RUBY: “SO CHE SILVIO HA FATTO SESSO CON NOEMI”
I VERBALI: “TUTTE NUDE AL BUNGA BUNGA, QUANDO ERO IN QUESTURA SILVIO AVEVA PAURA”…”LA PREFERITA DI SILVIO ERA LEI”… “MOLTE INVITATE HANNO FATTO FOTO E VIDEO CON I TELEFONINI”…I VERBALI DELLE AMMISSIONI DI RUBY
Dice Ruby: “Non ho mai frequentato la dimora romana del presidente Berlusconi, ma nella prima serata a Villa San Martino ebbi modo di conoscere Noemi Letizia che era conosciuta come la “cocca di papi””.
È il 3 agosto 2010, sul far della sera, quarto incontro con i pubblici ministeri di Milano.
Il primo verbale quel giorno si è chiuso alle 15.55.
Nel pomeriggio Ruby risponde, nella comunità che la ospita a Genova, alle domande di Antonio Sangermano e, per la prima e unica volta, indica Noemi, la ragazza della “festa di Casoria”, la diciottenne che ha acceso, nell’aprile del 2009, la collera di Veronica Lario, determinato la decisione del divorzio, precipitato il premier nel fondo senza luce degli scandali sessuali che ne scrollano l’affidabilità e l’onore di premier.
Ruby ricorda: “Noemi mi chiese quanti anni avevo e le risposi di averne 24. Allora lei, scherzando, mi disse che tanto la preferita di Silvio, riferendosi al premier, era lei. Da altre ragazze che partecipavano alle feste del presidente ho saputo che tra Noemi e Berlusconi c’era stata una relazione intima di natura sessuale. Non posso riferire con esattezza chi me l’ha detto perchè era una voce che circolava con grande insistenza tra tutte le ragazze”.
Ha buoni ricordi, Ruby? O si confonde e quella giovanissima donna rassomigliava a Noemi, ma non era Noemi e fingeva di esserlo?
O addirittura Ruby s’è inventato l’incontro di sana pianta?
Più interessante forse è che Noemi fosse per tutte le falene del Sultano la “cocca di papi” e, tra loro, fosse un convincimento diffuso che avesse avuto una “relazione sessuale” con il presidente del Consiglio.
Ecco allora i verbali di Karima El Mahroug, Ruby.
Sono cinque, del 2, 6, 22 luglio, 3 agosto.
Quel giorno, il 3 agosto, i verbali siglati dalla minorenne sono due (il primo raccolto tra le 9,40 e le 15,55; il secondo a partire dalle 17,25).
Nel primo interrogatorio del 3 agosto, Ruby racconta la prima visita ad Arcore, il primo incontro con Silvio Berlusconi e finalmente si apprende dalle parole di una testimone – e nonostante gli omissis – che cos’è il “bunga bunga”.
Nel secondo verbale ricorda che cosa è accaduto, nella questura di Milano, la notte del 27 maggio.
Dice Ruby: “Il primo incontro con Berlusconi c’è stato il 14 febbraio. Sono stata chiamata da Emilio Fede che mi ha invitata a prepararmi per andare a una cena. È venuta in via Settala, dove vivevo, una limousine (ricordo che aveva due corna) con autista e scorta di carabinieri in divisa che seguiva su un’auto. Sono stata portata ad Arcore presso una lussuosa villa denominata Villa San Martino, sita nell’omonima via, e ho in quel momento appreso che il proprietario ne era il presidente Berlusconi. Davanti alla villa ho visto altre scorte dei carabinieri mentre noi siamo entrati da un accesso secondario. La serata è iniziata con una cena tricolore cioè con cibi bianchi, rossi e verdi rallegrata dalla musica di Apicella in persona che poi mi ha regalato due cd. Dopo la cena Berlusconi mi ha proposto di scendere presso il Bunga Bunga, dicendomi che il termine l’ha preso in prestito dal suo amico Gheddafi e sta a designare una sorta di harem femminile che si esibisce al piano inferiore della villa. Fino a quel momento io avevo detto a Berlusconi che avevo 24 anni; il presidente mi condusse nel suo ufficio lasciandomi intendere che la mia vita sarebbe cambiata completamente se io avessi accettato di partecipare al bunga bunga insieme alle altre ragazze. Anche se non ha mai esplicitamente parlato di rapporti sessuali non era per me difficile intuire che mi proponeva di fare sesso con lui: io ho detto di no che volevo tornare a casa. Lui mi ha risposto che comunque era già pronto un regalo per me contenuto in un pacchettino contenente una dicitura “Per Ruby”, all’interno del quale, c’era la somma in contanti di 46 mila euro in banconote da 500. Quella sera stessa mi ha regalato l’orologio Lockman con la dicitura “Meno male che Silvio c’è”, con il logo del Milan”.
