RUSSIA, LUNGHE FILE ALLE URNE PER IL “MEZZOGIORNO CONTRO PUTIN”
ALMENO 47 FERMATI, IN MIGLIAIA HANNO ADERITO ALL’INIZIATIVA LANCIATA DALLA MOGLIE DI NAVALNY
I margini di opposizione al regime di Vladimir Putin, in Russia come all’estero, sono sottili e spesso pericolosi. In questi giorni di elezioni presidenziali, il cui esito è scontato, la moglie di Alexei Navalny, il dissidente morto in circostanze da appurare mentre stava scontando una condanna a 19 anni in una colonia penale, ha rilanciato un’iniziativa che il dissidente russo aveva abbracciato alcuni mesi prima di morire.
E non è stata l’unica, come lei fuori e dentro la Russia molti oppositori hanno chiesto agli elettori di presentarsi in massa alle urne alle 12 dell’ultimo giorno di votazioni, domenica 17 marzo.
Un modo per manifestare pacificamente il proprio dissenso, un modo per contarsi. «Polden protiv Putina», “mezzogiorno contro Putin”, così è stato ribattezzato.
E proprio in queste ore, nelle regioni della Federazione ma anche nei seggi all’estero, in Europa e non solo, centinaia di cittadini russi si sono recati alle urne.
Non solo per votare, ma per mettersi in fila, per condividere l’attesa al seggio: da Mosca a San Pietroburgo, da Astana, a Praga, a Erevan. E ancora a Berlino, a Istanbul, a Sofia, fuori dalle ambasciate.
Secondo l’organizzazione non governativa Ovd-Info, almeno 47 persone sono state fermate in tutto il Paese, 7 a Mosca, 5 a San Pietroburgo e 23 a Kazan. «Nelle regioni di Sverdlovsk, Togliatti, Chelyabinsk e Mosca», scrive aggiungendo un cuore su Twitter l’ex portavoce di Navalny Kira Yarmysh, pubblicando alcune foto delle file ai seggi.
Durante le operazioni di voto in Moldavia, a Chisinau, una persona ha lanciato due bottiglie incendiarie nel cortile dell’ambasciata che ospita il seggio. «L’aggressore è stato arrestato dalle forze dell’ordine», ha detto all’agenzia di stampa Tass il portavoce della missione diplomatica, Anatoly Loshakov.
(da agenzie)
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