RENZI, LA FREGATURA E’ SOTTO L’ALBERO
DOMANI NEL CONSIGLIO DEI MINISTRI PRENATALIZIO JOBS ACT, DECRETO ILVA, MILLEPROROGHE E NOMINE
“Da grande voglio fare l’estintore”. Eccola lì, che arriva la battuta di Matteo Renzi. Che poi, tanto battuta non è. Domenica sera, studio di Fabio Fazio, Che tempo che fa. Il premier in versione pre-natalizia cambiaverso: da Rottamatore a estintore.
Nella fattispecie è occupatissimo a estinguere il dissenso, il lavoro parlamentare comunemente inteso, e pure lo spirito critico generale.
Arma di distrazione di massa: il grande gioco del Quirinale (le grandi manovre ci sono, ma ovviamente sotto traccia). Sul tavolo del governo domani ci saranno una serie di provvedimenti non secondari. Prima di tutto i decreti attuativi del jobs act.
Ufficialmente a Palazzo Chigi stanno finendo di lavorare al testo.
Il governo sta tenendo il più possibile coperte le sue intenzioni. “Non sarà una vigilia di pace”, li preannunciava alla Camusso Renzi durante la cerimonia degli auguri di Napolitano alle autorità .
L’ipotesi è di non distinguere le fattispecie dei licenziamenti disciplinari, in maniera da chiarire quali possono avere diritto al reintegro.
Promessa che il governo aveva fatto alle minoranze Pd. Ma lasciare al giudice solo il compito di decidere se il fatto materialmente sussiste.
Un modo per restringere al minimo lo spazio per il reintegro. Ancora sul tavolo anche il licenziamento per scarso rendimento. Che non piace alle minoranze. Mentre si discute sull’entità dell’indennizzo.
Tra i decreti arriva anche un Mille-proroghe. E poi, c’è quello sull’Ilva.
Così lo annunciava il premier al Foglio: “Ci permetterà di salvare l’Ilva”.
I timori che si addensano sul provvedimento però sono tanti: il sospetto è che il governo voglia nazionalizzarla, dividendo i rami di azienda, e lasciando allo Stato gli oneri, come i debiti e le bonifiche.
A Palazzo Chigi stanno lavorando anche a un altro provvedimento, sulla città di Taranto. Non finisce qui. Domani si attendono alcune nomine importanti.
Prima di tutto, a capo dell’Arma dei Carabinieri dovrebbe arrivare il Generale Tullio Del Sette, capo di gabinetto del ministro Pinotti.
Con buona pace dell’uscente Gallitelli, che, per quanto ufficialmente pensionato al 31 ottobre, voleva il tempo, prima di essere sostituito, di aspettare il prossimo inquilino del Quirinale e cercare di diventarne il consigliere militare.
Atteso anche il nuovo Comandante dell’Esercito. E il nuovo Avvocato di Stato. Scaduto Michele Dipace, si cerca il sostituto.
Possibile uno degli attuale vice, Giuseppe Fiengo, Massimo Massella Ducci Teri, Salvatore Messineo.
In pole, Massella. In alternativa, l’avvocato del Mef, Capo ufficio del coordinamento legislativo, Carlo Sica.
Nel frattempo, continua il gioco di strategia sul Colle. “L’intervista di Berlusconi a Repubblica è stata importante”, commentavano ieri a Palazzo Chigi.
È stato lo stesso Renzi a chiedere a Verdini di farla.
Il capo di FI ha detto: “Il problema non sono le radici politiche. Ma che sia un garante”. E sottolineando che non fa parte del Nazareno: “Dico solo che votando insieme la Costituzione, si può votare insieme anche per il Quirinale”, con il concorso di tutti, e quindi Fi ma anche Lega e M5S.
Niente veti, ha detto il presidente del Consiglio. E veti l’ex Cavaliere non ne pone. Allineato, pure nel metodo.
Il premier un nome secco, che sarà messo ai voti a partire dalla quarta “chiama” quando basterà la maggioranza assoluta.
Ieri l’ha detto pure al brindisi al Nazareno con i deputati Pd: “Non dobbiamo dividerci”.
Anche se i franchi tiratori sono messi in conto. Mentre nel borsino quotidiano crescono le quotazioni di Padoan (come tecnico), ieri pure al brindisi dem, unico ministro non del partito, Sabino Cassese (come non politico), di Pierluigi Castagnetti (come cattolico) e di Piero Fassino.
Come cresce la tela di chi vuole usare Prodi contro il Nazareno.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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