SALTA L’ACCORDO FARSA TRA BERLUSCONI E SALVINI SULLE PRIMARIE TAROCCO CON SOLO BERTOLASO CANDIDATO
L’EROE PADANO, TAGLIATO DAI PROGRAMMI MEDIASET, AVEVA ACCETTATO LA VERGOGNOSA RITIRATA, LA MELONI ERA D’ACCORDO… POI SILVIO DECIDE IN SERATA CHE NON SONO NECESSARIE NEANCHE COSI’… ORA SALVINI RESTA COL CERINO IN MANO: FARSI CONTARE O RITIRARE LA LISTA COME ABBIAMO SEMPRE SOSTENUTO
L’ennesimo attacco di convulsioni del centrodestra su Roma (e non solo) si manifesta quando, attorno alle 20, Silvio Berlusconi ha appena finito di parlare all’Ergife.
A modo suo: “Le primarie non si faranno. Sarà il sindaco di Roma”.
Il tutto ovviamente condito dai classici di uno stanco repertorio: dalla promessa che attuerà un programma law and order di Giuliani a New York alla solita autocelebrazione sull’Aquila: “Io e Guido a L’Aquila veniamo portati in giro come la Madonna e il Bambin Gesù”.
Peccato che ormai i giornali locali siano pieni di foto di balconi che cadono e di case fatiscenti (quelle appunto di Berlusconi-Bertolaso) a soli 7 anni dal sisma.
A un certo punto l’ex premier annuncia 100 gazebo — il 19 e 20 marzo – per aprire la campagna elettorale a Roma, dove “chiedere ai cittadini romani quali siano le cose le preoccupano di più e quali ritengono siano gli interventi più urgenti da fare nella città ”. E conclude: “Ho convinto Salvini”.
Pochi minuti dopo, le agenzie battono la risposta di Salvini: “Bertolaso non è il mio candidato a meno che non me lo impongano i cittadini ai gazebo”.
Una risposta pubblica preceduta, nel giro di telefonate coi suoi, da uno sfogo. Che suona così: Silvio ha detto l’opposto di quello su cui ci eravamo accordati; ma ci fa o ci è?
Per capire l’accordo, parolone che in questa storia è l’eccezione tra una convulsione e l’altra, occorre riavvolgere la pellicola del film alla mattina.
Quando i due si telefonano, dopo una lunga preparazione tra i pontieri. Va così. Berlusconi è intransigente su Bertolaso e sul no alle primarie, perchè rappresentano un precedente. E Salvini cede.
Però, per come si sono messe le cose, ha bisogno di un modo per tornare indietro senza che sembri una sconfessione. Rinuncia a primarie vere, ma almeno chiede consultazioni finte.
Alla fine l’accordo suona così: “Salvini dice sì a Bertolaso, ma Berlusconi accetta delle finte primarie. Dice cioè che ai gazebo i cittadini potranno dire sì o no a Bertolaso”.
Insomma, una scheda con “Bertolaso sì o Bertolaso no”, non primarie vere.
È un compromesso che, comunque, consente di andare avanti dando a Salvini la possibilità di dire che comunque si vota per poi sostenere (o far finta di sostenere) Bertolaso.
Un compromesso che Giorgia Meloni benedice, pure lei contattata a telefono: “Se serve una supercazzola per finirla con questo asilo, va bene. Basta che ci mettiamo a fare campagna elettorale”.
Il problema è che, alla fine, Berlusconi tira dritto. E non accenna alla possibilità di dire Bertolaso sì Bertolaso no. Il candidato non si vota.
E ripartono le convulsioni.
La verità — spiegano quelli attorno al Cavaliere — che qualcosa tra il vecchio leader e l’alleato si è rotto. Psicologicamente.
Uno che ha retto le rotture politiche con Fini, Alfano, da ultimo con Fitto, in nome della non contendibilità della leadership, considera Salvini una specie di ragazzetto rozzo, privo di educazione e logica, e per di più lo considera politicamente uno che pensa solo al suo orticello: prima Salvini chiese a Bertolaso di candidarsi, poi ha fatto le primarie, poi torna indietro.
E per Berlusconi un ragazzino così si educa con la forza: “Dite di cancellarlo da Mediaset, così vediamo” ha ordinato un paio di giorni fa.
E, in fondo, le maniere forti hanno sortito un certo effetto, perchè Salvini è passato dal “Bertolaso mai” al Bertolaso a certe condizioni.
Ora le certe condizioni sono saltate. E la convulsione continua.
(da “Huffingtonpost“)
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