SALVINI SI FA ACCOMPAGNARE IN EUROPA DA GIORGETTI E PLAUDE ALLA BANCA CENTRALE EUROPEA E ALLA FINANZA INTERNAZIONALE
LE PROVA TUTTE FINO A CHE E’ A PIEDE LIBERO, ORA SI TRAVESTE DA “SOVRANISTA LIBERALE” E FA RIDERE TUTTA EUROPA… IL RECOVERY FUND? DICE CHE E’ MERITO SUO, PER QUELLO CHE HA VOTATO CONTRO
Per la Lega nessun cambio di gruppo a Strasburgo è all’ordine del giorno, ma: “Del doman non v’è certezza”.
Matteo Salvini resta ancora nelle file di “Identità e Democrazia” dove milita insieme a Marine Le Pen. Ma comincia a fare i conti con l’Europa: dalla Bce al Recovery Fund che ha “una logica diversa dal Mes”.
Un’oretta di incontro romano con i suoi eurodeputati e cinque minuti per una dichiarazione alla stampa gli bastano per chiarire che non è alle viste una clamorosa uscita in direzione — diretta o con scalo tra i “non iscritti” – Ppe.
Accanto a lui, sorride Giancarlo Giorgetti, numero due del partito e responsabile Esteri, incarnazione di ritrovata (e ostentata) sintonia: “Con Giancarlo faremo un tour delle capitali europee per creare e rinsaldare relazioni, incontreremo forze di governo”. Lui rafforza il concetto: “La Lega governa direttamente o indirettamente 15 Regioni su 20, parliamo con tutti perchè il nostro obiettivo è Salvini premier”.
Un solo Capitano, un vice felice di esserlo, un partito che si rimette a tessere relazioni internazionali per uscire dal recinto della minoranza. E un’inversione a U sulla tanto osteggiata Banca di Francoforte e sul Recovery Fund: “L’Europa sta finalmente cambiando grazie a noi sovranisti”. C’è tempo anche per un pranzo con Giorgia Meloni, per rassicurarla che non ci saranno strappi.
Insomma, una prova di coesione del partito alla faccia delle malelingue. Sebbene dietro la facciata tra il numero uno e il numero due restino differenze di visione.
Ad esempio su chi cambia e chi no. “Prendiamo atto che l’Europa sta cambiando nella direzione che volevamo noi, la Banca centrale europea, con anni di ritardo, sta facendo finalmente quello che chiedevamo noi. Il Recovery Fund è completamente diverso dalla logica del Mes. Grazie alle pressioni dei sovranisti l’Europa sta cambiando lentamente, noi seguiamo l’evoluzione e orgogliosamente rimaniamo quello che siamo” dice Salvini.
“Il mondo cambia e cambiamo pure noi — sostiene invece Giorgetti – c’è una sensibilità ambientale che prima non c’era, noi eravamo per uscire dall’Euro ma, ora che siamo dentro, uscire è complicato. Dobbiamo fare gli interessi nazionali in Europa”. Prevale la realpolitik.
Presenti quasi tutti i 28 componenti della delegazione leghista a Strasburgo. Molti interventi, ma riunione più operativa che decisiva. Sul tavolo la nascita dei nuovi dipartimenti — fisco, sanità , agricoltura, trasporti — e la segreteria politica, di cui faranno parte 15-20 persone e che avrà Giorgetti come vice più “pesante (gli altri saranno Andrea Crippa e Lorenzo Fontana).
Salvini ha insistito sulla necessità di un raccordo più stretto tra via Bellerio e i territori
In sostanza, la marcia di avvicinamento al Ppe resta per ora ai nastri di partenza. Almeno formalmente. Parte piuttosto l’operazione “sovranismo liberale”, consigliata da Marcello Pera e che non vede contrario lo stesso Giorgetti.
“La Lega deve prendere a Forza Italia non soltanto voti e seggi ma anche un po’ delle sue idee” aveva suggerito l’ex presidente del Senato. Punto primo della strategia: costruire relazioni internazionali. “Noi torneremo al governo, quindi per governare questo Paese devi avere buone relazioni internazionali. Incontreremo le forze di governo europee – spiega il leader leghista – I nostri punti cardine sono la libertà , noi guardiamo a Occidente, alle democrazie occidentali, agli Stati Uniti, a Israele, siamo alternativi al modello cinese e venezuelano. Poi buoni rapporti con tutti”.
Il mandato, infatti, è quello: dialogo con tutti, facendo capire che il Carroccio ha le carte in regola per diventare forza di governo. Qui la zampata dell’ex sottosegretario di Palazzo Chigi si sente.
Secondo punto della nuova narrazione sovranista: sostenere che l’Ue cambia grazie all’azione dei nazionalisti, e che il Recovery Fund non solo funziona ma è merito loro. Obietta il senatore Dem Gianni Pittella: “La conversione sulla via di Damasco, anzi di Bruxelles, sarebbe una bella notizia, se fosse sincera. Oggi Salvini plaude alla Banca Centrale Europea e al Recovery Fund, attribuendo la politica espansiva della prima e il piano di rilancio dell’Unione alle pressioni dei sovranisti. Nulla di piu’ falso! L’opposizione dei paesi a guida sovranista e’ stata feroce in sede di accordo tra i governi degli stati sul Recovery Fund e ancora rappresenta il vero ostacolo all’accordo sul bilancio europeo, che e’ la premessa indispensabile alla dotazione economica del Piano di Rilancio dell’Unione”.
(da “Huffingtonpost”)
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