RIDICOLI: STESSA SANZIONE PER KOULIBALY E I TIFOSI RAZZISTI, DUE GIORNATE
LA GIUSTIZIA SPORTIVA E’ DEGNA DELLA GESTIONE DELLA VICENDA, CON UN ARBITRO CHE NON SOSPENDE LA GARA E UN QUESTORE CHE NON HA IL CORAGGIO DI PORRE FINE ALLA PARTITA
Due gare senza spettatori e una senza il settore dei tifosi più accesi, il secondo anello verde. E’ la sanzione stabilita dal giudice sportivo ai danni dell’Inter, all’indomani della partita contro il Napoli, “per cori insultanti di matrice territoriale, reiterati per tutta la durata della gara, nei confronti dei sostenitori della squadra avversaria”.
Inoltre si punisce il “coro denigratorio di matrice razziale ai danni di Koulibaly.
Il giudice sportivo di serie A ha squalificato per due giornate ciascuno Kalidou Koulibaly e Lorenzo Insigne del Napoli.
Il difensore ha ricevuto una giornata per l’ammonizione, in quanto già diffidato, e una per “l’ironico applauso al direttore di gara dopo l’ammonizione”.
Una decisione degna di don Abbondio che resta sulla linea di come è stata gestita in maniera grottesca l’intera vicenda.
Nonostante tre inutili richiami di rito dall’altoparlante dello stadio, richiesti dall’arbitro a causa degli insulti razzisti proveniente dalla curva dei tifosi interisti, il regolamento non è stato applicato per ignavia.
L’arbitro doveva sospendere la partita “d’intesa” con il responsabile dell’ordine pubblico che ora si trincera dietro un esilarante: “come facevo a sospendere la partita a 5 minuti dalla fine, avrei creato una situazione pericolosissima”.
Con la stessa logica la polizia non dovrebbe intervenire per una chiamata di rapina o di terrorismo “per non aggravare la situazione”, troppo pericoloso, meglio stare chiusi in questura.
Questa è la polizia di Salvini.
La soluzione era semplice: sospendere la partita, far defluire gli spettatori delle tribune, convogliare quelli del Napoli verso i parcheggi per il ritorno a casa in sicurezza, bloccare il deflusso della curva dei razzisti fino a notte fonda, anche per due giorni di seguito, se necessario.
Dovevano uscire uno per uno ed essere identificati e quelli fotografati (le foto esistono sempre, è ormai la principale attività delle forze dell’ordine allo stadio) portati in questura e arrestati per violazione della legge Mancino.
Processo per direttissima, notifica informativa ai loro datori di lavoro, convocazione in questura dei congiunti, divieto a vita a mettere piede in uno stadio.
La società dovrebbe costituirsi parte civile e chiedere milioni di danni in sede civile, con relativo blocco dei beni dei condannati e ipoteche sui loro beni immobili.
Altresi dovrebbe far disputare tutte le rimanenti partite casalinghe in uno stadio di una città del Sud, rimborsando gli abbonati, come segnale che qualcosa sta cambiando davvero.
Perchè è ora di pulizia etica, senza pietà .
E’ ora di un ministro degli Interni vero.
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