ROMA DICE “ACCORDO”, BRUXELLES NON COMMENTA, DOMANI E’ UN ALTRO GIORNO, SI VEDRA’
MOSCOVICI E LE ALTRE “COLOMBE” DOVRANNO CONVINCERE DOMBROVSKIS E GLI ALTRI “FALCHI”… MA LA DECISIONE SLITTERA’ NEL 2019
La notizia arriva da Roma a sera: accordo raggiunto con Bruxelles, fanno sapere dal Tesoro. Accordo tecnico, informale.
E’ la fine della lunga e complicata saga sulla manovra economica italiana bocciata dalla Commissione europea il 23 ottobre scorso? Non ancora.
Da Bruxelles non si sbilanciano: no comment, dicono fonti della Commissione.
Resta valido quanto deciso oggi: domani il dossier italiano sarà affrontato dal collegio dei commissari a Palazzo Berlaymont.
Le ‘colombe’ (Moscovici, Avramopoulos, lo stesso Juncker) cercheranno di convincere i falchi (Dombrovskis, Katainen, Vestager) quanto meno a rinviare la decisione finale sull’apertura di una procedura di infrazione per deficit eccessivo basato sul debito contro l’Italia.
Fino a ieri la Commissione europea non doveva nemmeno trattare il caso della manovra economica italiana nella riunione di domani, l’ultima prima della pausa natalizia.
E invece, stamane, il colpo di scena: l’argomento sarà trattato eccome. Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis – che oggi hanno riparlato al telefono con Giuseppe Conte – esporranno lo stato dell’arte della trattativa agli altri colleghi.
Dal Tesoro confermano in effetti che l’accordo raggiunto sarà al vaglio dei commissari europei domani. La parola ‘accordo’ però ancora non viene pronunciata da Bruxelles. Niente è fatto. Niente è scontato, “tutte le opzioni sono sul tavolo”, diceva stamattina la portavoce della Commissione Mina Andreeva.
E domani la Commissione discuterà con tutti i documenti pronti: quelli dell’eventuale accordo, certo, ma anche quelli che preparano le sanzioni, nel caso si decidesse di far scattare già domani la raccomandazione al consiglio dei ministri economici dell’Ue (Ecofin) per aprire formalmente la procedura di infrazione il 22 gennaio.
Quest’ultima sembra un’ipotesi residuale. Ma ciò non toglie che domani il confronto a Palazzo Berlaymont sarà molto politico.
Da una parte Moscovici e le ‘colombe’, interessate a ‘salvare’ Roma
E tra le ‘colombe’ viene annoverato anche Dimitri Avramopoulos, greco e commissario all’Immigrazione che qualche mese fa ha anche incontrato Matteo Salvini.
Dall’altra, ci sono i ‘falchi’, che intanto hanno ottenuto che domani il collegio dei commissari affronti la questione italiana. Non solo il vicepresidente Valdis Dombrovskis, lettone, ma tutti i commissari nordici: dalla liberale Marghrete Vestager, danese, all’altro vicepresidente Jyrki Katainen, finlandese.
L’annuncio serale del Mef aiuta le ‘colombe’ a sostenere le loro tesi: negli ultimi giorni non erano nelle condizioni migliori per vincere le resistenze dei falchi, tanto che il caso Italia inizialmente escluso dalla riunione di domani, ci è ritornato prepotentemente.
Ma certo l’annuncio del Mef dovrà essere accompagnato da certezze soprattutto sul deficit strutturale, il dato che interessa di più alla Commissione.
Il calo del deficit nominale dal 2,4 per cento al 2,04 per cento, pur essendo apprezzato, non è mai stato dichiarato sufficiente.
E per ora, ufficialmente, dal governo tengono coperti i dettagli dell’accordo: verranno rivelati domani dopo il via libera di Bruxelles, dicono.
Ecco, ma quali segnali si può aspettare Roma a questo punto? Non sembra ci siano le condizioni per una chiusura formale della pratica avviata sulla procedura di infrazione.
Il massimo cui il governo Conte può aspirare è un rinvio a gennaio, l’ipotesi al momento più accreditata. E se sarà rinvio, la discussione di domani servirà anche a pesare le varie posizioni politiche in seno alla Commissione e a preparare quella che sarà la decisione finale ad anno nuovo.
In quanto la tempistica di questa decisione al momento non è scontata: la Commissione farebbe comunque in tempo a dire la parola definitiva entro l’Ecofin del 22 gennaio.
Ma potrebbe anche scegliere di aspettare i dati economici reali, potrebbe valutare di lasciar passare le elezioni europee. Oppure potrebbe chiudere la procedura definitivamente.
Sono tutte ipotesi in campo: la loro realizzazione dipende da come andrà il confronto di domani. Un confronto tutto politico.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply