RENZI NON MOLLA ELLY, CONTE AVVERTE IL PD: “NON SIAMO CESPUGLI”
COALIZIONE A RISCHIO ANCHE IN EMILIA E IN IN UMBRIA
“No ragazzi, questo non va bene. Fatelo togliere. Ci vuole l’Inno nazionale”. Matteo Renzi, mentre si prepara ad aprire l’Assemblea nazionale di Italia Viva all’Hotel Parco dei Principi di Roma, blocca le note della canzone introduttiva, + 1 di Fulminacci, con passaggi persino troppo allusivi alla confusione del momento (“Aspetterò il momento, senza sapere qual è”) per farsi introdurre da un più eroico “Fratelli d’Italia…”.
La lista Riformisti uniti per la Liguria (composta da Iv, +Europa e Socialisti) è fuori dalla coalizione che appoggia Andrea Orlando. Dopo giorni e giorni di trattative, alla richiesta di lasciare fuori i candidati renziani, Raffaella Paita ha annunciato che Iv si ritirava dalla coalizione. “Quando mi è stato chiesto di togliere dalla lista dei riformisti 10 nomi, depennati solo perché esponenti di IV, ho capito che avevano ceduto al diktat di Conte”, ha spiegato. Mentre +Europa ha parlato di “killeraggio politico”. Anche i loro candidati sono rimasti fuori, mentre due del Psi sono stati recuperati in una civica.
Orlando è arrabbiatissimo, dopo aver provato fino all’ultimo a tenere tutti dentro: “Con Iv, uno strappo che si poteva evitare. Le Regionali sono uno stress test”, dice a sera. Mentre Renzi anche ieri ha provato a tenere un profilo ancora dialogante con Elly Schlein: “Il Pd ci ha detto ‘il veto dei 5 Stelle non lo reggiamo’. Ma l’obiettivo di Conte non siamo noi, ma Elly Schlein perché ritiene che Schlein possa fare la presidente del Consiglio. Io sono per una posizione molto secca: il leader del primo partito della coalizione fa il candidato premier”.
Di fatto però, ieri non ha fatto la mossa che in molti si aspettavano: cedere il partito a Maria Elena Boschi, farsi di lato, per rendere più facile l’entrata di Iv nel campo largo. Una strategia preparata negli ultimi mesi, con l’ex ministra delle Riforme, frontwoman per i renziani della battaglia contro l’Autonomia differenziata e anche con la firma sul referendum per la cittadinanza, una battaglia decisamente di sinistra.
Ma a questo punto il fu Rottamatore ha capito che il campo largo è un’utopia, che – ancora una volta – tra lui e Conte, la segretaria del Pd sceglie Conte. E dunque, meglio tenersi qualche carta di riserva. Tanto che proprio ieri sceglie di ribadire che Iv farà i comitati per il No al referendum sul Jobs Act. Provvedimento storico del suo governo, che provocò l’uscita di Schlein dal Pd.
Il punto, però, non è solo la coalizione per le Politiche, ma anche le consultazioni regionali in arrivo: Emilia-Romagna e Umbria. Dove i renziani appoggiano rispettivamente Michele De Pascale e Stefania Proietti (che però è un caso particolare, visto che si tratta di una candidata civica con moltissime liste in appoggio).
Ieri Conte ad Accordi e Disaccordi ha chiarito: “Ad Andrea Orlando, come al Pd, abbiamo detto: non è possibile in Liguria imbarcare chi il giorno prima era a sostegno di Bucci”. Ma poi ha fatto un passo successivo: “Io ci faccio dieci partite a pallone con Matteo Renzi. Ma la politica non la possiamo fare con lui. Matteo Renzi, pur essendo parlamentare, tenacemente volendo stare in Parlamento, si fa pagare da governi stranieri. Come potete pensare che noi si possa governare con Matteo Renzi?”.
Il preludio, insomma, a fare per l’Emilia lo stesso ragionamento che ha fatto per la Liguria, pretendendo l’uscita dei renziani dalla coalizione, con l’appoggio di Avs. Per ora, sia dal Movimento che dai rossoverdi la versione ufficiale è “adesso pensiamo alla Liguria”. Ma poi il ragionamento si amplia: “In Emilia si vota il 17 e 18 novembre, le liste si fanno un mese prima”. Dunque c’è tempo. Ma “la questione va risolta una volta per tutti”. E a sentire Conte, non è detto che finisca bene: “Non si può andare avanti a colpi di ipocrisia, ci sono dei problemi col Pd perché il pensiero che non viene esplicitato è: noi del Pd possiamo arrivare anche al 30% e tutte le altre forze politiche si predisporranno a fare i cespugli, per consentirci di governare in alternativa alla Meloni”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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