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REDDITO DI CITTADINANZA O MEGLIO REDDITO MINIMO GARANTITO: CERCHIAMO DI FARE CHIAREZZA

COME FUNZIONA, I COSTI REALI E LE COPERTURE POCO CREDIBILI

Il reddito di cittadinanza è stato certamente uno degli aspetti fondamentali per la vittoria del Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche del 2018, con le quali i pentastellati si sono affermati come primo partito in Italia.
Probabilmente però ancora oggi ci sono persone che non hanno capito cos’è e come funziona il reddito di cittadinanza; come raccontato da La Gazzetta del Mezzogiorno, infatti, molte persone nel Sud Italia – specialmente in Puglia – si sono presentate ai CAF locali chiedendo il modulo per la richiesta del reddito di cittadinanza.
Allorchè gli operatori hanno dovuto spiegare loro che il reddito di cittadinanza, al momento, è solamente una proposta fatta in campagna elettorale e che non è detto che si realizzi.
L’unico sostegno per la povertà  che si può richiedere attualmente, infatti, è il REI 2018, il reddito di inclusione introdotto dall’ultimo Governo di Centrosinistra.
Per il reddito di cittadinanza, invece, ci sarà  ancora molto da attendere; ad oggi, infatti, non sappiamo neppure se Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle, otterrà  dal Presidente della Repubblica Mattarella l’incarico di formare un nuovo Governo.
Ma come funziona questo strumento in grado di attrarre buona parte dell’elettorato scontento dalle politiche degli ultimi anni? Scopriamolo di seguito.
Cos’è il reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza non è altro che uno strumento di sostegno economico rivolto alle famiglie con un reddito inferiore alla soglia di povertà .
A queste famiglie, quindi, il reddito percepito verrà  integrato di una certa somma fino ad arrivare ad una determinata soglia, variabile a seconda della composizione del nucleo familiare. Lo stesso vale per i pensionati; questi infatti dovranno percepire più dell’attuale pensione minima e di conseguenza l’importo mensile verrà  integrato fino a quando l’assegno non supererà  la soglia di povertà  indicata dall’ISTAT. Per maggiori informazioni in merito potete consultare la nostra guida sulla pensione di cittadinanza.
Di reddito di cittadinanza se ne parla dal lontano 18esimo secolo; un reddito uguale per tutti, non soggetto ad alcuna condizione. In Italia se ne è cominciato a discutere con l’ascesa politica del Movimento 5 Stelle che lo ha presentato nel proprio programma elettorale del 2013.
In realtà  c’è da dire che quello del Movimento 5 Stelle è un progetto che non presenta le caratteristiche del reddito di cittadinanza, poichè è più affine a quello del reddito minimo garantito.
Infatti, nella concezione del M5S questa misura è utile per garantire un sostegno economico ai soggetti che vivono al di sotto della soglia di povertà . Il reddito di cittadinanza, invece, dovrebbe essere garantito indistintamente a tutti i cittadini, anche quelli appartenenti alle fasce più alte. Ecco perchè è più corretto parlare di reddito minimo garantito
Gli importi
Come anticipato, è l’ISTAT a stabilire una soglia di reddito sotto la quale qualunque cittadino si trova in una situazione di povertà . L’attuale soglia è di 780€, importo del reddito di cittadinanza promesso dal Movimento 5 Stelle.
Questo importo naturalmente varia a seconda della situazione economica dell’interessato; ad esempio, chi ha reddito pari a 0 percepirà  l’assegno nella misura piena, mentre chi ha uno stipendio di 400€ al mese ne riceverà  solamente un’integrazione pari a 380€.
Questo importo, inoltre, aumenta per i nuclei familiari con più componenti, dove ci sono anche dei figli. Come confermato da Di Maio in campagna elettorale, infatti, il Movimento 5 Stelle darà  1.630 euro alle famiglie in difficoltà , con almeno due figli a carico, dove nessuno dei genitori ha un lavoro.