Sostiene Ruby: “La sera del 14 febbraio tra le persone che c’erano alla cena ricordo (omissis) e inoltre Nicole Minetti, Barbara Faggioli. La Minetti già la conoscevo perchè faceva con me la cubista. La Faggioli già la conoscevo perchè anche lei lavora per Lele Mora nel campo dello spettacolo”.
Il vivido racconto di Ruby interpella i pubblici ministeri su quanto ci possa essere di vero e di falso, di mezzo vero e mezzo falso nella testimonianza della minorenne.
Cominciano il loro accertamento dalla formula che colpisce loro come chiunque abbia seguito da ottobre le cronache che oggi portano Silvio Berlusconi al giudizio immediato per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile. “Bunga bunga”, che cos’è?
Ascoltiamo Ruby: “Quella sera Berlusconi mi raccontò che il bunga bunga consisteva in un harem che aveva copiato dal suo amico Gheddafi nel quale le ragazze si spogliano e devono fargli provare “piaceri corporei”. È stata in quella circostanza che io ho opposto un netto rifiuto. Sono stata riaccompagnata a casa verso le 2 e 30 dal suo autista che si chiama Angelo ed è napoletano. A suo dire le ragazze sarebbero rimaste a casa di Silvio Berlusconi per tutto il fine settimana e cioè fino al lunedì mattina per esaudire i suoi desideri”.
È la prima volta che Ruby si imbatte nelle “notti del Drago”.
C’è una cena, c’è il dopocena con il bunga bunga e poi ci sono le nottate e i week end per quelle che vengono prescelte.
È un mondo femminile a metà strada tra prostituzione e spettacolo.
Ruby lo racconta così, quel mondo: “Le ragazze che ho visto a cena, per quanto ho potuto comprendere, erano tutte maggiorenni. La più giovane aveva, così mi ha detto, 19 anni, è brasiliana e si chiama Ally. Ricordo i nomi di altre ragazze…”. I pubblici ministeri, nei verbali allegati all’inchiesta, omettono di citare tutte queste donne, ma si limitano a un numero: “In tutto c’erano circa 30 ragazze”, dice Ruby, e puntualizza: “Gli uomini erano Berlusconi e Fede. Quella sera Berlusconi mi invitò a chiamarlo “papi”, ma io lo chiamai Silvio”.
Il secondo incontro è avvenuto “sempre ad Arcore, nel mese di marzo 2010”, aggiunge Ruby. Si confonde: le tracce telefoniche sistemano la sua presenza ad Arcore ancora in febbraio e poi in aprile. Forse si sbaglia, forse comincia a omettere quel che sa e ha visto.
Ragionevolmente comincia a truccare i suoi ricordi e non racconta alcuni passaggi della sua vita ad Arcore.
Perchè i pubblici ministeri sanno che a febbraio, dopo il 14, la marocchina ritorna a villa San Martino.
Restiamo al verbale, però.
Ruby va ad Arcore “grazie a una telefonata di Lele Mora, il quale, a detta dello stesso Berlusconi, si era raccomandato di trattarmi bene in quanto mi vuole bene come una figlia. Nel periodo precedente, Berlusconi continuava a mandarmi i soldi attraverso il suo autista Angelo. La somma complessiva ricevuta tra febbraio e maggio 2010 è stata di circa 187 mila euro oltre ai regali. Questa seconda volta che mi recai a Milano 2 (zona La Pianta), fu con il taxi 8585 chiamato dal mio cellulare intorno alle 22. Ad aspettarmi trovai l’autista di Fede che mi accompagnò ad Arcore con un’Audi di colore scuro, l’auto di Emilio Fede, che riconobbi perchè l’avevo già vista in precedenza. Arrivata ad Arcore, venni accolta da Berlusconi. Presso la sua abitazione erano presenti numerose ragazze alcune intente a fumare in giardino, altre sparse per la casa. Ricordo che erano presenti (omissis) Nicole Minetti, Barbara Faggioli (omissis, … omissis… omissis) Marystel, ragazza di colore che ha partecipato alla Pupa e il Secchione”.
