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SCARPINATO: “LE PROPOSTE DI NORDIO SONO CONTRO LA COSTITUZIONE”

“GIUDICI NOMINATI DALLA POLITICA, INDAGINI SOTTRATTE AI PM, AZIONE PENALE NON PIU’ OBBLIGATORIA, RISPARMI SULLE INTERCETTAZIONI: NORDIO VUOLE ELIMINARE I CAPISALDI A GARANZIA DELL’INDIPENDENZA DEI GIUDICI”

Più procede la campagna elettorale, più il dott. Carlo Nordio, ex magistrato del quale l’on. Giorgia Meloni auspica la nomina a ministro della Giustizia in caso di vittoria del centrodestra, sforna proposte di riforma della giustizia che attestano la sua avversione alla Costituzione, di cui coerentemente propone una radicale riscrittura per eliminare tutti i capisaldi posti a garanzia dell’indipendenza dell’ordine giudiziario dalla politica.
La necessità di cristallizzare a livello costituzionale i rapporti tra potere giudiziario e potere esecutivo, assicurando che il primo non risultasse dipendente dal secondo, fu imposta dal concorde “proposito delle forze politiche di porre in essere tutti gli strumenti atti ad evitare il ripresentarsi di un regime liberticida ed antidemocratico”, come risulta dai lavori dell’Assemblea costituente.
Solo grazie a tali cardini costituzionali la magistratura ha potuto assolvere i propri compiti, pagando anche un elevatissimo tributo di sangue, nella travagliata storia italiana che presenta vistose anomalie per il costante pericolo di regressione antidemocratica.
In nessun paese europeo di democrazia avanzata si è verificata infatti la sequenza ininterrotta di stragi e di omicidi politici che ha segnato la nostra storia dal secondo dopoguerra agli anni 90, i cui mandanti e complici eccellenti sono rimasti occulti a causa dei sistematici depistaggi di apparati statali. Depistaggi proseguiti dalla strage di Portella delle Ginestre del 1947 sino alle stragi politico-mafiose del 1992-’93, tanto da indurre il legislatore a ravvisare la necessità di introdurre nel 2016 nel Codice penale lo specifico reato di depistaggio.
In nessun paese europeo si registra, come in Italia, una presenza plurisecolare e pervasiva di mafie, alcune delle quali divenute componenti organiche di più ampi sistemi di potere mafiosi grazie a relazioni collusive e strutturali con soggetti appartenenti ai massimi vertici della nomenclatura politica, degli apparati statali e del mondo economico. In nessun altro paese europeo si registra la corruzione sistemica che ha caratterizzato la storia nazionale, un’eterna Tangentopoli dallo scandalo della Banca romana nel 1892 sino ai nostri giorni.
Ciò premesso, il dott. Nordio auspica uno stravolgimento della Costituzione con un insieme di proposte che hanno un unico comun denominatore: invertire i rapporti tra politica e magistratura per assicurare l’assoluto predominio della prima sulla seconda.
Il tutto proprio nell’attuale fase storica caratterizzata da una regressione della democrazia riconosciuta da tutti gli studiosi, alcuni dei quali segnalano l’inquietante clanizzazione della politica, cioè la sua progressiva degradazione a competizione tra clan sociali, gruppi di interesse, ristrette oligarchie interessate solo a autoperpetuarsi e a spartirsi le risorse collettive.
Vanno in questa direzione la sua proposta della nomina giudici non più per pubblico concorso (come previsto dall’art. 101 della Costituzione), ma per designazione governativa, nonché l’elezione popolare dei pubblici ministeri, con la conseguente mobilitazione di gruppi di potere, lobby e clan mafiosi per sostenere e finanziare l’elezione di pubblici ministeri graditi.
Conseguenza ampiamente prevedibile se si pensa al recente ritorno in campo, come protagonisti della politica e della scelta dei candidati per le elezioni, di personaggi condannati in via definitiva per collusione con la mafia.
Nella stessa direzione va la sua proposta di sottrarre alla magistratura il potere di dirigere le indagini (art. 109 della Costituzione), attribuendolo solo alle Forze di Polizia: un ulteriore coerente tassello per costruire una giustizia completamente asservita alla politica. Lo statuto professionale dei magistrati è caratterizzato da garanzie finalizzate a impedire indebiti condizionamenti (ad esempio, l’inamovibilità dall’ufficio e la progressione automatica in carriera salvo demerito), mentre gli appartenenti alle Forze di Polizia ne sono privi.
