SALVINI VUOLE TAGLIARE GLI AIUTI MILITARI A KIEV: IL CARROCCIO PREPARA UN ORDINE DEL GIORNO CHE IMPONE DI STOPPARE L’INVIO DI ARMI A ZELENSKY, IN NOME DI UN “PACIFISMO” FILOPUTINIANO
DA FRATELLI D’ITALIA AVVERTONO: “SE LO PRESENTANO, LI COSTRINGEREMO A RITIRARE IL TESTO” – ANCHE FORZA ITALIA PRENDE LE DISTANZE DALLA LEGA
Sono giorni di riflessione in casa Lega, con un occhio puntato sull’Ucraina e un altro sugli Stati Uniti. Matteo Salvini continua a organizzare insieme con il premier ungherese Viktor Orban e Marine Le Pen, suoi alleati a Bruxelles, un viaggio a Washington per l’insediamento del presidente eletto Donald Trump, il prossimo 20 gennaio. Dieci giorni prima, invece, sarà l’attuale inquilino della Casa Bianca Joe Biden a essere in visita a Roma per incontrare Giorgia Meloni.
Salvini, che sembra aver già buttato dalla finestra tutte le sue vecchie cravatte scure per comprarne solo di rosse fiammanti, da provetto imitatore di Trump, cerca di giocare d’anticipo e starebbe ragionando sulla possibilità di presentare, proprio in quei giorni, un testo in Parlamento che impegni il governo a inviare un ultimo pacchetto di aiuti a Kiev, il decimo, poi mai più.
Ipotesi che non piace affatto agli alleati di Fratelli d’Italia né agli azzurri guidati da Antonio Tajani. Se la Lega presenterà davvero in Aula quest’ordine del giorno «li costringeremo a ritirare il testo», dicono a brutto muso dal quartier generale di FdI. «E noi di certo non lo voteremo», fanno eco da Forza Italia.
L’accordo, è chiaro, andrebbe trovato su un’altra linea, perché questa agli uomini di Meloni sembra tanto una provocazione. La interpretano come l’ennesimo tentativo del vicepremier leghista di correre in avanti e da un lato «giocare a fare il pacifista», pur firmando con la maggioranza ogni tipo di sostegno all’Ucraina passato dal Parlamento e in Consiglio dei ministri negli ultimi tre anni, mentre dall’altro accarezza l’elettorato sovranista e si allinea alla promessa fatta da Trump in campagna elettorale di chiudere al più presto i rubinetti per Kiev.
La minaccia di FdI di costringere i leghisti a fare un passo indietro non è casuale. Era già successo quasi un anno fa, quando il capogruppo in Senato, Massimiliano Romeo, aveva presentato un ordine del giorno in cui sosteneva che la vittoria di Trump avrebbe portato in breve tempo a un disimpegno in Ucraina e sottolineava come «l’opinione pubblica italiana non supporta più pienamente gli aiuti militari che il nostro Paese continua a inviare in sostegno all’esercito ucraino e auspica una soluzione diplomatica del conflitto».
Meloni pur ammettendo la sua «stanchezza» e iniziando così anche lei a mostrare il suo lato più trumpiano, non può ancora disallinearsi rispetto ai partner europei. Sulle rassicurazioni offerte a Zelensky in termini di aiuti militari e logistici, per quanto esigue siano ormai diventate, la premier punta molte delle sue fiches nella speranza di ottenere un posto in prima fila quando verrà affrontato il tema della ricostruzione in Ucraina
(da la Stampa)
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