SCIACALLI DI GUERRA: I SOLDATI RUSSI RUBANO QUEL CHE POSSONO DALLE CASE DEGLI UCRAINI DISTRUTTE DALLA GUERRA
“STANNO SACCHEGGIANDO CASE DI GENTE COMUNE, ELETTRONICA, VESTITI, SCARPE, COSMETICI. QUESTO NON È UN ESERCITO”: INFATTI E’ UN INSIEME DI CRIMINALI MORTI DI FAME
Tutti i soldati portano a casa un ricordo quando vanno in guerra. Ma i soldati russi hanno deciso di fare di meglio: nella città bielorussa di Narovlya, subito dopo il confine con l’Ucraina, hanno aperto un vero e proprio bazar nel quale raccolgono e vendono le merci saccheggiate nelle abitazioni dei civili. Vi si trova di tutto: frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, gioielli, opere d’arte, cosmetici, giocattoli, auto, bici, moto, tappeti, piatti, posate, scarpe e vestiti.
Gran parte della merce viene inviata in Russia, utilizzando anche il servizio di consegna espresso russo Sdek, che ha un ufficio in Bielorussia ed è contento di avere l’opportunità di migliorare il fatturato.
Anche le mogli dei soldati sono felici di ricevere la merce, che ha il vantaggio di essere di ottima qualità e di non costare nulla.
La Ukrayinska Pravda ha pubblicato la conversazione telefonica tra una giovane donna e il marito al fronte. Un’intercettazione choc, registrata mentre lei gli suggeriva cosa prendere in base alle sue necessità e a quelle della figlia.
Il semplice passaggio di un esercito in un territorio, si sa, è sempre una grave disgrazia per gli abitanti, ma stavolta si è superato ogni limite.
Dopo avere bombardato, devastato e ucciso i civili, i soldati russi hanno completato l’opera passando al saccheggio sistematico, come facevano i barbari ai tempi dell’antica Roma. Poiché non potevano portare con sé gli oggetti dei quali si sono impadroniti, i militari hanno creato, con l’evidente aiuto di molti graduati, un deposito oltre il confine.
Le merci viaggiano sui camion Kamaz dell’esercito, robusti, indistruttibili e protagonisti persino della Parigi-Dakar, che hanno vinto 18 volte su 43 edizioni disputate.
Decine di Kamaz stracarichi di merce sono stati visti nella cittadina ucraina di Buryn, al confine con la Russia, e altri camion si concentrano a Mazyr in Bielorussia, dove vengono scaricati.
Gli oggetti più ingombranti finiscono al bazar di Narovlya, gli altri proseguono verso Mosca.
Nelle abitazioni i soldati hanno spesso rubato anche denaro, dollari ed euro, che ora è più difficile smerciare a causa delle restrizioni interne. Si può sempre andare in una banca bielorussa, dunque, ma almeno questo è vietato dal comando militare.
«Mentre le truppe russe si ritirano dalla regione di Kiev dopo aver subito perdite immense, stanno saccheggiando case di gente comune – ha scritto su Twitter il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko -. Elettronica, vestiti, scarpe, cosmetici. Questo non è un esercito. Questa è una vergogna. Non dimenticheremo mai e non perdoneremo mai».
I soldati russi non sembrano però provare alcuna vergogna, come dimostra proprio la telefonata intercettata dai servizi di sicurezza ucraini e pubblicata dalla Ukrayinska Pravda.
Un militare di nome Andrej parla con la moglie e si vanta dei cosmetici, delle scarpe da ginnastica di marca e delle magliette di qualità che ha rubato in una casa. Invece di domandargli come gli sia venuto in mente di diventare ladro e saccheggiatore, la moglie gli ha chiesto di guardare meglio, per verificare se non trovava anche un laptop e delle tute sportive di cui aveva bisogno.
Nella telefonata Andrej aggiunge che i residenti della casa erano benestanti, prendevano vitamine costose e avevano anche una sauna che i soldati hanno utilizzato più volte. Poi dice alla moglie: «Ci sono scarpe da ginnastica da donna. Beh, sono New Balance, sono di marca, tutto qui lo è. Misura 38. Sono assolutamente fantastiche».
Il soldato spiega che «tutto viene portato via dai soldati in buste piene» e che se ne avesse avuto l’opportunità avrebbe preso anche un laptop. La moglie lo sollecita a farlo: «Beh, pensaci, Sofia sta andando a scuola, anche lei avrà bisogno di un computer». E aggiunge: «Bene, prendi tutto. Anche le magliette sono utili». Andrej descrive la casa, bellissima e «ricoperta di pietra». La moglie sembra invidiosa: «Come vivevano vero? E come viviamo noi È per questo che combattono».
Al momento dei saluti, come una moglie che parla con il marito andato a fare acquisti in centro, gli chiede: «C’erano delle tute per caso? Avresti potuto prendere delle tute belle». Le bombe, le stragi, le esecuzioni, gli stupri, le devastazioni sembrano non contare nulla, ma forse in Russia nessuno ne sa niente. Quando Andrej tornerà a casa, la moglie gli chiederà com’ è andata, come fosse il ritorno da una gita. E se si è ricordato delle tute.
(da il Messaggero)
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