Mai più bambini vittime delle atrocità”. Papa Francesco si riferiva alla tragica morte di Cocò Campolongo, ovvero il bambino di tre anni ucciso e bruciato vivo assieme al nonno e alla compagna in una della faide di ‘ndrangheta. “Mai più vittime della ‘ndrangheta”, aveva implorato Bergoglio nel carcere di Castrovillari incontrando alcuni parenti del piccolo. “Dio mai condanna, sempre perdona, ma mai perdona soltanto, sempre perdona e accompagna, tutti”. A Fanpage.it quel giorno lo ricorda Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie.
Quanto è stato importante la scomunica dei mafiosi da parte di Papa Francesco durante il suo intervento in Calabria nel 2014?
Nel 2014 il Papa incontrò un migliaio di famigliari delle vittime innocenti delle mafie, nella chiesa di San Gregorio VII a Roma. Un momento di grande intensità ed emozione per loro, ma credo anche per lui. Qualche mese dopo, in visita pastorale in Calabria, sarebbe tornato sul tema delle mafie, definendo i mafiosi “adoratori del male” e precisando che “sono scomunicati” perché “non sono in comunione con Dio”. Va detto che questa condanna così netta è riferita ai comportamenti e alle organizzazioni, mentre non chiude le porte alla possibile conversione dei singoli
Si può parlare di scelta anti-mafiosa in quanto volta a condannare e rimuover
nelle persone gli atteggiamenti e comportamenti mafiosi. Rimuovere gli atteggiamenti, ma non nel senso di rifiutare la persona del mafioso: deve infatti stare a cuore alla comunità che anche lui o lei si penta e viva.
È stato un Papa presente anche nella lotta alla mafia?
Il Papa ha dimostrato anche in altre situazioni il suo coinvolgimento sul tema della corruzione – della quale si era occupato già in Argentina, da Cardinale – e delle mafie. Di recente aveva voluto incontrare gruppo di donne e bambini in fuga dai contesti mafiosi di origine, rivolgendo loro parole di stima e incoraggiamento. E aveva suscitato sorpresa la sua scelta di ospitare a settembre scorso in Vaticano un convegno sull’uso sociale dei beni confiscati ai mafiosi: un argomento da alcuni percepito come troppo “tecnico” per interessare la Chiesa, e di cui lui aveva invece colto la portata innovativa. Nella concretezza dell’impegno di tante realtà e associazioni, anche cattoliche, aveva intuito il potere di alimentare percorsi incisivi contro il male, e di restituzione del bene comune a partire dalle persone più svantaggiate.
(da Fanpage)
Leave a Reply