RIECCO IL CONDONO AGLI EVASORI TOTALI: SARA’ NEL DECRETO FISCALE
IL BLITZ ERA FALLITO SULLA LEGGE DI BILANCIO, ORA I SOVRANISTI CI RIPROVANO
Il blitz era fallito all’ultimo minuto per la protesta delle opposizioni e per la volontà della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, di approvare la legge di Bilancio prima di Natale.
Ma il condono penale sui reati tributari ora rispunta nei progetti del governo: la norma, rivelata dal Fatto il 20 dicembre, sarà inserita nella delega fiscale che l’esecutivo approverà tra fine gennaio e inizio febbraio.
L’autore è il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, di Fratelli d’Italia, che si sta coordinando con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e con il viceministro della Giustizia di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto, estensore dell’emendamento che stava per essere depositato in legge di Bilancio.
Leo ritiene che, per essere completo, il suo pacchetto fiscale debba contenere anche una parte penale. Il decreto, che sarà approvato in Consiglio dei ministri tra fine gennaio e inizio febbraio, sarà ispirato al principio della “tregua fiscale”: paghi tutto il dovuto, in cambio di una sanatoria penale. L’obiettivo, dunque, è fare gettito e recuperare tutto il recuperabile. Nel governo, inoltre, l’idea è che ci sia una “sproporzione” tra le sanzioni italiane e quelle degli altri Paesi.
La norma quindi prevederà l’estinzione del processo per alcune fattispecie del testo unico dei reati tributari (il decreto legislativo 74 del 2000) tra cui l’omesso versamento delle ritenute, l’omesso versamento Iva e l’indebita compensazione: tutti reati che attengono alla riscossione e per i quali può avere un senso rinunciare al processo a fronte del pagamento del dovuto. Ma nel testo dovrebbe entrare anche la sanatoria per il reato di dichiarazione infedele (chi consapevolmente dichiara meno del previsto per pagare meno tasse) che è l’evasione vera e propria ed è punita fino a quattro anni e mezzo di carcere. In cambio della sanatoria, però, il cittadino dovrà pagare tutto: in caso di rateizzazione il processo viene sospeso dopo la prima rata e si estingue una volta concluso il pagamento. Non è ancora chiaro se la prescrizione continuerà a correre lo stesso. Nell’emendamento originario era previsto che fosse così, ma bisognerà aspettare il nuovo testo per capirne di più. Non ci dovrebbe essere, invece, l’omessa dichiarazione inserita prima di Natale da Sisto e Leo, ma poi cancellata con un tratto di penna da Giorgetti.
Il governo ha anche già pronto il motivo per giustificare il colpo di spugna sulla dichiarazione infedele: essendo un reato “automatico” (i pm devono aprire d’ufficio un fascicolo) si eviterebbe l’ingolfamento dei tribunali, è la linea degli ideatori. Già oggi, spiegano fonti della maggioranza, l’inchiesta spesso parte ma viene archiviata dopo che l’evasore ha pagato il dovuto. E quindi l’obiettivo è quello di eliminare il problema alla radice.
La decisione di inserire la dichiarazione infedele nel pacchetto fiscale però è una giravolta rispetto a quello che Meloni ha detto durante la conferenza stampa di fine anno rispondendo a una domanda del Fatto: “Nei casi di chi dichiara e non versa, che è diversa da quella di chi vuole fregare lo Stato, è giusto che chi aderisce a un patto con lo Stato e paga il dovuto con una maggiorazione veda risolto il suo contenzioso”. Da queste parole, quindi, sembrava che il governo si fermasse ai reati di riscossione senza inserire la dichiarazione infedele. Che invece, alla fine, dovrebbe essere inserita tra i reati sanati.
(da Il Fatto Quotidiano)
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