QUEI SOVRANISTI CHE SUI MEDIA TIFANO PER LA RIVOLTA
GIORNALI DI CENTODESTRA SOFFIANO SUL FUOCO
La Polizia ha segnalato ieri che sta circolando sui social network un audio in cui si incita a provocare azioni di violenza e assalti ai supermercati con mazze e contro gli agenti in tenuta anti-sommossa. La voce, con accento siciliano, si rivolge a un certo “Massimo” e dice che “tutti quelli che saremo domani” saranno difficili da fermare. L’audio è stato trasmesso anche da In Mezz’Ora di Lucia Annunziata su Raitre.
Non è strano che in una situazione del genere ci sia chi organizza gli assalti a Palermo e che sia concreto il rischio di proteste sociali.
Quello che è incredibile è che ci sia qualcuno che soffia sulla rivolta, come nota oggi Tommaso Rodano sul Fatto:
Su Libero la frase che colpisce è l’occhiello rosso sopra il titolo d’apertura: “Assalto ai supermercati”. Perchè “Il cibo c’è, mancano i soldi per comprarlo”. Sembra strano, ma sono gli stessi che tre giorni prima, nell’editoriale di Vittori Feltri, rassicuravano: “Chi vi dice che il Coronavirus è una guerra sta delirando”.
A proposito di guerra, Il Giornale di casa Berlusconi, diretto da Alessandro Sallusti, preferisce la suggestione bellica. Il titolone sparato in prima è questo: “Tessera annonaria (come in tempo di guerra)”. Sottotitolo: “Superati i 10 mila morti, ora Conte ha paura: soldi per il cibo”.
La Verità di Maurizio Belpietro invece fa un lavoro più sofisticato. Il primo richiamo non è direttamente alla violenza sociale, maalla condizione delle forze armate: “La rabbia di esercito e polizia: ‘Allo sbaraglio senza difese’”.
Sfogliando il giornale, si capisce presto dove si vuole andare a parare. A pagina 3 c’è appunto l’arti colo sulle forze dell’ordine: “Chi ci protegge è lasciato senza protezioni”.
A pagina 5 il suo naturale complemento: “Meridione affamato: tira aria di rivolta”. Ad aumentare il senso di anarchia imminente, anche l’articolo di taglio basso: “Milano, brucia il tribunale. La giustizia resterà paralizzata per dei mesi”.
Infine Il Tempo di Franco Bechis: “Non c’è pane? Mangino briciole”. La parafrasi di Maria Antonietta serve a presentare —come scrive il direttore — “un Paese (quasi) alla fame”.
Insomma, nei titoli e ne gli editoriali della stampa sovranista ci sono tutti gli elementi del caos: riferimenti alla guerra,alla giustizia paralizzata, a fame e mancanza di cibo, alla paura, alle difficoltà di chi deve mantenere l’ordine pubblico.
Ma senza drammatizzare, anzi: si legge in filigrana quasi un certo compiacimento.
E poi ci sono Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il primo il 25 marzo, prima di altri, ha rilasciato un’intervista alla Stampa con questo titolo: “Spendiamo tutto, anche 100 miliardi o sarà la rivolta”.
Salvini ha liquidato i 400 milioni stanziati dal governo per i Comuni con un calcolo disarmante: “Sono 7 euro a testa”. Come se quei soldi andassero divisi e consegnati individualmente a 60 milioni di italiani. Una sciocchezza che pare concepita apposta per soffiare sulla collera di chi è in difficoltà .
E la Meloni? A differenza del collega, Giorgia Meloni non ha mai parlato di violenze o disordini. Si limita a smontare sistematicamente qualsiasi proposta arrivi da Palazzo Chigi. A volte in modo comico.
Ieri, su Twitter, ha cambiato giudizio nel giro di 40 minuti. Prima ha lodato il “suo”governatore: “La Regione Sicilia stanzia 100 milioni per l’assistenza alimentare dei meno abbienti. Complimenti a Nello Musumeci”. Mezz’ora più tardi ha criticato la stessa misura, però adottata dal governo: “Presidente Conte, a che serve l’umiliazione dei buoni e delle derrate alimentari?”.
Accortasi del pasticcio, ha cancellato entrambi i tweet. Troppo tardi.
(da “NextQuotidiano“)
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