Ecco nel dettaglio gli importi previsti dal provvedimento depositato nel 2013 dal Movimento 5 Stelle:
2 componenti (genitore solo): 1.014€;
2 componenti: 1.170€;
3 componenti (genitore solo): 1.248€;
3 componenti: 1.404€;
4 componenti (genitore solo): 1.482€;
4 componenti: 1.638€
5 componenti (genitore solo): 1.716€;
5 componenti: 1.872€.
Requisiti
Chiarito l’aspetto linguistico, è importante capire a chi sarebbe destinato il supporto economico, quali sono i requisiti per accedervi.
Come si legge nella proposta di legge, hanno diritto a richiedere e percepire il reddito di cittadinanza tutti i soggetti che alla data di entrata in vigore della presente legge
hanno compiuto 18 anni;
sono residenti sul territorio nazionale;
percepiscono un reddito netto inferiore ai 7.200€ annui
Un contributo per i cittadini italiani, ma anche per gli stranieri purchè
risiedono sul territorio italiano da almeno 2 anni;
nell’ultimo biennio hanno lavorato in Italia per almeno 1000 ore
titolari di un reddito netto pari o superiore a 6000 euro complessivi percepiti nei due anni precedenti a quello della fruizione dei benefici di cui alla presente legge.
I 780 euro mensili (9.360€ l’anno) del reddito di cittadinanza, in sostanza, andrebbero versati integralmente ai soli disoccupati; coloro invece, che pur avendo un reddito, si trovassero al di sotto della soglia dei 780 euro avrebbero diritto alla somma necessaria al raggiungimento di tale soglia.
Così come il REI 2018, anche per beneficiare del reddito di cittadinanza bisogna partecipare ad un piano di reinserimento nel mondo del lavoro. Nel dettaglio, la proposta del Movimento 5 Stelle prevede che i beneficiari si iscrivano ai centri per l’impiego; questi inoltre dovranno dimostrare che passano almeno due ore al giorno per la ricerca di un lavoro. Per aumentare le possibilità  di trovare un impiego stabile ci saranno dei corsi di qualifica professionale da frequentare.
Allo stesso tempo bisognerà  offrire la propria disponibilità  per la partecipazione a progetti utili alla collettività , per un totale di 8 ore a settimana.
Inoltre è molto importante che il beneficiario del reddito di cittadinanza accetti uno dei primi tre lavori che gli vengono offerti, pena la perdita del beneficio.
Coperture finanziarie e critiche
Per ciò che concerne le coperture finanziarie atte al sostenimento della proposta, secondo i calcoli del M5S, il reddito di cittadinanza costerebbe allo Stato circa 20 miliardi l’anno.
Da più parti, tuttavia, sorgono dubbi sui calcoli pubblicati dai pentastellati e sulla reale capacità  di trovare le giuste coperture per sostenere un progetto simile.
Altro appunto critico sollevato dai detrattori della proposta di legge riguarda il disincentivo al lavoro che il reddito di cittadinanza potrebbe favorire.
Per allontanare questo pericolo, il testo redatto dal M5S prevede le seguenti misure.
Il beneficiario in età  non pensionabile ed abile al lavoro o qualora disabile in relazione alle proprie capacità , perde il diritto all’erogazione del reddito di cittadinanza al verificarsi di una delle seguenti condizioni:
non ottempera agli obblighi di cui all’articolo 11 della presente legge (“fornire disponibilità  al lavoro presso i centri per l’impiego territorialmente competenti e
accreditarsi sul sistema informatico nazionale per l’impiego”);
sostiene più di tre colloqui di selezione con palese volontà  di ottenere esito negativo, accertata e dichiarata dal responsabile del centro per l’impiego;
rifiuta nell’arco di tempo riferito al periodo di disoccupazione, più di tre proposte di impiego ritenute congrue ai sensi del comma seguente, ottenute grazie ai colloqui avvenuti tramite il centro per l’impiego o le strutture preposte di cui agli articoli 5 e 10;
qualora a seguito di impiego o reimpiego receda senza giusta causa dal contratto di lavoro, per due volte nel corso dell’anno solare
È economicamente realizzabile?
Visto che allo stato attuale il Reddito di Cittadinanza andrebbe a interessare 9 milioni di italiani, l’ISTAT ha stimato in 16,9 miliardi l’anno i costi necessari mentre l’INPS ha parlato invece di 30 miliardi.