Sostiene Ruby: “Mi risulta che Marystel, Barbara Faggioli e Nicole Minetti dispongano di appartamenti a Milano 2 in cui il presidente paga in dono 5 anni d’affitto. Tale proposta viene fatta a me da Berlusconi che, in quell’occasione, scoprì che ero minorenne e senza documenti. In quella circostanza, poichè gli avevo detto falsamente che ero egiziana, Berlusconi mi propose di farmi passare per nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak e di fornirmi documenti comprovanti la mia nuova identità di cui lui si sarebbe occupato. Mi propose inoltre di mettermi nella disponibilità di un centro estetico in via della Spiga. Il fatto che fossi parente del presidente egiziano avrebbe giustificato questa disponibilità economica. Mi risulta che Berlusconi si sia interessato per l’acquisto di un convento di suore che sta proprio in via della Spiga e vale due milioni di euro”.
Ci sono trenta ragazze, alcune sono famose, sono comparse su una rivista, hanno piccoli spazi su programmi televisivi. Fumano, bevono, girano per la tenuta del presidente.
Ecco cosa succede, secondo Ruby, in quella seconda visita ad Arcore.
“Quella sera, dopo la cena consumata con Berlusconi e con tutte le ragazze che stavano là , il presidente mi propose di dormire a casa sua dicendomi che non mi avrebbe chiesto nulla in cambio. Dopo cena ci siamo recati tutti nella sala al piano inferiore dove si è tenuto il bunga bunga. Io ero tranquilla in quanto Lele Mora aveva garantito la mia estraneità a qualsiasi attenzione sessuale. Nel bunga bunga tutte le ragazze erano nude ed ebbi la sensazione che vi fosse un effetto emulativo tra di loro per farsi notare da Berlusconi con atti sessuali sempre più spinti”.
Le pagine del verbale sono in larga parte sbianchettati dagli omissis dei pubblici ministeri.
Il racconto ruota intorno a quello che ormai è diventato l’imputato Silvio Berlusconi.
Nel rito dell’harem “io – mette a verbale Ruby – non mi sono spogliata e non ho fatto esibizioni sessuali. L’unica ragazza vestita ero io, guardavo e giusto per darmi un atteggiamento, ogni tanto servivo il presidente e gli ho portato del Sanbitter. Molte ragazze mi interrogavano su questo atteggiamento e io rispondevo che ero una “novizia” e che non intendevo assecondare subito tali prassi”.
“Novizia” e “subito”, sono due parole che lasciano intravedere la sofferenza o l’accortezza di questa ragazza nel raccontare e nel non raccontare quello che ha visto, quello che è successo, quello che le è successo.
Le altre, le “scafate”, sono sorprese, e lei cerca di darsi un contegno: “Dopo il bunga bunga che durò circa tre ore ci fu un bagno collettivo in una piscina coperta. Tutte le ragazze si sono buttate nude nell’acqua mentre io, dopo aver indossato dei pantaloncini e un top bianco fornitomi dal presidente, ho fatto l’idromassaggio sola nella vasca. Quella sera, su invito di Berlusconi, rimasi a dormire ad Arcore”.
ppare inverosimile, il “bunga bunga” citato da Ruby in quel verbale del 3 agosto del 2010, ma altre testimoni, intercettazioni telefoniche, interrogatori hanno confermato che quella cerimonia che imbarazza e umilia il capo del governo tutto è tranne – è l’ultima versione di Berlusconi e degli amici Mora e Fede – “una barzelletta”.
In quel che una delle testimoni dirette ha definito un “puttanaio”, non è difficile arrivare e uscire senza controlli, portarsi dentro qualsiasi tipo di marchingegno, in grado di filmare, fotografare, o perfino colpire la persona del presidente del Consiglio.
