ROBERTO FICO: “LA DIREZIONE RIMANE IL CAMPO LARDO CON IL PD, PERO’ CI SERVE TEMPO”
“RENZI E CALENDA? OGNUNO DOVRA’ RISPONDERE AGLI ELETTORI DELLA PROPRIA COERENZA”
Poche ore dopo la batosta, Roberto Fico è in un’auto, in viaggio nella sua Campania. “Sto andando a un incontro sull’autonomia differenziata, non smetto di vedere gente, di parlare di politica e dei nostri programmi” racconta l’ex presidente della Camera.
Perché il M5S è andato così male, appena al 7 per cento?
Innanzitutto vanno fatti i complimenti a Marco Marsilio. Detto questo, il risultato non è certo quello che volevamo. Ma in Abruzzo venivamo da una situazione molto difficile, con una scissione che ha lasciato cicatrici (l’ex candidata presidente Sara Marcozzi, dimaiana, è passata a Forza Italia, ndr). È stato fatto un lavoro di ricostruzione per cui ringrazio il coordinatore regionale, Gianluca Castaldi (che ieri ha rimesso l’incarico nelle mani di Giuseppe Conte, ndr). E il 7 per cento di domenica è un primo mattone.
“Non siamo riusciti a portare la gente a votare” ha detto Castaldi.
Questo livello di astensione purtroppo è da tempo strutturale, quasi uno su due non vota, ed è un nodo per tutta la politica. Per riportare la gente alle urne bisogna affrontare davvero i problemi, e coinvolgerla,
Il Pd ha preso il 20 per cento. Se campo largo doveva essere, è stato a due velocità…
Nelle elezioni locali il Movimento ha spesso avuto un minore radicamento, tant’è che non abbiamo un gran numero di eletti. Alessandra Todde è la prima presidente di Regione della storia del Movimento. Questo ha inciso. Ora il punto è insistere sui territori, tramite i vari gruppi locali. È un lavoro su cui siamo molto impegnati e su cui dobbiamo fare sempre meglio.
Magari sarebbe il caso di cominciare a valutare di aprire le liste a esterni che abbiano voti, con i paletti del caso. Nel M5S se ne discute da tempo, no?
Noi siamo aperti a chi ha progetti e voglia di partecipare, ma questo cosa vorrebbe dire? Dobbiamo cercare persone che hanno pacchetti di preferenze?
Forse basterebbe convincere persone riconosciute a livello locale.
Non abbiamo nulla contro le persone conosciute, ovviamente. Ma cerchiamo sempre di costruire delle squadre attorno a dei progetti, con un lavoro di qualità. Non si parte dalle preferenze.
E dal perimetro della coalizione? Attivisti ed eletti criticano il fatto di aver corso in Abruzzo assieme a Azione e Iv. Ed è un nodo anche a livello nazionale.
Il perimetro, locale o nazionale che sia, si costruisce sui temi e sui programmi. Poi ognuno dimostrerà la propria coerenza sul campo innanzi tutto ai propri elettori. Dal canto nostro, giusto dialogare sempre, ma con chiarezza e fermezza.
Ora Conte tornerà a distanziarsi dal Pd, ad attaccare i dem anche pensando alle Europee.
Non facciamo processi alle intenzioni. Abbiamo sempre detto che noi e il Pd siamo due partiti diversi, però possiamo lavorare su un terreno comune sulla base dei programmi. La direzione è quella verso un campo progressista. E non si torna indietro.
Le Amministrative e le Europee sono dietro l’angolo.
Non bisogna avere fretta, questo lavoro richiede del tempo. Ci siamo dati un orizzonte di legislatura. Non casca il mondo con la sconfitta in Abruzzo, 15 giorni dopo la bellissima vittoria in Sardegna.
Ci sarebbe un candidato da trovare in Basilicata, dove si vota tra 40 giorni. Ma Angelo Chiorazzo è ancora lì…
Si sta lavorando per un progetto comune. Ma non è giusto accettare un candidato che non rappresenti le idee della nostra parte politica.
Se nelle urne per Bruxelles finirete molto distanti dal Pd, dovrete accettare una posizione subordinata.
I sondaggi a livello nazionale ci danno tutti in crescita, non lontani dai dem.
Ma nelle Europee tradizionalmente soffrite, per l’alto tasso di astensione nel Sud e nelle isole.
È in parte vero. Ma speriamo di fare bene.
Se Roberto Fico potesse candidarsi forse sarebbe utile. Ma c’è sempre la regola dei due mandati…
Finché ci sarà questa regola, io la rispetterò.
(da ilfattoquotidiano.it)
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