REGIONALI: QUANDO FINIRA’ IL MERCATO DELLE VACCHE DEI CANDIDATI?
SE IL PDL E’ CONVINTO DI PRENDERE VOTI PER QUELLO CHE HA FATTO, PERCHE’ IL PREMIER CERCA CANDIDATURE “DI GRANDE IMPATTO MEDIATICO” E NON POLITICI?…..PRIMA LE VELINE, ORA I MEZZOBUSTI TV, MA UN POLITICO ONESTO E CON UN CERVELLO NON LO TROVANO MAI?…E PERCHE’ QUANDO LO CANDIDANO GLI FANNO LA GUERRA?
Assistiamo da giorni a una indecente bagarre in vista delle candidature alle presidenze regionali, a destra come a sinistra: l’individuazione delle personalità più idonee a ricoprire la carica di governatore invece che essere ispirata a criteri di capacità , competenza e onestà , si è trasformata in un mercato delle vacche, tra chi gioca al rialzo e chi si offre a prezzi scontati.
A parte poche eccezioni in cui i candidati erano stati designati da tempo, maturando almeno un approfondimento del programma da sottoporre all’elettorato, nella maggioranza dei casi i candidati futuri governatori pare nascano da alleanze, selezioni correntizie, accordi trasversali, ricatti politici, imposizioni dall’alto.
Dove aver obbligato l’elettore a non scegliersi neanche chi inviare in parlamento, imponendogli solo di confermare una lista calata dall’alto, senza poter esprimere una preferenza, i partiti della presunta “seconda repubblica” continuano di fatto gli intrallazzi della prima.
Passi al limite la controversia che può nascere tra candidati con diverse impostazioni politiche (vedi caso Vendola in Puglia), ma suscita in noi grande preoccupazione la tesi di voler “cedere” candidature locali per scelte romane, laddove l’uscente godeva di ampi consensi (vedi caso Galan nel Veneto, svenduto alla Lega) o di ricercare e rincorrere solo una immagine e non una sostanza.
I due maggiori partiti che rivendicano il bipolarismo alla fine si sono impantanati nella palude dei rapporti con il centro, da cui alla fine dipendono, a dimostrazione della loro incoerenza.
L’importante è solo vincere e conquistare potere, lasciamo perdere la palla dei programmi, cui non crede più neanche la massaia di Voghera.
Che senso ha prendersela con l’Udc, quando Casini da mesi aveva annunciato quale sarebbe stata la sua legittima strategia?
Ha rifiutato a suo tempo la strategia di annessione alle truppe di Arcore, ha rischiato di scomparire, ha resistito con il suo 6,5% e giustamente ora si diverte a dettare le regole.
Ha sbagliato piuttosto chi ha dato le chiavi di casa ai ricattatori che hanno il 9%, cacciando a suo tempo Casini e Storace che insieme garantivano gli stessi voti.
Ma è la selezione della classe dirigente pidiellina a far acqua da tutte le parti: vi sono regioni dove, in poche settimane, si saranno bruciate una decina di candidature, altre dove il vertice del Pdl insisteva a proporre candidati inquisiti per camorra, altre ancora dove si è regalata la candidatura a leghisti che portavano in dote un patetico 10% (vedi Cota in Piemonte).
Il “confusionismo” impera ancora in queste ore, si minaccia di far saltare il banco con Casini, ma poi si va da Ruini e si arriva a più miti consigli.
Si attacca, come Tafazzi, la Polverini, una delle poche che almeno ha una testa solida, solo per fare un dispetto a Fini.
Per arrivare alla solita aberrazione: il dover valutare candidature “non politiche”, come ha detto il premier ieri, ma “di grande impatto mediatico”. Quindi in Puglia, dove pur vi sarebbero politici di rango come la Poli Bortone e Mantovano, tanto per citarne due, il massimo sarebbe candidare il mezzo busto tv Attilio Romita, conduttore impomatato del Tg1.
Non sono bastate le esperienze dei Badaloni e dei Marrazzo a sinistra, richiamo per le allodole: Silvio, costretto a rinunciare alle veline dopo le note vicende, ricomincia a sentirsi a Mediaset.
Se ha una classe dirigente penosa è anche a causa sua, non cerca teste, ma solo signorsì e poi ne paga le conseguenze.
Basti pensare al livello di un Pera, di un Martino, di un Alfredo Biondi e poi ritrovarsi un Cicchitto, un Lupi e un Bondi…
A quel punto cercare “personalità di impatto mediatico” vuol solo dire non aver saputo far crescere una classe dirigente autonoma e preparata, ma solo zelanti maggiordomi.
E che una seduta del consiglio regionale della Puglia, un domani, debba essere aperta da un tale che era abituato ad annunciare i titoli del Tg1, la dice lunga su un futuro Pdl, vedovo Berlusconi.
Alla politica del fare (spesso cazzate), preferiamo quella dell’operare dopo aver ragionato.
Oltre che del rispetto del popolo del centrodestra che non vuole comparse tv, ma qualificati e capaci protagonisti della politica.
Il calciomercato, se qualcuno non riesce proprio a farne a meno, lo faccia da presidente del Milan, non da presidente del Consiglio.
Leave a Reply