RAGGI A FINE CORSA: SENZA MAGGIORANZA E TRAVOLTA DAGLI SCANDALI
L’ENNESIME DIMISSIONI DI UNA CONSIGLIERE GRILLINA NON GARANTISCONO PIU’ UNA MAGGIORANZA IN CAMPIDOGLIO
Un giorno è la Parentopoli grillina a scuotere il Campidoglio. Quello dopo sono le dimissioni di Gemma Guerrini, ormai ex consigliera 5S, a far franare il terreno sotto i piedi della sindaca Virginia Raggi. Insomma, in questo finale di consiliatura, a palazzo Senatorio non c’è pace.
Tanto più all’interno della maggioranza, che da ieri non può più essere definita tale: con l’addio della pentastellata di Trastevere, gli eletti del Movimento in Assemblea capitolina sono diventati 24 e le opposizioni lavorano già alla mozione di sfiducia che potrebbe mandare gambe all’aria l’amministrazione 5 Stelle.
Pd, Fratelli d’Italia e Lega da ieri hanno preso a lavorare per capire se ci sono i numeri necessari a far cadere la prima cittadina. Il capogruppo del Carroccio, Maurizio Politi, lo dice apertamente: “Dobbiamo valutare questa mossa con chi è uscito dal M5S. Se non sono interessati alla poltrona, possono siglare con noi la mozione ” .
È partita la raccolta firme per far terminare in anticipo l’esperienza da sindaca di Virginia Raggi, adesso costretta a garantire costantemente la propria presenza in aula Giulio Cesare per evitare il tracollo immediato.
Prima verranno sondati i fuoriusciti dal Movimento, poi la fronda interna. Tra i 24 grillini superstiti la defezione è infatti un vizio. Nell’attuale maggioranza c’è l’ondivago presidente del consiglio comunale, quel Marcello De Vito a cui il capogruppo 5S, Giuliano Pacetti, due settimane fa ha rivolto un sonoro ” fai schifo ” per aver votato la mozione sulle licenze dei bancarellari con le opposizioni.
Poi ci sono gli scontenti: Enrico Stefà no, Angelo Sturni, Donatella Iorio e Marco Terranova. Nelle prossime ore partirà il corteggiamento ai quattro consiglieri grillini dissidenti, contrari al bis di Raggi e aperti al dialogo con il fronte del centrosinistra.
Poi, finito il giro di chiamate, si deciderà . “Farsi bocciare la mozione di sfiducia finirebbe solo per rafforzare la sindaca”, si ragiona tra gli scranni del Pd e Fratelli d’Italia.
“Ma Virginia si rafforzerebbe anche se venisse sfiduciata. I romani non capirebbero”, replica Paolo Ferrara, ex capogruppo 5S. E poi giù di nuovo a fare i conti.
Dall’inizio della consiliatura, il Movimento ha perso Cristina Grancio, ora con i socialisti, Monica Montella, Agnese Catini e Simona Ficcardi, appena passata ai Verdi. Ieri ha preso il volo verso il gruppo misto anche Gemma Guerrini: “Nel 2019 mi sono dimessa dalla vicepresidenza del consiglio della Città metropolitano – ricorda subito dopo aver lasciato i 5S – e nessuno mi ha cercato per un confronto. Non supporterò nessuna forza che supporti Virginia Raggi alle prossime Comunali. Oggi nessun partito esistente mi rappresenta. Il Movimento? È un sogno che non esiste più, finito con l’espulsione dei parlamentari che si sono rifiutati di votare la fiducia al governo Draghi. Poi è arrivato anche il placet della sindaca all’esecutivo. Un errore”.
Proprio come la delibera sui bilanci di Ama che approderà in aula domani: ” Non la voterò – anticipa Guerrini – non mi tornano diverse cose in quegli atti. Io sono una persona semplice. Per me due più due fa quattro. E uno vale uno? Sì. E uno più uno fa due e via di questo passo. La Parentopoli di Lemmetti e della fidanzata? Il parere va chiesto alla sindaca. Se va bene a lei, va bene a tutti. Ma resta una cosa di basso livello, da soap opera sudamericana”.
(da agenzie)
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