“RENZI VEDRA’ I SORCI VERDI”, OPPOSIZIONI SULL’AVENTINO, IL PD E FORZA ITALIA SI SPACCANO, RENZI DELIRA DA SOLO
LA MINORANZA PD: “NON SI VOTANO LE RIFORME CON UN’AULA MEZZA VUOTA, OCCORRE DIALOGO NON PROVE DI FORZA”… E IN FORZA ITALIA C’E’ CHI NON CONDIVIDE IL MURO CONTRO MURO
“Deriva autoritaria”, “vedrete i sorci verdi” e “votatevi da soli questo obbrobrio di riforme”.
Le forze dell’opposizione – Fi, M5s, Lega, Sel, FdI ed ex 5 Stelle – annunciano l’abbandono dell’aula mentre la maggioranza è determinata ad andare avanti ad oltranza sul nuovo Senato.
Il Pd però si spacca, come anche Forza Italia.
Di fatto, imploso il patto del Nazareno, le tensioni sulle riforme non fanno altro che portare a galla le divisioni interne alle due forze politiche.
Nella minoranza dem c’è chi appoggia l’Aventino e fa sapere che non parteciperà alle votazioni. E’ il caso di Pippo Civati e Stefano Fassina che si chiamano fuori.
Sul ddl Boschi è ancora scontro a Montecitorio.
Frasi durissime arrivano da Renato Brunetta, capogruppo a Montecitorio di una Forza Italia che al Senato questa riforma l’ha già approvata: “Denunciamo – dice invece oggi – la deriva autoritaria che, nel metodo e nel merito, la riforma costituzionale e la legge elettorale hanno assunto in questa fase della vita politica del Paese. Un colpo mortale alla democrazia parlamentare”.
E poi: “Abbiamo deciso di non partecipare ai lavori dell’aula. Altro che Aventino, vedranno i sorci verdi”.
Ma nel partito non tutti sono d’accordo, e le insoddisfazioni emergono all’istante: in via di costituzione un fronte di deputati a favore del rientro in aula.
Pare, peraltro, che anche alla riunione dei deputati Fi ci sia stata una discussione particolarmente accesa.
Tra i deputati ‘pro confronto’, Saverio Romano, Maria Stella Gelmini, Elena Centemero e Stefania Prestigiacomo.
“Piuttosto che non farle, le votiamo da soli”, replica in un primo momento il capogruppo democratico alla Camera, Roberto Speranza, a pochi minuti dall’assemblea del partito alla quale interviene anche Matteo Renzi, salvo poi ritentare una mediazione dinanzi a un muro contro muro che avrà come effetto d’impatto un emiciclo parzialmente vuoto.
Renzi continua a parlarsi allo specchio: “Qui c’è un derby tra chi vuole cambiare l’Italia e chi vuole rallentare il cambiamento”.
Parole che stoppano sul nascere le richieste di una fetta del partito.
Soltanto poco prima, infatti, era stato il dissidente dem Alfredo D’Attore ad anticipare la linea della minoranza: le riforme non si possono fare a colpi di maggioranza – aveva detto -, sì al dialogo col M5s.
Ecco perchè, durante l’assemblea con Renzi, a ribadire il concetto espresso da D’Attorre è il deputato Gianni Cuperlo che propone di aprire alla richiesta del Movimento 5 Stelle di votare a marzo l’articolo 15 del ddl Boschi, quello sul referendum. “Non possiamo votare le riforme – ha spiegato Cuperlo – con l’aula mezza vuota”.
A riunione conclusa, gli fa eco Fassina: “E’ inaccettabile votare” le riforme “da soli, abbiamo fatto il capolavoro politico di ricompattare tutte le opposizioni”.
Ed è a questo punto che Speranza ci riprova con un appello al M5s collocandosi con le sue dichiarazioni a metà strada tra la posizione del premier e quella della minoranza dem: “Non siamo soddisfatti – sottolinea il capogruppo -, un’aula con i banchi vuoti non è l’aula che vogliamo. Abbiamo i numeri per andare avanti anche da soli, ma penso che sia un errore”. Tra i banchi delle opposizioni è rimasto un deputato per gruppo per non far decadere gli emendamenti delle minoranze.
Le quali, nel frattempo, decidono di rivolgersi pure al capo dello Stato.
L’iniziativa la prende il forzista Brunetta che contatta il segretario generale del Quirinale, Donato Marra, per sondare la disponibilità di Sergio Mattarella a ricevere una delegazione di deputati ‘scontenti’.
E’ sempre Brunetta a far sapere che, bontà sua, alla fine il presidente della Repubblica ascolterà le opposizioni, gruppo per gruppo, da martedì.
(da “La Repubblica“)
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