QUANDO SILVIO DICEVA: “SE NON SCENDO IN CAMPO MI MANDANO IN GALERA”
E LA SANTANCHE’ DICHIARAVA: “LE OFFESE QUOTIDIANE DI BERLUSCONI MI INORGOGLISCONO PERCHE’ VENGONO DA CHI NON CONOSCE VERGOGNA”
Silvio Berlusconi è entrato in politica solamente per difendersi dalla magistratura, o per salvare una grande azienda con enormi difficoltà economiche? Non possiamo rispondere con certezza a questo ventennale quesito, tema vasto e assai dibattuto, che probabilmente mai arriverà a sentenza definitiva.
Ma possiamo rileggere alcune vecchie, interessanti dichiarazioni, che ogni tanto meritano di essere rispolverate.
Non sono le confessioni di un magistrato che parla troppo, o le critiche dei soliti giustizialisti malpensanti.
Sono parole pronunciate dallo stesso Silvio Berlusconi, e più volte riportate da due giganti del giornalismo che non ci sono più, Enzo Biagi e Indro Montanelli.
Sono parole pronunciate dai suoi storici, e più fedeli collaboratori. Marcello Dell’Utri, Fedele Confalonieri.
Sono comizi di fedelissimi, come Daniela Santanchè, o dell’alleato di sempre, Umberto Bossi, e ancora Daniele Capezzone, Bruno Vespa, insomma, ci siamo capiti.
«Se non vado in politica, mi mandano in galera e mi fanno fallire per debiti».
(Silvio Berlusconi lo ripete sia ad Enzo Biagi che ad Indro Montanelli, dal 1993)
«Ma vi pare possibile che uno che possiede 140 aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Quando quello piange, fatevi una risata: vuol dire che va tutto bene, che non è ancora riuscito a mettere le mani sulla cassaforte. Ogni tanto io a questo Berluscosa gli afferro il polso: pum!, fermo lì!, perchè sta per mettere le mani sulla cassaforte. Ci prova in continuazione: la Rai, la magistratura, il condono per i suoi amici palazzinari, le pensioni… Altolà , dove vuoi andare, Berluscosa?».
(Umberto Bossi, 8 agosto 1994)
«Silvio Berlusconi è entrato in politica per difendere le sue aziende».
(Marcello Dell’Utri, 28 dicembre 1994)
«Peccato che lui sia un mafioso. Berlusconi è un palermitano nato nella terra sbagliata. L’unica riforma che veramente gli sta a cuore è che non vengano toccate le sue televisioni. Berlusconi è tutto tranne che un democratico. Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia?».
(Umberto Bossi, 11 novembre 1998)
«La verità è che se Berlusconi non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza Italia, noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera con l’accusa di mafia. Col cavolo che portavamo a casa il proscioglimento nel lodo Mondadori».
(Fedele Confalonieri, “La Repubblica”, 25 giugno 2000)
«La situazione della Fininvest con 5 mila miliardi di debiti. Franco Tatò, che all’epoca era l’amministratore delegato del gruppo, non vedeva vie d’uscita: ‘Cavaliere, dobbiamo portare i libri in tribunale’ (…) I fatti poi, per fortuna, ci hanno dato ragione e oggi posso dire che senza la decisione di scendere in campo con un suo partito, Berlusconi non avrebbe salvato la pelle e sarebbe finito come Angelo Rizzoli che, con l’inchiesta della P2, andò in carcere e perse l’azienda».
(Marcello Dell’Utri, intervistato da Antonio Galdo; l’intervista è stata pubblicata nel libro “Saranno potenti”, 2003)
«Silvio Berlusconi è entrato in politica con 5 mila miliardi di debiti e con le banche che tentavano di strozzarlo; oggi vanta 29 mila miliardi di attivo e figura tra i sette uomini più ricchi del pianeta».
(Daniele Capezzone, 30 ottobre 2005)
«Le offese quotidiane di Berlusconi mi inorgogliscono, perchè vengono da chi, seduto sui suoi miliardi, non conosce nè vergogna, nè le esigenze vere e i bisogni degli italiani. Lui ha perso la testa oramai come uomo, come politico e anche come imprenditore, arrivando a disprezzare il lavoro di una imprenditrice che si è fatta da sola, che non ha una barca ed ha invece una sola casa con il mutuo. Solo quello che si ruba si nasconde ed è forse per quello che le sue principali abitazioni sono all’estero».
(Daniela Santanchè, 10 aprile 2008)
«Come tutti i grandi imprenditori, Berlusconi non ha la purezza di San Francesco».
(Bruno Vespa a Panorama, 12 novembre 2009)
(da “L’Espresso“)
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