Quasi a fare la media, il Movimento 5 Stelle nel presentare il suo provvedimento ha parlato di 20 miliardi per poter far funzionare il Reddito di Cittadinanza. Vediamo allora come hanno pensato di trovare questa cospicua somma.
Riduzione detrazioni Irpef (5,3 miliardi)
Divieto di cumulo pensionistico tra redditi autonomi e redditi da lavoro dipendente, la riduzione dei costi degli organi costituzionali ed il taglio ai dividendi di Banca d’Italia (5 miliardi)
Centralizzazione degli acquisti (2,5 miliardi)
Tassazioni banche e assicurazioni (2 miliardi)
Tassazioni sulle trivellazioni (1,5 miliardi)
Fondo per il sostegno alla povertà  (1,5 miliardi)
Tassazione sul gioco d’azzardo (1 miliardo)
Riduzione indennità  parlamentari (60 milioni)
Soppressione enti inutili (500 milioni)
Taglio auto blu (400 milioni)
Taglio ai finanziamenti ai partiti (20 milioni
Taglio finanziamento all’editoria (23 milioni)
Concessioni autostradali (140 milioni)
Riduzione pensioni d’oro (150 milioni)
Taglio del 50% dei vitalizi (150 milioni)
Riduzione affitti d’oro (250 milioni)
Eliminazioni contributi statali per le intercettazioni (29 milioni
Il totale di tutte queste voci porta a un tesoretto da 20,5 miliardi che potrebbero così finanziare il Reddito di Cittadinanza. Scorrendo però i vari punti, sono diversi i dubbi che sorgono spontanei.
In sostanza si tratterebbe di 13 miliardi di tasse e di 7 miliardi di tagli, con un aumento della pressione fiscale stimabile all’1%. Le voci più sostanziose poi andrebbero incontro a problematiche di vario tipo
I tagli alle detrazioni Irpef soprattutto per i redditi superiori ai 90.000 euro, è una misura che spesso si è tentato di applicare. Il governo Letta riuscì a portare in cassa 2 miliardi, il Movimento 5 Stelle conta a quasi triplicare quella cifra. Impresa difficile.
Il divieto di cumulo delle pensioni potrebbe incontrare delle problematiche legali, mentre il risparmiare 2,5 miliardi tagliando la spesa per l’acquisto di beni e servizi è anche questa un’impresa spesso provata in precedenza però mai riuscita a fondo.
Appaiono poco realizzabili anche l’aumento delle tasse sulle trivellazioni, sul gioco d’azzardo, sulle banche e assicurazioni oltre che i tagli alle auto blu e alla soppressione degli enti inutili: difficilmente si potrebbero portare in cassa le somme stimate dal piano dei 5 Stelle.
Molto più fattibili sono i vari tagli ai costi alla politica oppure ai finanziamenti dei partiti o all’editoria. Il problema è che tutta questa serie di voci danno nel loro insieme una parte minoritaria del totale del gettito ipotizzato.
In pratica, non è impossibile trovare i 20,5 miliardi necessari per rendere attuativo il Reddito di Cittadinanza, ma le voci più cospicue tra quelle ipotizzate tra le entrate potrebbero essere di difficile attuazione.
Il rischio è che si potrebbe ripresentarsi una situazione simile a quella che si è venuta a creare a Roma. Pochi giorni fa infatti la sindaca pentastellata Virginia Raggi ha chiesto allo Stato 1,8 miliardi allo Stato per affrontare la questione delle periferie.
Il problema è che in campagna elettorale la Raggi aveva promesso 1,2 miliardi di tagli agli sprechi, mentre ora dopo un anno batte cassa visto che con ogni probabilità  di sforbiciate ce ne sono state molto poche.
Alla fine quindi il progetto del Movimento 5 Stelle non appare necessitare di costi fuori dalla portata, solo che le soluzioni pensate per trovare questi soldi potrebbero non essere idonee e di difficile realizzazione, con l’intero progetto che quindi potrebbe rischiare poi di naufragare.

(da “Money”)

This entry was posted on domenica, Marzo 25th, 2018 at 20:46 and is filed under elezioni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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