RAI, BRUNO VESPA “CONSIGLIERE” DI MELONI
IN RAI I MELONIANI ORA ROSICANO… L’OTTANTENNE GIORNALISTA HA SPODESTATO ROSSI, GIULI & C.
Molti rosicano. E di brutto. Si sentono scavalcati. “Ma come, una vita di militanza, poi arriva lui e in un batter di ciglio diventa il più ascoltato da Giorgia?”, sono le voci che si levano dal variegato universo dei giornalisti Rai tendenti a destra. Che non sono pochi.
Nicola Rao, Angelo Mellone, Paolo Corsini, Paolo Petrecca, Pierluigi Diaco, Angelo Polimeno Bottai, solo per dirne alcuni, ma nelle redazioni ci sono interi eserciti, schierati a falange.
Che ora rimuginano tutti appassionatamente contro Bruno Vespa, diventato il principale consigliere politico di Giorgia Meloni.
I suoi suggerimenti, d’altronde, grondano settimanalmente anche dai suoi editoriali sul Qn. Ruolo che prima si dividevano ex aequo l’ex consigliere Giampaolo Rossi e il giornalista Alessandro Giuli, ora entrambi fuori dall’azienda: il primo sempre sul punto di rientrare e il secondo nominato alla guida del Maxxi.
E così, con Gennaro Sangiuliano pure uscito per fare il ministro, s’è inserito Vespa, facendo imbufalire i destrorsi Rai che reclamano ruoli, posti, visibilità.
“Se non sfruttiamo il momento adesso, allora quando?”, si chiedono i meloniani, parafrasando Pirandello. E invece sembra che la premier, di fronte a questuanti di ogni genere e grado, abbia preferito l’usato sicuro del buon vecchio Bruno. Ormai diventato così potente da decidere da solo anche l’ospitata di Zelensky a Sanremo.
La bollinatura di Palazzo Chigi è arrivata con la scelta dell’ad Carlo Fuortes – ora gioco forza assai sensibile ai “desiderata” meloniani – di affidargli una striscia informativa in prima serata subito dopo il Tg1 delle 20, lo spazio che un tempo fu del Fatto di Enzo Biagi.
In una fascia, l’access prime time, di enorme ascolto. Così, giusto per sparare un missile terra-aria tra i piedi del Tg2 Post (tanto ormai Sangiuliano non c’è più) e soprattutto di Marco Damilano, conduttore di altra striscia su Rai3.
“Serve un riequilibrio a destra: se Damilano legge la giornata con le lenti del Pd, su Rai1 serve una narrazione vicina alla maggioranza”, spiega un’autorevole fonte di Viale Mazzini. Da zero a due strisce in pochi mesi, quando la medesima opportunità fu negata (da Mario Orfeo) a Milena Gabanelli, motivo per cui lasciò la Rai nel 2017.
E dunque
Vespa sia, nonostante conduca già tre serate a settimana di Porta a Porta, il suo programma storico, in onda dal 22 gennaio 1996. Col conduttore abilissimo a sfuggire al famigerato tetto dei 240 mila euro introdotto alla fine del 2016. Quando l’allora dg Antonio Campo Dall’Orto bussò alla sua porta per rimodulare lo stipendio da 1 milione e 900 mila l’anno, si trovò davanti alla seguente obiezione: “Ma quale giornalista, io sono un artista! Porta a Porta non fa solo informazione, ma intrattenimento. E poi io non sono dipendente, ma esterno”.
Dopo essersi licenziato, infatti, dal 2001 Vespa versa i contributi non più all’Inpgi, ma all’Enpals, l’ente dei lavoratori dello spettacolo. Nonostante le obiezioni dell’Usigrai secondo cui il suo è un programma giornalistico, tanto che da lì son passati diversi cronisti che poi hanno fatto causa all’azienda (con testimonianze a favore proprio di Vespa).
Non è l’unico: Giovanni Floris fece lo stesso con Ballarò, passando da interno a esterno per guadagnare di più. Dopo diversi tagli, il contratto di Vespa è stato poi ridotto a 1 milione e 200 e ora a 1 milione. “Un’azienda che affida a un solo soggetto la conduzione di tutto l’approfondimento di Raiuno dà l’impressione di non avere altra scelta. Non vorremmo che Vespa diventasse un genere”, fa notare il sindacato. E con la striscia si darà pure la linea da solo: ci rivedremo tra un paio d’ore a Porta a Porta.
(da Il Fatto Quotidiano)
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