RENZI VUOLE SUICIDARE IL PD E CANDIDA MINNITI, BUONE ESEQUIE
ORFINI PREPARA LA SUA MOSSA PER ESSERE DECISIVO IN ASSEMBLEA
In un angolo del Transatlantico, attorno a Matteo Orfini si forma un capannello di parlamentari della sua corrente.
L’argomento è il Congresso del Pd: “È evidente — spiega scadendo le parole — che se, come pare, si candida Minniti, anche noi mettiamo un nostro candidato. A quel punto nessuno raggiunge il 50 per cento e il segretario lo elegge l’assemblea…”.
La notizia è che pressochè tutti, ormai, danno per scontata la candidatura dell’ex ministro dell’Interno. Chi ha parlato con Renzi racconta: “È fatta. Matteo è molto soddisfatto, se la ride sotto i baffi. Volevano un Congresso vero? Adesso c’è un Congresso vero con un frontrunner forte. Certo non possono dire che è un clone o uno al guinzaglio di Renzi”.
L’ex ministro dell’Interno sta riflettendo. Perchè è complicato essere presentato come il candidato di Renzi e interpretare una discontinuità , nell’ambito della campagna congressuale.
Sono questi margini di azione l’oggetto della valutazione di queste ore. Il come presentare la candidatura e i suoi margini di autonomia politica.
Sia come sia al Nazareno danno la cosa per fatta. Ed è in atto un pressing sempre più stringente, da parte del mondo renziano, per metterlo in campo già nei prossimi giorni. L’appello dei sindaci renziani pubblicato dall’HuffPost potrebbe essere solo il primo di una lunga serie di richieste all’insegna del “Marco candidati”.
Magari proprio a ridosso di Piazza Grande, la due giorni organizzata a Roma a Nicola Zingaretti, questo fine settimana. Perchè Minniti è una candidatura che “sposta”, sia a livello di opinione pubblica sia nella dinamica interna del partito: “A quel punto — sussurrano quelli vicini a Renzi — con Nicola resteranno forse Veltroni, Gentiloni, etc, ma non lasceremo il partito all’asse romano. La verità è che abbiamo scelto un candidato che si confronta con Salvini nel paese”.
Ecco, l’iniziativa di Zingaretti ha ufficialmente aperto il congresso del Pd, rianimando una discussione afona e priva di vitalità .
E mettendo all’ordine del giorno, senza tanti tatticismi, la ricerca di una candidatura forte da contrappore a quella del governatore del Lazio su cui si stanno spostando pezzi importanti del mondo democratico: sindaci, amministratori, associazioni.
A Roma, gli organizzatori di Piazza Grande prevedono una partecipazione di almeno 2500 persone, dato non irrilevante di questi tempi.
Si è ciò materializzata, per la prima volta da un po’ di tempo, l’eventualità che il gruppo dirigente che ha guidato il Pd in questi anni possa realmente perderne il controllo.
È una candidatura, quella di Minniti, che rivoluzione la geografia interna. Il suo profilo netto in materia di politiche di immigrazione rende non scontato il sostegno di Graziano Delrio e rende invece scontata la presenza di un candidato della corrente dei Giovani Turchi di Matteo Orfini.
La ragione è semplice: se nessuno raggiunge il 50 per cento dei voti alle primarie, cosa probabile in questa pletora di candidati, il segretario si elegge in assemblea, con un accordo tra le correnti. Chi arriva terzo, dunque, è decisivo al ballottaggio.
Nei giorni scorsi, raccontano fonti del Nazareno, Minniti ha già incontrato Lotti e tutti i big vicini all’ex segretario, da Guerini a Rosato, per una messa a punto della strategia congressuale.
L’idea di Renzi è quella di un ticket con una donna. Che non sarà Maria Elena Boschi, ma comunque sempre una figura di provata fede renziana. Perchè, alla fine, il regista dell’operazione se, come pare, andrà in porto è sempre Matteo Renzi.
(da “Huffingtonpost”)
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