QUEL CIALTRONE DI PETE HEGSETH HA APERTO UNA FALLA ENORME NELLA SICUREZZA NAZIONALE AMERICANA: NUOVI GUAI PER LO SVALVOLATO CAPO DEL PENTAGONO
IL SUO NUMERO DI TELEFONO E’ STATO TROVATO SU SOCIAL, SITI DI FANTACALCIO E DI SCOMMESSE SPORTIVE … PER L’EX DIRETTORE DEL CONTROSPIONAGGIO AMERICANO, MIKE CASEY, “CI SONO ZERO POSSIBILITÀ CHE QUALCUNO NON ABBIA CERCATO DI INSTALLARE UN SOFTWARE SPIA SUL SUO TELEFONINO”
Il segretario alla Difesa Pete Hegseth era la porta d’accesso al Pentagono per gli hacker di tutto il mondo. Non bastava aver svelato su una piattaforma non protetta notizie riservate su un attacco militare in Yemen, e neanche aver passato a moglie, fratello e al proprio avvocato piani che un generale gli aveva
inviato su una linea segreta.
Il numero del suo cellulare personale, secondo il New York Times , era sui social, a disposizione dei pirati informatici. È stato trovato su Whatsapp, Facebook, Microsoft Teams, Airbnb, su un sito di fantacalcio e uno di scommesse sportive, dove l’ex conduttore televisivo si era registrato come “PeteHegseth”.
Quel numero è diventato lo stesso utilizzato dal capo del Pentagono per accedere alla piattaforma online Signal, sulla quale ha condiviso con due gruppi informazioni riservate su operazioni militari. La piattaforma non era tra quelle autorizzate dall’intelligence. Nessuno al Pentagono aveva mai usato il proprio cellulare per comunicazioni riservate.
Hegseth ha violato tutti i protocolli creando una falla gigantesca nella sicurezza. Secondo l’ex direttore del controspionaggio americano Mike Casey, «ci sono zero possibilità che qualcuno non abbia cercato di installare Pegasus o un altro software spia sul telefonino di Hegseth». Poche ore prima dello scoop del New York Times , il Wall Street Journal aveva confermato la notizia, uscita a marzo, che Hegseth voleva far partecipare Elon Musk a un briefing in cui si sarebbe parlato di notizie riservate sulla Cina, Paese con cui il capo di Tesla ha forti legami.
Uscita la storia, il capo del Pentagono è andato in paranoia e ha scatenato una caccia alla gola profonda. «Ti attacco a una fottuta macchina della verità», avrebbe urlato all’ammiraglio Christopher Grady, allora presidente ad interim dei Capi di Stato Maggiore Uniti. Hegseth pretendeva una prova che Grady non avesse fatto trapelare la notizia del briefing. […] Da allora cinque consiglieri sono stati cacciati. Il capo dello staff, Joe Kasper, si è dimesso.
Trump, che ha sempre difeso pubblicamente Hegseth, è infuriato. Nessuno sa cos’altro ha combinato il segretario alla Difesa e vorrebbero saperlo subito, prima di doverlo scoprire sui giornali.
(da “la Repubblica”)
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