QUIRINALE, CHI NON CONTROLLA CHI
NON ESISTE LEADER CHE NON TEMI LA MANCATA TENUTA DEI PROPRI GRUPPI PARLAMENTARI
Articolo 67 della Costituzione: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Chi non controlla chi? Nel vorticoso giro di consultazioni in atto non esiste leader, soprattutto nei partiti maggiori, che non ragioni sulla possibile tenuta dei propri gruppi parlamentari davanti alle candidature in gioco, vere o presunte che siano.
Perché, a parte l’esercizio sacro e inviolabile del voto segreto, del succitato articolo 67 – che mette i parlamentari in una botte di ferro senza obblighi nei confronti dei partiti, dei programmi elettorali e perfino di chi li ha eletti – in passato se ne chiese spesso la modifica in senso restrittivo per limitare la tarantella dei cambi di casacca. Però, come è noto, senza esito alcuno.
Sia come sia, da lunedì in avanti si dovranno fare i conti non soltanto con i cosiddetti “cani sciolti” (un centinaio circa tra “Misto” e non iscritti a gruppi) ma pure con la progressiva insofferenza di molti parlamentari “di partito”, quando si tratta di obbedire a scelte calate dall’alto e non condivise.
Questo arcipelago del dissenso comincerà a emergere, probabilmente, nei tre primi scrutini con il quorum a 672 voti, raggiungibile solo con una candidatura di unità nazionale molto forte, ma che al momento non è alle viste (in sostanza, il leggendario Mattarella bis ). Per il resto abbiamo un M5S frantumato a tal punto che perfino l’asse Conte-Di Maio, di cui si parla in queste ore, avrebbe difficoltà a ricomporre.
Problemi simili, seppure in una dimensione più ridotta, li ha Enrico Letta nel Pd dove c’è chi vuole votare Draghi e chi no (si parla di Orlando, Franceschini, Orfini).
Il caso più eclatante di mancata disciplina di coalizione riguarda proprio Silvio Berlusconi. Candidato da Salvini e Meloni che ci mettono il marchio, a patto però che i voti che gli mancano, nella Lega e in FdI, se li procuri lui stesso. Un caso abbastanza bizzarro di merchandising elettorale, che infatti rischia di finire in burletta.
(da agenzie)
Leave a Reply