RENZI A BRESCIA AMMETTE: “C’E’ UN DISEGNO PER SPACCARE L’ITALIA”. E’ VERO, E’ IL SUO
CONFINDUSTRIA IN SOLLUCCHERO: “SIAMO CON LUI”
“Le dinamiche parlamentari le vedremo alla Camera nelle prossime settimane, nei prossimi giorni. Se ci sarà bisogno di mettere la fiducia la metteremo. L’importante è che la fiducia non la perdano quelli che devono creare lavoro in Italia”.
Con i soliti luoghi comuni il premier Matteo Renzi ha aperto una giornata dedicata ai temi del lavoro e dell’economia.
Il presidente del Consiglio questa mattina era a Brescia per prendere parte all’assemblea della Confindustria locale con Giorgio Squinzi.
In pratica come se fosse a casa sua.
E dal palco dell’assemblea ha sottolineato la necessità di portare avanti le sue sedicenti riforme: “Si è aperta un’opportunità pazzesca, non coglierla sarebbe un errore gravissimo. Se facciamo ciò che siamo in grado, l’Italia dei prossimi anni sarà locomotiva in Europa. Ma bisogna aver coraggio di dire che è finito il tempo dei si farà : ora o mai più. Ecco il senso dell’urgenza che muove me e il mio governo”.
Forse l’opportunità si sara’ aperta per lui e suoi rappresentati, il popolo italiano non ha avuto certo benefici dalla sua “annuncite”.
Altro che locomotiva dell’Europa, con certe nomine sembriamo un vecchio treno a vapore che annaspa anche in pianura.
Poi replica a Scalfari: “Non c’è un uomo solo al comando: c’è un popolo che chiede di cambiare per sempre”. Come no, infatti non lo ha mai eletto.
E poi l’autocritica incoscia: “C’è un disegno per spaccare in due l’Italia, dividerla fra padroni e lavoratori. Io dico no al rischio di rendere il lavoro il luogo dello scontro politico. E’ un’idea che ha bloccato l’Italia in questi anni. ”
Ma come, se fino a ieri diceva che è la concertazione la causa di tutti i mali, ora ricambia idea.
Quanto al disegno di spaccare l’Italia aumentando le differenze tra ricchi e poveri, è vero: è il suo scopo da quando è stato insediato per conto terzi.
Non a caso Squinzi si contorceva dai sorrisi.
Tra gli strumenti del cambiamento, il presidente del Consiglio cita anche l’Italicum. Per il premier, con la riforma della legge elettorale, sapere chi vince non deve essere “più un terno al lotto”.
Infatti basta far fuori tutte le opposizioni e chi vince comanda come nei regimi militari, grande conquista democratica…
E infine ha parlato anche della ‘tassa dei comuni’: “Ci sarà nel 2015 una sola tassa, è una tassa della città , c’è in tutto il mondo, che comprende anche la discussione sui capannoni, che sarà affidata al sindaco di quel comune e non vedrà più lo stato metterci bocca”.
Ottimo, così la responsabilità di tassare gli italiani cadrà tutta sui Comuni: prima gli sottrae ogni entrata statale, poi gli dice “aumentate pure voi le imposte locali, cosi i cittadini si incazzeranno con voi e non con me”.
Veramente un grande statista.
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