Ruby ha visto qualcosa che sente il dovere di riferire ai magistrati milanesi: “Si, le ragazze avevano i telefoni cellulari, tanto che qualcuna di loro ha fotografato la casa del presidente. A questo proposito Barbara Guerra e “omissis”, tutte e due presenti alle serate del presidente, conversando con me vicino la casa di una di loro, commentarono di essere invidiose dei vantaggi e degli agi che il presidente dà alla Nicole Minetti. E dicevano che se Berlusconi fosse mai caduto in disgrazia avrebbero divulgato i fatti a loro conoscenza esibendo le foto da loro scattate ad Arcore a riprova e della veridicità dei loro assunti e che sicuramente ne avrebbero avuto un tornaconto”.
Il 27 maggio 2010, dopo 14 giorni e notti ospite ad Arcore, Ruby finisce, come sappiamo, in questura. Non ha documenti. È accusata di furto. Nella notte torna libera.
Lei sa cosa è successo. Lo ricorda così al pubblico ministero: “Michelle Coicencao informò Silvio Berlusconi che mi trovavo in questura, e quest’ultimo le dette il numero della Nicole Minetti dicendole che si sarebbe occupata lei della mia delicata questione. Per come ho saputo in seguito, Silvio Berlusconi era molto preoccupato che potessero emergere i rapporti con lei e le serate trascorse presso la sua abitazione. La stessa Michelle mi disse in seguito “non pensare che abbia fatto questo solo per i soldi che mi ha dato Berlusconi, l’ho fatto più per te”. E da questa frase ho compreso che il presidente la remunerò per quanto fatto da lei e per l’ospitalità che mi dette non appena dimessa dalla questura. Lo stesso Berlusconi telefonò a Nicole Minetti mentre ancora eravamo in questura dicendole di chiamarlo non appena la questione fosse stata risolta. La Minetti, una volta fuori, chiamò il presidente rassicurandolo sull’esito positivo della vicenda e a quel punto me lo passò e Berlusconi, scherzando mi disse che nonostante gli avessi detto che ero egiziana e maggiorenne lui mi voleva bene lo stesso. Dopo questa occasione ho solo risentito telefonicamente Berlusconi ma non l’ho più visto. Il presidente mi disse che mi avrebbe potuto rivedere solo una volta che avessi compiuto la maggiore età e che disponessi di documenti di identità essendo lo stesso sovraesposto ad attacchi mediatici”.
Ci sono tre dettagli che, su richiesta dei magistrati, Ruby aggiunge.
Il primo riguarda Nicole Minetti – definita dal premier “consigliere ministeriale” – e la fondamentale questione dell’età di Ruby.
Dice Ruby: “Nicole Minetti sapeva che ero minorenne già prima del 27 maggio 2010, ovvero era consapevole della mia età sin dal mio primo ingresso presso la villa Berlusconi”.
Il secondo riguarda i due coimputati di Nicole Minetti: “A domanda della procura, nè Lele Mora nè Emilio Fede mi hanno mai chiesto di prostituirmi”.
Infine, c’è un barlume di spiegazione (anche se incongruente) sull’origine della “balla” della parentela con il rais egiziano: “Durante la terza serata a casa del premier, lo stesso – racconta Ruby – mi preavvertì ricevendomi che con i suoi ospiti avrei dovuto dire di essere la nipote del presidente egiziano Mubarak”.
Questa è la versione di Ruby, che pure afflitta da confusioni e reticenze, “tiene” sino in fondo perchè nonostante le contraddizioni consente ai pubblici ministeri di squarciare il velo su un mondo attraversato dalla prostituzione e il ricatto con un solo protagonista, Silvio Berlusconi.
La versione di Ruby è soltanto l’input per avviare l’inchiesta sui due reati attribuiti oggi al premier: concussione e prostituzione minorile.
Ruby, a suo tempo, non ne voleva proprio parlare.
È una ragazzina e lei stessa sottolinea ai pm: “I fatti, di cui finora ho parlato, li ho riferiti a una mia amica e a mia madre la quale mi pregò di non frequentare più quegli ambienti dicendo che a lei non interessavano i soldi”.
Piero Colaprico, Giuseppe D’Avanzo, Emilio Randacio
(da “La Repubblica“)
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