QUOTE ROSE, DECIDERA’ L’AULA
ITALICUM, FUMATA NERA SULLA PARITA’ DI GENERE: IL VOTO ALLA CAMERA RISCHIA DI SLITTARE… IL GOVERNO SI RIMETTE ALL’AULA
La riforma elettorale torna oggi in Aula a Montecitorio.
La speranza di Matteo Renzi è quella di far approvare il testo in prima lettura tra stasera e domani mattina. “Entro domattina si chiude”, assicura il presidente del Consiglio.
I tempi potrebbero però allungarsi perchè tra i punti controversi in agenda, un’intesa è stata raggiunta solo sulla delega al governo per la definizione dei collegi plurinominali.
L’accordo prevede che i collegi non possono essere inferiori a 120. La riformulazione dell’emendamento prevede ora solo un tetto massimo dei collegi, ma lascia invariati i 25 giorni di tempo assegnati al governo per disegnare i collegi.
Restano invece ancora da disinnescare altre tre mine: il cosiddetto salva-Lega, le candidature multiple e la rappresentanza di genere.
In particolare su quest’ultimo punto il confronto resta molto aspro e per il momento una mediazione appare lontana, con il movimento bipartisan a favore della sua introduzione deciso a non fare passi indietro.
Il comitato dei 9 della commissione Affari costituzionali della Camera, convocato per stamattina, non è stato in grado infatti sinora di sciogliere il nodo sulla parità di genere, con Forza Italia ferma sulla posizione di non apportare alcuna modifica all’accordo Renzi-Berlusconi.
L’Aula, inizialmente convocata per le 11, su richiesta del relatore Francesco Paolo Sisto è slittata quindi alle 14:30, scatenando le proteste dell’opposizione, esclusa naturalmente Forza Italia. Gli emendamenti sulla parità di genere sono stati però nuovamente accantonati.
“Noi dobbiamo tenere una posizione conforme all’accordo, il voto poi è affidato ai singoli parlamentari. Ma sarebbe grave se si usassero gli emendamenti sulla parità di genere per saltare la riforma”, avverte lo stesso Sisto, intervistato da Radio24. “Emendamenti peraltro – aggiunge – che violano dei precetti costituzionali, come dimostrano due sentenze della Corte costituzionale”. “Nessuno – inisiste ancora Sisto – mi ha chiamato stanotte – aggiunge Sisto – non mi risultato cambiamenti rispetto a quanto deciso nell’accordo fatto con il Pd”.
Il governo ha fatto sapere in tarda mattinata che sul tema delle quote rosa si rimetterà all’Aula, mentre sugli altri nodi della legge elettorale rimasti aperti darà parere contrario.
Il Pd, dal canto suo, sarebbe disponibile a una modifica della legge elettorale pro ‘quote’, ma – viene ribadito – deve esserci l’accordo di tutti i sottoscrittori del patto sull’Italicum. La battaglia bipartisan delle donne a Montecitorio, però, va avanti e sarebbero orientate a mettere comunque in votazione, quindi senza ritirarlo, l’emendamento a prima firma Agostini e appoggiato da diverse deputate di vari schieramenti. Molte deputate si sono presentate oggi vestite di bianco, raccogliendo l’appello lanciato da Laura Ravetto di Fi ad indossare qualcosa di bianco per sostenere la parità di genere. Tra loro, Alessandra Moretti e diverse colleghe del Pd ma anche Nunzia De Girolamo di Ncd e Michela Brambilla di Fi.
In assenza di una mediazione che possa coinvolgere anche Forza Italia, per gli emendamenti sulla parità di genere (in tutto sono 4) la sorte pare però segnata. Si andrà , con ogni probabilità , al voto segreto ma sono soprattutto i numeri a ipotecare fortemente l’approvazione degli emendamenti. Il documento-appello pro quote rosa è stato infatti sottoscritto da 90 deputate su 197. Le più nette divisioni si registrano all’interno di Forza Italia, ma anche nel Pd – con le renziane che non hanno appoggiato apertamente la battaglia delle colleghe – manca l’unanimità .
Pallottoliere alla mano, poi, c’è il voto decisivo dei colleghi uomini: su 630 deputati, 433 sono uomini. Tirando le somme, quindi, se ai voti degli uomini si aggiungono quelli delle donne contrarie agli emendamenti pro parità di genere, almeno sulla carta dovrebbero essere circa 500 i voti contrari, fatti salvi quei deputati maschi che si sono detti, almeno ufficialmente, favorevoli alla battaglia ‘in rosa’.
Ma è in particolare l’emendamento che prevede la pari rappresentanza per i capilista a mobilitare i deputati uomini contro il voto favorevole.
(da “La Repubblica“)
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