SCARICABARILE SUL PASTICCIO ARTEM USS: TIRATO IN BALLO DA NORDIO, PIANTEDOSI RISPONDE CHE “NON SI È MAI INTERESSATO ALLA VICENDA”
NON SI CAPISCE SE SIA UNA GIUSTIFICAZIONE O UNA AMMISSIONE… LA LEGA ATTACCA NORDIO CHE COINVOLGEREBBE PIANTEDOSI PER DANNEGGIARE LA LEGA, CHE COMICHE
Una pioggia di ortaggi e vernice, lanciati dai manifestanti, ha accolto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Forum sui beni confiscati alle mafie, a Napoli. Sono seguiti lievi tafferugli con la polizia, mentre alcuni partecipanti del Forum abbandonavano il loro stand, pur di non incontrare il ministro.
E nonostante tutto, la giornata di Piantedosi poteva considerarsi «rovinata» ancor prima di arrivare a Napoli.
Da quando si è reso conto, aprendo i giornali la mattina, di essere stato trascinato dal Guardasigilli Carlo Nordio, con la sua informativa alla Camera, nel caso dell’evasione dai domiciliari del russo Artem Uss, fuggito per evitare l’estradizione negli Stati Uniti e poi riapparso a Mosca pochi giorni più tardi.
Vicenda in cui si mescolano i fragili equilibri interni al governo, i rapporti con l’intelligence e quelli con il dipartimento di Giustizia americano. Delicatissima, dunque, come dimostra anche il peso politico della famiglia del fuggitivo, con il padre di Artem, Alexander Uss, uomo vicino a Vladimir Putin, tanto che «entrerà a breve a far parte del Consiglio federale russo», come annuncia il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.
Una ragione in più, dal punto di vista di Piantedosi, per vedere come una trappola il tentativo di Nordio di addossagli una corresponsabilità in quell’evasione, dicendo in Parlamento che erano stati informati gli uffici dell’Interpol al Viminale.
I vertici della Lega masticano amaro. C’è l’impressione, dalle parti di via Bellerio, che ci sia in atto una doppia operazione. Una di natura difensiva, portata avanti da parte di Nordio, con cui il Guardasigilli «cerca di lasciare il cerino in mano a Piantedosi» e una di natura offensiva, portata avanti con l’avallo di Fratelli d’Italia, per sfruttare l’occasione e cercare di «logorare» il ministro dell’Interno, fedelissimo di Salvini.
Dal ministero della Giustizia alzano le mani. Quando Nordio ha citato le comunicazioni fatte all’Interpol «ha solo cercato di essere il più trasparente e completo possibile», assicurano. Tanto è vero che ha fatto anche riferimento alle comunicazioni al ministero degli Esteri, e quando ha parlato di ministero dell’Interno «ha precisato che era l’ufficio Interpol di Roma. Ed è normale che sia così – fanno notare da via Arenula -, perché il procedimento estradizionale coinvolge la Farnesina, l’ufficio Affari internazionali del ministero della Giustizia e l’ufficio Interpol del Viminale. C’è una continua triangolazione tra questi uffici».
Ma è una triangolazione, replicano dal Viminale, che «resta a livelli inferiori, livelli tecnici». Tanto che, fanno notare, Piantedosi non sarebbe mai stato allertato direttamente dall’ambasciata americana e nessun alert specifico sarebbe arrivato al ministro, perché evidentemente, sul caso, non erano state ravvisate competenze.
(da La Stampa)
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