SALVINI HA SMENTITO SE STESSO E ORA DEVE GESTIRE LA CAPORETTO POLITICA DI UNA MANOVRA STRACCIATA E RISCRITTA
SALVINI E’ INCUPITO E HA RIPRESO A COMPRARE LE SIGARETTE, NON SOLO A SCROCCARLE… NELLA LEGA SCONTRO TRA FALCHI E COLOMBE E SALVINI MOSTRA I SUOI LIMITI: UN CONTO E’ COMUNICARE, ALTRA COSA GOVERNARE
Il compleanno della figlia è una buona ragione per non parlare sulla manovra. E per restare, per ore, staccato dal mondo, perchè in fondo, dice qualcuno che ha parlato con lui, “sono loro che hanno fatto le balconate, non noi”. E adesso l’onere di gestire la retromarcia tocca più a loro, ai Cinque Stelle.
È così che il solitamente ciarliero Salvini appare, anche a chi ha una certa consuetudine con lui, insolitamente riservato, asserragliato in un umore cupo.
Perchè è vero che le “balconate” le hanno fatte “loro”, e magari è più facile rispetto a “loro” affrontare questa Caporetto politica di una manovra stracciata e riscritta, ma per la prima volta il leader della Lega si trova a gestire la smentita di se stesso, col fardello di una grande pressione dei suoi.
Il convegno con Giorgia Meloni è invece una buona ragione per parlare, per il solitamente taciturno Giancarlo Giorgetti, che per la prima volta evoca la parola magica, il “voto”, “qualora non sarà più possibile realizzare il contratto di governo”. Frase che può anche sembrare rassicurante, e in parte lo è, perchè Giorgetti sta negando quello che in parecchi anche tra i suoi vogliono: un manovrone parlamentare, che porti al governo col centrodestra, con i famosi responsabili evocati da Berlusconi…
Però ci sono parole che valgono come una spia rossa sul cruscotto di una macchina, soprattutto nel giorno in cui Di Maio dice che non si voterà mai.
E soprattutto se, nell’ambito dello stesso ragionamento, il potente sottosegretario a palazzo Chigi dice ciò che imprenditori, artigiani, commercianti pensano e dicono, come mercoledì alla manifestazione di Confartigianato.
E cioè che il reddito di cittadinanza “magari piace all’Italia che non ci piace con cui dobbiamo governare”. La spia suggerisce che c’è un guasto al motore, anche se finora è andato a pieni giri.
Ed è per questo che parlare con Salvini è un’impresa. “È infastidito”, continuano a dire i suoi.
E deve esserci del vero se, dopo aver ricominciato a fumare, ha ricominciato anche a comprare le sigarette, e non solo a chiederle qua e là .
Salvini è un leader più attento alla comunicazione che al “governo”, ma ci sono dei momenti in cui non tutto si gestisce con la comunicazione.
E il problema è una manovra che non soddisfa le belve del sovranismo che pure ha aizzato ai tempi in cui lo spread si mangiava a colazione, ma al tempo stesso non soddisfa il “partito del Pil” che pure ha ricevuto al Viminale qualche giorno fa.
E che, come il grosso del suo partito, la pensa come Giorgetti.
È una vecchia storia, che prima o poi vivono tutti i leader. Quando va tutto bene è facile gestire anche gli opposti, ma alla prima difficoltà gli opposti diventano opposte recriminazioni.
E nella Lega, sia un pur in modo discreto, ribollono le tesi opposte, perchè Borghi, il grande teorico della rottura con l’Europa, avrebbe “osato” di più e tenuto il punto.
E Giorgetti, e non solo lui, può facilmente indossare i panni della Cassandra, che l’aveva detto in tempi non sospetti: alla fine si sarebbe arrivati al 2 per cento nel rapporto deficit-Pil e tanto valeva evitare tutto questo casino.
Tesi che non si confrontano in un convegno culturale, ma nella carne di un partito che è al suo massimo storico e alla sua prima, vera difficoltà di governo.
Anche Alberto Brambilla, che Giorgetti voleva all’Inps dice che “quota cento così non funziona e torneranno le finestre”.
Negli altri partiti si chiamano falchi e colombe, nella Lega questa abitudine non c’è. Ma è chiaro che questa Caporetto riguarda gli ideologi alla Borghi e i negoziatori alla Duringon, a cui Salvini ha dato ascolto e fiducia.
Certo, ora la faccia ce la metterà Conte, ma che succede il 18 quando alla Camera si discuterà la mozione della Meloni sul global compact, su cui Conte ha detto una cosa e Salvini il suo contrario?
Il 19 vota l’assemblea generale delle Nazioni Uniti e se è chiaro quel che farà Orban o Macron, i sovranisti e gli anti-sovranisti, nessuno sa cosa farà il governo Conte. Mentre tutti sanno che oggi il governo, in Europa, ha prorogato le sanzioni alla Russia che il leader della Lega avrebbe cancellato con la velocità di un tweet.
E che succederà sulla Tav, dopo che sarà finita l’ammuina della famosa analisi costi-benefici?
Non è una doppia linea di frattura, ma un doppio problema quello da cui Salvini si è isolato col telefono, in queste ore.
Quello che riguarda il governo, e non è banale, quello che riguarda il suo partito, esplosi col detonatore di una manovra ingestibile per il suo mondo.
Dalle poche parole che ha pronunciato Giorgetti, prima del convegno, parecchi hanno ricavato la sensazione che è la pressione sul leader della Lega è davvero forte, anche perchè i più avveduti gli hanno fatto notare che se non costruisce una rottura nei primi sei mesi dell’anno, poi ce n’è un’altra di manovra e le lune di miele elettorali non sono eterne.
Quando trionfò in Veneto, Luca Zaia disse a Salvini: “Abbiamo vinto prendendo il blocco della Dc”. Quello delle camere di commercio, della piccola impresa, del nord dei produttori. È una analisi che ha fatto scuola dentro la Lega. E che sta tornando di moda, dopo l’ubriacatura degli ideologi no euro secondo cui il “popolo” è più largo degli imprenditori.
(da “Huffingtonpost”)
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