RIENTRO CAPITALI, AL FISCO SOLO 3,8 MILIARDI: CHI SI E’ AUTODENUNCIATO HA PAGATO SOLO IL 6%
VOLUNTARY DISCLOSURE: 129.565 DOMANDE PRESENTATE PER UNA BASE IMPONIBILE DI 59,6 MILIARDI…ABBUONATE LE IRREGOLARITA’ PRECEDENTI AL 2009-2010
L’operazione di rientro dei capitali nascosti al fisco varata un anno fa dal governo Renzi ha fruttato alle casse dell’Erario 3,8 miliardi di euro di gettito tra tasse non pagate e sanzioni. A prima vista un successo, ma, a conti fatti, si scopre che i 129.565 contribuenti che si sono autodenunciati hanno versato solo il 6% delle cifre regolarizzate, che ammontano a quasi 60 miliardi.
La percentuale di recupero è ben inferiore rispetto a quelle a doppia cifra paventate dai commercialisti.
Forse perchè nel frattempo il governo, proprio con l’obiettivo di far decollare la voluntary disclosure, ha incentivato l’adesione consentendo a chi ha sanato irregolarità fiscali commesse prima del 2009-2010 di farlo senza pagare nulla.
Tornando ai numeri diffusi dal Tesoro, 127.348 istanze hanno riguardato soldi occultati all’estero e le altre 2.217 capitali detenuti in Italia ma non dichiarati.
La base imponibile emersa è di 59,6 miliardi, di cui 41,5 erano in Svizzera, 4,6 miliardi nel principato di Monaco, 2,2 alle Bahamas e 1,3 a Singapore.
Seguono Lussemburgo e San Marino.
Fabrizia Lapecorella, capo del dipartimento finanze del Tesoro, ha detto che circa 16 miliardi sono rientrati in Italia. Alla stima “prudenziale” dei 3,8 miliardi di gettito si arriva sommando imposte sui redditi per oltre 704 milioni, imposte sostitutive per circa 1,2 miliardi, Iva per più di 54 milioni, Irap per 34 milioni, ritenute per oltre 15 milioni e contributi per 96 milioni.
A questi importi si aggiungono sanzioni relative a violazioni della normativa sul monitoraggio fiscale per 1,38 miliardi altre sanzioni per 322 milioni.
Va ricordato che una parte della somma recuperata è già impegnata: 1,4 miliardi Palazzo Chigi ha deciso di usarli per sterilizzare la clausola di salvaguardia sulla reverse charge, che altrimenti avrebbe fatto aumentare le accise sulla benzina fino a totalizzare 728 milioni di euro, e gli oneri (671 milioni) legati all’abolizione dell’Imu decisa nel 2013 da Enrico Letta.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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