RIMONTA FINITA, IL PDL ORA ARRANCA. E I DELUSI FUGGONO VERSO I 5 STELLE
PDL E PD TEMONO L’EROSIONE FINALE A BENEFICIO DEI GRILLINI IN CONTINUA ASCESA…A PALAZZO MADAMA SI RISCHIA
La grande rimonta finisce qui. Il triste risveglio del Cavaliere coincide con la consegna degli ultimi rilevamenti.
«Ci siamo fermati» ha confidato in queste ore ai dirigenti del Pdl, scrutando le tabelle. Lo slancio, che avrebbe toccato il suo apice all’indomani dell’uno-due su Imu e condono, sembra svanito.
La fuga dei delusi continua, ormai inesorabile, e a senso unico, verso Grillo. Un’erosione che in queste ore tuttavia preoccupa anche il fronte avversario. Pierluigi Bersani non dorme affatto sonni tranquilli, nonostante il vantaggio.
«A Montecitorio il divario adesso è incolmabile, ma per il Senato in Sicilia e Lombardia c’è ancora da combattere » è la tesi del segretario Pd.
Già , la partita si gioca anche sui numeri degli italiani all’estero e del Trentino, con il suo elettorato di confine.
A Largo del Nazareno calcolano che la probabile conquista di quel doppio bacino valga almeno otto senatori.
I democratici sono invece convinti che il leader dei 5 Stelle non possa più pescare nel loro campo.
Ma è meglio non fidarsi perchè Grillo è in grado di destabilizzare qualsiasi pronostico. La piazza sotto il gelo di Bergamo, ieri sera, quella di Mantova sotto la neve, due giorni fa, raccontano più di qualsiasi sondaggio.
Per questo il candidato premier del centrosinistra prepara una proposta finale per il Paese da illustrare giusto dopo che scenderà il sipario su Sanremo.
Lo stesso ha intenzione di fare Silvio Berlusconi.
Neutralizzato in parte l’effetto choc di dieci giorni fa, l’ex premier ha intenzione di segnare con un «grande annuncio» una delle ultime uscite pubbliche a ridosso del 24 febbraio.
«Dovrà entrare in tutte le case, come l’Imu» va ripetendo. Ma nè lui, nè Brunetta sanno al momento cos’altro inventarsi per parlare al portafogli degli italiani.
Quel che preoccupa è lo stop decretato dai sondaggi. Inatteso.
Tanto più che i rilevamenti sono antecedenti all’abdicazione del Pontefice.
E ora la doppia tenaglia Vaticano-Sanremo, sotto il profilo mediatico, rischia di oscurare del tutto la ribalta tv sulla quale il Cavaliere scommetteva.
Dal quartier generale, Paolo Bonaiuti nega che la frase sul Senato sia un’ammissione di sconfitta probabile: «Nessuna resa, la rimonta è in pieno svolgimento e l’attacco a Grillo è solo la constatazione che tra loro in tanti provengono da centri sociali e frange estreme».
Sta di fatto che da ieri sera Berlusconi ha ricominciato a registrare a tamburo battente video messaggi e interviste con decine di tv private.
E lo stesso farà questa mattina poco prima di volare a Bari e ancora venerdì, limitando la missione in Sicilia (benchè altra regione in bilico) alla sola giornata di sabato.
Ma le ultime 48 ore fanno registrare anche un’inversione nella strategia elettorale. Adesso, più che Monti, c’è appunto Beppe Grillo nel mirino.
È lui il «nemico», al quale si sono votati centinaia di migliaia di elettori del centrodestra che il Cavaliere non riesce più a catturare.
Il timore è che se il M5s continua a crescere e il Pdl si è inchiodato, è perchè la “spinta propulsiva” si è esaurita, l’overdose in tv non basta più.
Come se non bastasse, il pieno coinvolgimento di Roberto Formigoni nell’inchiesta Maugeri, con l’accusa di associazione a delinquere, non travolge solo la corsa del capolista in Lombardia al Senato, ma rischia di far vacillare l’intera partita nella regione decisiva.
Troppe incognite.
E il dialogo «intercettato» ieri sera tra Giuliano Ferrara, Gianni Letta e Franco Frattini, durante il ricevimento all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, rivela la disillusione.
«Gianni, ma tu ci credi davvero a questa rimonta?» chiede il direttore del Foglio all’eminenza azzurra berlusconiana.
«Sì, è vera». E Ferrara: «Se fosse così, sarebbe clamoroso, perchè Berlusconi ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare». Letta annuisce.
Con l’ex ministro Frattini che chiosa: «Io comunque a questa rimonta non ci credo».
Goffredo De Marchis e Carmelo Lopapa
(da “la Repubblica”)
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