Stante la diversità delle loro funzioni, essi sono inseriti in strutture gerarchiche a piramide i cui vertici sono i ministri dell’Interno, della Difesa e delle Finanze, espressione delle maggioranze politiche contingenti.
L’esperienza storica è costellata di episodi di esponenti delle Forze di polizia retrocessi o trasferiti da un giorno all’altro, perché indisponibili a seguire direttive politiche dall’alto, o comunque sgraditi perché non malleabili.
Basti ricordare, per il suo carattere emblematico, la subitanea retrocessione e il trasferimento nel 1992 di Rino Germanà, valoroso poliziotto vittima di attentato mafioso in cui rischiò la vita, mentre su incarico di Paolo Borsellino indagava sui rapporti tra mafia e politica. L’esperienza storica dimostra come affidare la direzione delle indagini a una magistratura indipendente sia una garanzia per i cittadini contro il pericolo di abusi o deviazioni e depistaggi da esponenti infedeli delle Forze di Polizia.
Basti ricordare alcuni dei casi più eclatanti emersi solo grazie a tale garanzia costituzionale: dai depistaggi nelle indagini sulle stragi di Peteano (1972), Piazza Fontana (1969), Piazza della Loggia (1974), Bologna (1980), Via D’Amelio (1992), agli abusi delle Forze di Polizia e ai conseguenti depistaggi nelle vicende della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto al G8 a Genova (2001) e, più di recente, al caso di Stefano Cucchi.
Nella stessa direzione va l’idea di abolire l’obbligo del pm di esercitare l’azione penale (art. 112), finalizzato a garantire l’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge (art. 3), che sarebbe compromessa da scelte politiche discrezionali.
A dire il vero vi è una norma della Costituzione di cui il dott. Nordio rimpiange l’abrogazione e di cui auspica il ripristino. Guarda caso si tratta del divieto per i magistrati di avviare qualsiasi indagine nei confronti dei parlamentari senza l’autorizzazione delle Camere di appartenenza, abrogato a furor di popolo nel 1993 per gli abusi della classe politica che su 1225 richieste di autorizzazione ne aveva respinte ben 963, creando uno scudo impunitario che aveva contribuito a fare incancrenire la corruzione. Proposta coerente con l’impegno profuso dal dott. Nordio nella campagna referendaria di giugno, che tra l’altro mirava ad abrogare la legge Severino anche nella parte della incandidabilità di condannati con sentenza definitiva per gravi reati come quelli di mafia e di corruzione.
Da ultimo il dott. Nordio propone di risparmiare le spese di giustizia limitando le intercettazioni telefoniche e ambientali: evidentemente ignora che esse sono da tempo lo strumento principale per le indagini contro mafia e corruzione, e non solo hanno consentito allo Stato un efficace contrasto a tali forme criminali e di parassitismo sociale, causa di gravi danni all’economia, ma anche di sequestrare e confiscare ingentissimi patrimoni illegali di valore molto superiore ai costi delle intercettazioni.
Il dott. Nordio ha il pieno diritto di esprimere le sue idee, ma nel momento in cui è candidato alle elezioni e si auspica la sua nomina a ministro della Giustizia le sue proposte perdono valenza individuale e assumono il carattere di un organico progetto politico.
Progetto tanto più inquietante ove si consideri il crescente indice di gradimento che inizia a riscuotere nell’establishment di potere, da tempo impegnato in un regolamento di conti con la magistratura il cui traguardo finale è proprio quello indicato dal dott. Nordio: assicurare l’egemonia della politica sulla giustizia.
Il che dimostra come in Italia la questione giustizia, oggi come ieri, non sia riducibile solo a problematiche tecniche e di stanziamento di risorse, ma resti inestricabilmente connesso alla questione della Stato e della democrazia.
Quale Giustizia? Quella voluta dai nostri padri costituenti o quella auspicata dai fan sempre più numerosi del dott. Nordio?
Roberto Scarpinato
(da il Fatto Quotidiano)

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