RENZI SI TIENE I LUPI: PER ORA NON LO SCARICA, SPERA CHE SE NE VADA DA SOLO
LA MOZIONE DI SFIDUCIA DELL’OPPOSIZIONE PRONTA IN PARLAMENTO… IL PREMIER STA ZITTO PER NON ROMPERE CON NCD… E NE APPROFITTA PER ATTACCARE I GIUDICI
“Lo Stato non dà schiaffi a magistrati e carezze ai corrotti. Sostenere questo avendo responsabilità istituzionali o a nome di categorie, è triste. È una frase falsa, ingiusta, fa male ma non per il governo di turno, per l’idea stessa delle istituzioni”. Inizia così la giornata di Matteo Renzi.
Con una risposta netta, che suona come un attacco frontale, al presidente dell’Anm, Sabelli. Era lui che lo aveva appena accusato di schiaffi ai magistrati e carezze ai corrotti. Inizia così, parlando agli alunni della scuola superiore di Polizia.
E finisce con una non decisione: il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Maurizio Lupi non si dimette.
Renzi va avanti tutto il giorno con una moral suasion, che non porta risultati. Colloqui continui, cercando di convincerlo ad andarsene.
Ma alla fine non lo mette alla porta. Almeno per ora. “Smonteremo la struttura del ministero”, ci tengono a far sapere da Palazzo Chigi. Ma non basterà .
Alla scuola di polizia, il premier non si risparmia discorsi aulici sulla necessità di leggere libri e vedere film, nè la rivendicazione delle misure anticorruzione (che però non sono ancora legge).
Ma non dice pubblicamente neanche una parola sulla posizione di Lupi, sull’indagine che ha portato l’ex manager delle grandi opere, Ettore Incalza, all’arresto.
Ore complicate, concitate. Renzi era previsto alla presentazione del libro di Graziano Delrio, Cambiando l’Italia, alle 17:30, nella sala del Cavaliere, alla Camera.
“È scoppiata l’ennesima emergenza”, dice il sottosegretario a Palazzo Chigi per spiegarne l’assenza.
Quale? Ufficialmente, nessuno risponde. Ma in molti lasciano pensare che stia parlando con Lupi. “Forse non si sente di venire qui, con il rischio di dover rispondere a domande sul ministro”, ragiona qualche deputato .
Nella sala del Cavaliere va in scena una situazione surreale. Con un manipolo di deputati amici e una folla di giornalisti in attesa del premier.
E Delrio che parla di un anno di governo, mentre la platea evidentemente pensa ad altro. Renzi non arriva, neanche a presentazione in corso.
Alla fine, il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, che presenta, la domanda la fa: “Lupi si deve dimettere?”.
Delrio la prende alla larga: “Penso che dobbiamo stare ai fatti: Lupi non è indagato, quindi ristabiliamo l’acqua in cui nuotiamo, i fatti non sono tutti a nostra conoscenza. Non c’è nessuno obbligo da parte del ministro, ci sono le valutazioni politiche che sono oggetto di valutazioni complessive che si stanno facendo in queste ore”.
Lui che era tra gli ostili a Incalza fin dall’inizio ci ha dovuto mettere la faccia nella mezza difesa di lunedì sera a Otto e mezzo.
Ce la mette anche ieri, nel tentativo di affondare. “A oggi nessuno di noi può assumere senza un po’ più di contezza della carte una decisione di questo tipo”.
Ma “poi c’è la decisione che spetta al singolo, che lo può fare a prescindere. Credo che una valutazione da parte sua sia in corso”.
Insomma, Lupi ci starebbe pensando. Da Palazzo Chigi raccontano che Renzi sta cercando in tutti i modi di convincerlo ad andarsene da solo.
D’altra parte, sono mesi che lo avrebbe voluto fuori dal governo. Da quando sperava che optasse per il seggio europeo. Avrebbe persino chiesto a Michele Emiliano la disponibilità a sostituirlo. Lui però resiste.
E dopo le parole di Delrio fa sapere che no, lui resta. “Se Renzi vuole che Lupi se ne vada, deve chiederlo chiaramente”, dice Nunzia De Girolamo, capogruppo Ncd a Montcitorio.
Fonti dello stesso partito raccontano che il premier le dimissioni non le ha chieste neanche a quattr’occhi, i renziani insistono sull’operazione di persuasione.
Ma perchè? Perchè Renzi non dice in maniera pubblica e diretta al ministro del suo governo che se ne deve andare?
Le motivazioni sono più d’una: c’è il potere ciellino e il fatto che con quel potere Renzi evidentemente ha stretto patti.
C’è l’Expo in arrivo: se la vetrina non va come deve andare, la figuraccia per il premier diventa ingestibile.
Poi, c’è la questione politica: Renzi ha bisogno di Ncd. E se Alfano non molla Lupi, cacciarlo vuol dire arrivare alla crisi di governo.
I centristi per adesso si muovono compatti: se Lupi non lascia, allora o dentro, o fuori. E pensano anche all’appoggio esterno.
Una strada diretta verso le elezioni anticipate.
Chi è pronto a questo? Presumibilmente nessuno, anche se il premier in caso di necessità può cavalcare l’ipotesi.
E poi, si rincorrono tutte le voci possibili e immaginabili: nell’inchiesta, si dice, potrebbero esserci finite persone vicinissime al premier.
Ma praticamente nessuno del Pd, neanche della minoranza, si espone a un giudizio sulla posizione del ministro dei Trasporti.
Silenzi e balbettii eloquenti, che dimostrano imbarazzo e paura: una volta partite le notizie dell’inchiesta, nessuno sa fino a dove si estendono.
Chi può esserci dentro.
Intanto, Sel e Cinque Stelle presentano una mozione di sfiducia individuale a Lupi. “Non la reggiamo politicamente”, ci tengono a far sapere da Palazzo Chigi.
Un altro elemento di accelerazione per dire che il ministro deve lasciare prima che sia calendarizzata.
Oggi pomeriggio Lupi risponde al question time a Montecitorio e il premier interviene prima al Senato e poi alla Camera per parlare di Europa.
Se ne vedranno delle belle.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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